Pubblicato il Settembre 27th, 2015 | Da admin
0UNA TIFOSA ALLO STADIO DI DOMIZIANO
Ho sempre pensato che credere di saper tutto di Roma è una vera e propria utopia. Provare a saper tutto, invece, trovo sia tra i più stimolanti esercizi di curiosità storica. Proprio qualche giorno fa mi trovavo in esterna per uno dei miei servizi sulla nostra città eterna ed ho potuto appurare quanto detto poc’anzi provando a chiedere informazioni sullo Stadio di Domiziano a tutti coloro che passeggiavano dentro il perimetro di Piazza Navona. Parlando in percentuali, soltanto il 30% di chi legge in questo momento come anche di chi si trovava li, conosce l’esistenza di questo storico sito che giace ormai silenzioso sotto la pavimentazione di una delle più famose piazze del mondo, esplosione di arte barocca con opere del Bernini e del Borromini e patrimonio dell’UNESCO. La storia di questa magnifica costruzione rimasta parzialmente in piedi fino ai nostri giorni è davvero affascinante non solo per chi è tifoso, ma anche per tutti coloro che amano conoscere e scovare quante cose in comune ci siano tra la nostra realtà e quella del nostro lontano passato. Tra poco capirete meglio. Lo Stadio di Domiziano, nato nell’86 d.c., prende il nome dall’imperatore che fortemente ne ha voluto la realizzazione. E’ stato il primo vero stadio in muratura costruito a Roma. Non il Testaccio, dunque, non il Flaminio e tantomeno l’Olimpico! Poterlo ammirare oggi, è davvero semplice: basta scendere qualche gradino e oplà, eccoci proiettati come in una mancina del tempo a 2.000 anni fa, ad una profondità di circa 4,5m dal suolo calpestabile. In pochi istanti si viene a contatto con l’esistenza di una Roma nascosta che se ne sta lì ad osservare tutto ciò che accade sopra di lei. La sensazione, vi assicuro, è emozionante. Sembra di sentire ancora le incitazioni e gli applausi dei nostri antenati “tifosi”. Domiziano, grande cultore e appassionato di cultura greca, con tale impresa voleva offrire al popolo romano una struttura stabile ed esclusiva per le gare di atletica, anche se il gusto dei romani a quel tempo era proiettato soprattutto verso manifestazioni più cruente come, ad esempio, quelle che avvenivano all’interno del Colosseo con i gladiatori o a Circo Massimo con le battaglie navali. L’arena, dove gli atleti disputavano le varie competizioni che andavano da quelle prettamente fisiche ad altre di esercizio mentale, era circondata da gratinate (che oggi chiameremmo tribune) che potevano arrivare ad ospitare fino a 30.000 persone. Come avviene oggi, vi erano due livelli che permettevano l’accesso e lo smistamento degli spettatori nei vari settori dello stadio. Anche a quel tempo le autorità avevano un accesso esclusivo. Sedevano nella parte inferiore delle gradinate vicini all’arena mentre l’imperatore assisteva ai giochi dal suo palchetto privato (la nostra tribuna d’onore oggi) situato al centro del lati lunghi dell’edificio. Tra le varie abitudini che accomunano la “vita da stadio” di quei tempi con la nostra, c’era anche quella di poter acquistare dei gadget al di fuori della struttura, oppure di poter mangiare e bere all’interno durante una gara. Tra le differenze, invece, c’era la modalità di ingresso, gratuito per tutti ( ma questo perché l’imperatore si serviva di questi avvenimenti per procacciarsi la benevolenza del popolo) e l’esercizio della prostituzione ( una pratica a quel tempo legale). Con il tempo però, questa straordinaria costruzione è stata prima abbandonata, poi riutilizzata per funzioni diverse da quelle originarie fino ad essere coperta per agevolare l’assetto urbanistico che vediamo oggi. Soltanto nel 1931 è stato possibile riportarne alla luce alcune parti. Parlando in misure, lo stadio di Domiziano era 1/3 del Colosseo: 276 m di lunghezza, 106 m di larghezza per un’altezza di 18 m. Il perimetro del campo corrisponde esattamente a quello della nostra attuale piazza e, per aiutare la nostra immaginazione, dobbiamo andare a sostituire nella nostra mente i palazzi circostanti che ammiriamo oggi con le tribune. Quindi, non solo nell’omonimo museo nato da pochi anni e gestito da Matteo Tamburella, ma anche in alcune cantine di codeste costruzioni e sotto la chiesa di Santa Maria in Agone, è possibile ammirare ancora oggi l’antica muratura di questo stadio. Qualcosa di straordinario, se ci pensate. In realtà, ci sarebbe ancora tanto da dire a riguardo, ma affido il resto alla vostra voglia di scoprire e conoscere. Vi lascio, però, con questa domanda: perché la piazza soprastante l’antico stadio si chiama proprio “Piazza Navona”?
Alla prossima avventura,
Francesca Brienza