Pubblicato il Gennaio 4th, 2017 | Da Redazione
0IL RINNOVO DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA CONTINUA A DANNEGGIARE L’ITALIA, MA LA SOLUZIONE E’ DIETRO L’ANGOLO
Il Consiglio Europeo ha esteso al 31 luglio del 2017 le restrizioni economiche nei confronti di Mosca. Una scelta che va soprattutto contro gli interessi del nostro Paese.
La speranza che la prossima scadenza delle sanzioni alla Federazione Russa fissata al 31 gennaio 2017 potesse rappresentare la data per la normalizzazione dei rapporti con l’Unione Europea, è rimasta vana. Il meccanismo sanzionatorio è stato infatti rinnovato fino al 31 luglio 2017 durante il Consiglio Europeo del 21 dicembre scorso. Per l’Italia si prospettano dunque altri sette mesi di difficoltà. È indubbio come le vendite del “Made in Italy” in Russia abbiano subito un forte ridimensionamento nell’ultimo triennio, passando dai 10 miliardi di euro del 2013 ai 7 miliardi di euro dello scorso anno. Le previsioni per la chiusura del 2016 dicono che la caduta dell’export italiano non si è arrestata e, a fine anno, il valore dovrebbe attestarsi sui 6,5 miliardi di euro, con un ulteriore ribasso dell’8% rispetto al 2015. La posizione del nostro Paese sulla Russia è chiara fin dall’inizio della crisi ucraina che ha portato alle sanzioni da parte dell’UE e alle contro-sanzioni attuate da Mosca per proteggere e promuovere le produzioni “Sdelano v Rossii”, il “Made in Russia” che il Cremlino vuole far emergere per sopperire alla possibilità di importare prodotti dai Paesi dell’UE.
Ulteriore conseguenza pratica è stato, poi, l’intensificarsi delle relazioni commerciali che Mosca ha sviluppato con fornitori che, prima delle sanzioni, erano considerati di seconda fascia rispetto ai Paesi Membri dell’UE. Questo approccio, naturalmente, ha penalizzato molto il nostro Paese che rientra tra quelli che paga il prezzo maggiore in termini di mancate vendite, pur rimanendo un partner della Russia di primo piano a livello europeo e mondiale. Insomma, il doversi adeguare a un regime sanzionatorio che penalizza, e di molto, la bilancia commerciale italiana a favore della solidarietà europea e atlantica, si sta rivelando decisamente frustrante al netto del fatto che in ogni caso il nostro Paese ha continuato a mantenere il dialogo sempre aperto con Mosca.
Il nuovo primo ministro italiano, nel suo primo intervento a Bruxelles lo scorso 15 dicembre durante il Consiglio Europeo in veste di premier, ha lanciato comunque un segnale all’Europa dicendosi contrario a un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia per la situazione siriana e confermando il ruolo attivo dell’Italia nel sostenere la normalizzazione dei rapporti con Mosca. Anche se, come hanno fatto notare molti analisti, alla fine il nostro governo, nonostante le buone intenzioni, continua a rimanere allineato alle decisioni dell’UE.
Lo scorso 5 ottobre, invece, alla Farnesina lo stesso Gentiloni nel suo incarico precedente di ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, insieme al vice premier russo Arkady Vladimirovich Dvorkovich, aveva presieduto la XIV sessione del Consiglio Italo-Russo per la Cooperazione Economica, Industriale e Finanziaria, la cui ultima sessione si era tenuta a Mosca nel 2012, prima dell’avvio della stagione delle sanzioni. L’appuntamento è stata un’occasione interessante per fare il punto sullo stato di salute delle relazioni sulla linea Roma-Mosca con i due Paesi nuovamente seduti al tavolo dei negoziati ai massimi livelli. La direzione da seguire è quella che mira a un rafforzamento continuo della partnership economico-commerciale e alla crescita della cooperazione e della collaborazione economica bilaterale. Un progetto che deve essere favorito da nuovi investimenti russi in Italia, dalla condivisione del nostro know how – che ci pone in posizione di partner strategico per i programmi di sviluppo russi – e dalla previsione di nuovi incentivi commerciali per il “Made in Italy” in Russia. Per fare questo è necessario individuare – come dichiarato dallo stesso vice primo ministro russo Dvorkovich – i settori più promettenti e che meritano le maggiori attenzioni come telecomunicazioni, energia, aereonautica, agricoltura e anche con la conclusione di un accordo in materia di turismo e cultura considerato che i russi che hanno visitato il nostro Paese nel 2015 sono stati 700mila.
Secondo le stime SACE, l’anno in corso dovrebbe aver rappresentato il fondo per la crisi delle esportazioni “Made in Italy” in Russia e già dal 2017 l’inversione di tendenza dovrebbe concretizzarsi con il ritorno – anche se timidamente – al segno positivo (+1,8%). Senza dimenticare che sono oltre 400 le aziende che operano con la Russia, e tra queste ben 70 hanno stabilimenti produttivi nella Federazione.
La svolta comunque potrebbe essere dietro l’angolo, e non solo per l’Italia. Il canale statunitense Bloomberg ha condotto un sondaggio tra economisti e analisti per capire e carpire il sentiment. La maggior parte degli intervistati, ben il 55%, si dichiara possibilista nei confronti di un allentamento delle misure restrittive americane contro la Russia entro il 2017. Per questo motivo, il recente rinnovo delle sanzioni viene visto come un mantenimento dello status quo in attesa del giuramento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump il prossimo 20 gennaio, mentre solo a ottobre – prima della sua elezione – solo il 10% del campione era favorevole alla prospettiva di un disgelo economico con Mosca. È evidente che se Washington allenterà le sanzioni, l’Unione Europea seguirà il suo esempio. Il 40% degli economisti intervistati da Bloomberg prevede che anche l’UE interverrà in tal senso nei prossimi 12 mesi.
RED