Pubblicato il Marzo 31st, 2019 | Da Redazione Russia News
0A Guadalajara primo trionfo per Veronika Kudermetova. Il bilancio del tennis russo tra Indian Wells e Miami
Indian Wells – Marzo e, come da tradizione, il circuito (maschile e femminile) si è trasferito negli States per i tornei del “Sunshine Double”, ovverosia il BNP Paribas Open di Indian Wells, in programma dal 6 al 17 marzo, ed il Miami Open dal 20 al 31 marzo; entrambi di categoria Master 1000 maschile e Premier Mandatory femminile (i primi della stagione), vale a dire gli appuntamenti più importanti dopo i quattro tornei che compongono il grande slam. Praticamente, un mese intero per provare a riscrivere le gerarchie del tennis mondiale tra il deserto californiano e le coste della Florida. Si è partiti dall’Indian Wells Tennis Garden, sui cui campi anche il tennis russo ha scritto pagine importanti. Se in campo maschile nell’albo d’oro del torneo americano compare il solo Kafelnikov (due titoli in doppio conquistati entrambi con il sudafricano Ferreira nel 2001 e nel 2003), ben diversa è la storia in ambito femminile, dove le atlete russe sono state spesso protagoniste assolute. A livello di singolare il primo successo risale al 2006, quando Maria Sharapova prevalse, nella finale tutta russa, sulla connazionale Elena Dementieva; tre anni dopo (2009) fu Vera Zvonareva a conquistare il titolo più importante della sua carriera superando all’ultimo atto la serba Ana Ivanovic (la moscovita, tra l’altro, s’impose quell’anno anche nel doppio in coppia con la campionessa bielorussa Viktoryja Azarenka); il 2012 segna il bis di Maria Sharapova (vittoriosa in finale sulla danese Caroline Wozniacki); l’ultima sigillo è del 2017, di nuovo in una finale tutta russa, con Elena Vesnina ad avere meglio sulla connazionale Svetlana Kuznetsova (sempre particolarmente a suo agio sul cemento statunitense e giunta alla terza finale sui campi californiani). Per la Vesnina anche due successi in doppio: nel 2008 in coppia con Dinara Safina, nel 2013 con Ekaterina Makarova. Ad iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro del torneo di doppio anche Anna Kournikova (nel 1999 in coppia con la fuoriclasse svizzera Martina Hingis). Russe protagoniste anche nell’ultima edizione, con la finale raggiunta sia nel doppio (con Makarova e Vesnina) che nel singolare, dove Daria Kasatkina arrivò fino all’ultimo atto dopo aver eliminato in serie Sloane Stephens, Caroline Wozniacki, Angelique Kerber e Venus Williams; un risultato importante e prestigioso, ma anche una pesantissima cambiale per Dasha, chiamata a difendere i 650 punti conquistati nella passata stagione, per non allontanarsi troppo dalla top ten meritatamente conquistata lo scorso anno ed ora sfuggita di mano a causa di un difficile avvio. Una fase complicata e di non semplice gestione che ha portato la giovane tennista di Togliatti ad interrompere il rapporto di collaborazione con il coach belga Philippe Dehaes, comunicato attraverso i social lo scorso 21 febbraio. Accreditata della testa di serie numero 14 del tabellone la Kasatkina è entrata in gara direttamente al secondo turno, dove si è trovata di fronte Marketa Vondrousova, uscita vincitrice dal primo turno contro la tedesca Laura Siegemund 6-4, 7-6 (6) e recente finalista a Budapest. La giovane e talentuosa ceca non ha lasciato scampo alla russa, prolungando così la crisi di Dasha; un match senza storia, conclusosi con un perentorio 6-2, 6-1 in cui la Vondrousova ha strappato il servizio alla tennista di Togliatti in quattro occasioni, lasciando a Dasha una sola palla break (non convertita) quando il mach era già praticamente compromesso.
Ad Indian Wells non si è invece iscritta Maria Sharapova. La siberiana, che non disputa un match dal 28 gennaio (vittoria su Daria Gavrilova al primo turno prima del ritiro che le impedì di scendere in campo contro la connazionale Daria Kasatkina a San Pietroburgo), ha annunciato di essersi sottoposta ad un intervento chirurgico alla spalla destra, non avendo avuto alcun esito positivo le terapie a cui si è dedicata in questi mesi. Un’operazione che la terrà lontano dal circuito ancora per qualche settimana. Direttamente al secondo turno, poiché accreditata della testa di serie numero 30, è iniziato anche il torneo di Anastasia Pavlyuchenkova, chiamata a confermare i buoni risultati raggiunti in questo avvio di stagione; la russa non è però riuscita ad avere la meglio su Christina McHale (arrivata al tabellone principale in seguito al ritiro nel match di qualificazione di Vera Zvonareva che non è riuscita a concludere il match contro la statunitense), che ha prevalso nel terzo e decisivo set (6-4, 3-6, 6-4). Positivo è stato il torneo di Ekaterina Alexandrova, che prima ha superato la svedese Rebecca Peterson con il punteggio di 7-5, 3-6, 6-2 e poi, nel secondo turno, ha compiuto l’impresa estromettendo dal torneo la danese Caroline Wozniacki, superata 7-5, 2-6, 7-5 dopo quasi due ore e mezzo di partita prima di arrendersi alla svizzera Belinda Bencic, tornata ai massimi livelli del tennis mondiale dopo aver trionfato pochi giorni prima a Dubai. Evgeniya Rodina, invece, non è riuscita a ribaltare il pronostico che la vedeva sfavorita contro la campionessa olimpica in carica Monica Puig; 6-0, 6-4 il risultato finale in favore della portoricana. Partendo dalle qualificazioni (dove si è sbarazzata con un doppio 6-0 della sudafricana Zoe Kruger prima di soffrire un solo set contro la slovena Dalila Jakupovic superata agevolmente 7-6, 6-1) ha raggiunto il tabellone principale Natalia Vikhlyantseva; la tennista di Volgograd al primo turno ha affrontato l’australiana Priscilla Hon, approdata contro ogni pronostico al main draw dopo aver estromesso dalla corsa le favorite Anastasia Potapova e Veronika Kudermetova; netto il successo di Natalia che ha travolto l’avversaria con un duplice 6-1 in poco più di un’ora di partita; di ben altra fattura il 6-2, 6-0 rifilato nel secondo e successivo turno alla spagnola Carla Suarez Navarro che le ha spalancato le porte del terzo turno dove, a sbarrarle la strada, ha trovato Angelique Kerber. Buona prova comunque per la Vikhlyantseva, capace di strappare un set alla campionessa tedesca (3-6, 6-1, 6-3 il risultato finale), che ha concluso il torneo con sensazioni positive. Un buon momento certificato anche dalla ITF che l’ha nominata (insieme alla britannica Joanna Konta) per l’Heart Award di febbraio relativo al gruppo Europa/Africa, ovvero il riconoscimento assegnato dalla Federazione Internazionale del Tennis per le atlete che si sono maggiormente distinte nel contributo dato alla propria nazionale in Fed Cup. Match che sono stati seguiti con particolare attenzione dal Capitano di Fed Cup Igor Andreev. La Russia, infatti, dopo aver brillantemente superato la fase a gironi del World Group III battendo la Polonia (2-1), la Danimarca (3-0) e la Svezia (2-0), si è conquistata la possibilità di rientrare nel secondo gruppo mondiale; per farlo, nello spareggio che si disputerà tra il 20 ed il 21 aprile a Mosca, dovrà superare l’Italia. Poco più di un mese in cui Andreev dovrà, sperando di avere il maggior numero possibile di giocatrici a disposizione, scegliere se confermare la squadra che non ha deluso le aspettative a febbraio (Daria Kasatkina, Anastasia Pavlyuchenkova, Anastasia Potapova, Natalia Vikhlyantseva e Margarita Gasparyan) o se aggiungere qualche altro elemento. Sicuramente, tra quelle più in forma, c’è la Kudermetova che, mancato l’accesso ad Indian Wells, si è prontamenta iscritta al neonato challenger (disputato tra l’undici ed il sedici marzo, 125.000 dollari di montepremi) di Zapopan, città situata nell’area metropolitana di Guadalajara. Giusto il tempo di smaltire la delusione per la mancata qualificazione al prestigiso torneo disputato nel deserto della Coachella Valley, fare i bagagli, lasciare la California e partire alla volta del vicino Messico. Vita da tennista e, se non fosse per le immagini “private” con cui la nativa di Kazan e gli altri protagonisti del circuito deliziano i followers attraverso gli ormai inevitabili social network, sarebbe difficile immaginarseli senza il tradizionale borsone in spalla, come siamo soliti vederli all’uscita degli spogliatoi per recarsi in campo. Una vita per certi versi stressante, sempre con l’orologio in mano, le ore passate in aereporto, tra spostamenti frequenti magari decisi anche all’ultimo minuto, perchè se non sei tra i primi del ranking è difficile anche riuscire ad entrare nelle qualificazioni di un torneo importante e magari si ritrovano li, ad aspettare, voglia il destino, una chiamata all’ultimo momento per il ritiro di un collega che apre un posto all’improvviso, per iscriversi e prenotare rapidamente voli ed alberghi. Capacità di adattamento e flessibilità, caratteristiche che rendono questi globetrotter della racchetta sempre più simili ai lavoratori di oggi, sempre meno con il “posto fisso”, sempre più dinamici. Entrata direttamente in tabellone principale, al Panamerican Tennis Center Veronika (3 titoli ITF vinti in singolare e 4 titoli WTA conquistati in doppio) ha avuto la meglio, nel primo turno, sulla lucky loser Katarina Zavatska, emergente ucraina superata in rimonta (4-6, 7-5, 5-4) dopo oltre due ore di partita. Agli ottavi di finali ha vinto il derby (6-4, 0-6, 6-1) con la connazionale Sofya Zhuk, che nel turno precedente aveva stupito tutti travolgendo in un’ora di partita la francese Alize Cornet, numero uno del tabellone. Un’altra battaglia di oltre due ore conclusa vittoriosamente (3-6, 7-6, 6-2) contro la ceca Kristina Pliskova, sorella gemella della più famosa Karolina, aveva spalancato alla Kudermetova le porte delle semifinali, dove la nativa di Kazan è arrivata come un uragano travolgendo la tedesca Tatjana Maria (numero 3 del seeding) con un doppio 6-2 e regalandosi la finale (la prima in carriera) contro la ceca Marie Bouzkova (classe ’98, 11 titoli ITF già conquistati in carriera), approdata in finale dopo aver estromesso, tra le altre, lungo la strada verso l’ultimo atto, Vitalia Diatchenko agli ottavi di finale. Nessun precedente tra le due, ed allora si guarda al ranking, la ceca è numero 130 del mondo (91 nella race), la russa numero 100 (71 nella race); in palio il primo titolo WTA in carriera per entrambe e 125 punti che possono regalare un balzo importante in classifica. Kudermetova parte con i favori del pronostico ma in realtà, il dominio espresso in campo, si rivela ben superiore alla aspettative. Nei primi due turni di battuta le contendenti tengono agevolmente il servizio lasciando un solo punto in risposta all’avversaria. Poi, però, inizia un’altra partita. La Bouzkova risce a tenere la battuta anche nel terzo gioco, ma è costretta a salvare la prima palla break del match portandosi sul 2 a 1. Sarà l’ultimo game vinto, prima che il ciclone russo si abbatta sulla malcapitata ceca. 11 game vinti consecutivamente regalano infatti il trionfo a Veronika Kudermetova che s’impone 6-2, 6-0 in appena 62 minuti di partita. Un assolo incontrastato che, come spesso capita in questi casi, ha avuto un solo, piccolo, tentennamento, complice l’emozione per il successo a portata di mano, quando sul 5 a 0 e servizio nel secondo parziale alla giovane russa il braccio deve aver tremato un po’ ma, dopo aver concesso quattro palle break, ha chiuso il parziale, con un ace, al secondo match point a disposizione. Un successo che certifica una crescita costante ed un ottimo avvio di stagione che aveva avuto, prima del successo in Messico, il suo apice nella qualificazione agli Australian Open. Una freccia in più nell’arco di Igor Andreev, il capitano di Fed Cup chiamato a selezionare le giocatri che a Mosca, il 20 e 21 aprile, si giocheranno contro l’Italia la possibilità di rientrare nel secondo gruppo mondiale. Per Veronika, 22 anni il prossimo 24 aprile, la convocazione nella nazionale russa (ed il conseguente ritorno visto che, non ancora diciassettenne, aveva già esordito contro l’Australia nel 2016) sarebbe sicuramente un graditissimo regalo di compleanno.
Nel tabellone maschile, invece, accreditati di un bye in quanto teste di serie, sono partiti dal secondo turno Karen Kachanov (12) e Daniil Medvedev (14). Kachanov, dopo aver finito in trionfo la passata stagione, culminata con i successi di Mosca e del Master 1000 di Parigi-Bercy, si è presentato in California senza essere ancora riuscito a trovare, quest’anno, continuità di gioco e di risultati. Il russo ha iniziato bene l’avventura ad Indian Wells superando 6-3, 1-6, 6-4 il sempre temibile spagnolo Feliciano Lopez, che nel primo turno aveva avuto la meglio in due set (vinti entrambi al tiebreak) sul ritrovato ceco Thomas Berdych, autore di un buon avvio di stagione. Discorso diverso per Medvedev, chiamato a dare continuità all’ottimo avvio di stagione in cui aveva già inanellato in serie una finale a Brisbane, gli ottavi all’Australian Open, il successo di Sofia e la semifinale a Rotterdam. Risultati che hanno portato Daniil, attualmente numero 15 della classifica mondiale, al sesto posto nella race (ovvero nella classifica che tiene conto dei soli risultati ottenuti in stagione). All’esordio nel torneo il russo ha sconfitto lo statunitense Mackenzie McDonald; dopo averne piegato la resistenza nel primo set lo ha infine travolto nel secondo concludendo il match con il punteggio di 7-5, 6-0 in appena un’ora e dieci minuti di partita. Nel turno successivo, però, il russo, apparso non al meglio, ha lasciato strada al serbo Filip Krajinovic, che a sorpresa, nel turno precedente, aveva eliminato anche il belga David Goffin, accreditato della testa di serie numero 20 del tabellone. A fare compagnia ai due, nella stessa parte del tabellone, si è ritrovato anche Andrey Rublev. Il ventunenne moscovita era atterrato in California con una settimana d’anticipo per prendere parte alle Oracle Series, torneo challenger che si è disputato proprio sui campi dell’Indian Wells Tennis Garden e che ha visto Andrey raggiungere la finale, prima di iniziare le qualificazioni del Master 1000 dove, dopo aver superato in rimonta nel primo turno il polacco Kamil Majchrzak 2-6, 6-4, 6-4, era stato poi sconfitto dallo statunitense Bjorn Fratangelo. Il giovane talento russo, però, complice l’infortunio ed il conseguente ritiro dal tabellone dello spagnolo Pablo Carreno-Busta è stato ripescato, come lucky loser, nel main draw. Dopo una stagione (quella passata) condizionata dagli infortuni, ritrovarsi nel tabellone principale di Indian Wells ha rappresentato un’opportunità importante, per ritrovare gioco, continuità e certezze. Partito da favorito nel confronto con l’esperto olandese Robin Haase non ha deluso le attese; in un match equilibrato e nervoso il russo è riuscito ad avere la meglio ed a prevalere in tre set 6-3, 3-6, 6-3; nel match successivo il “derby” con Kachanov dove, a prevalere in due set (7-5, 6-3) è stato quest’ultimo. Agli ottavi Karen ha superato il gigante statunitense John Isner in un match giocato con grande intelligenza ed attenzione; dopo aver strappato il servizio all’americano nel quinto gioco del primo set, il russo ha chiuso il match nek secondo parziale giocando un tiebreak perfetto: 6-4, 7-6 (1) il risultato finale; Kachanov si è così regalato un quarto di finale di prestigio contro il fuoriclasse spagnolo Rafael Nadal, il sesto confronto fra i due. Nell’ultimo precedente, disputato agli Us Open lo scorso fine agosto, il russo, seppur sconfitto, ne era uscito a testa alta dopo quattro tiratissimi set e quasi quattro ore e mezzo di dura battaglia. Così come accaduto a New York, ha avuto modo di divertirsi anche il pubblico californiano del campo centrale dell’Indian Wells Tennis Garden. Due ore e 18 minuti di scambi intensi ditribuiti in due set entrambi finiti al tiebreak, con Karen sempre in partita, tanto da poter recriminare per le occasioni sprecate. Dopo aver strappato il servizio in apertura allo spagnolo ha condotto il primo parziale fino al sesto gioco; nel secondo set, nel decimo gioco, ha avuto il set point sul servizio di Nadal non riuscendo però a sfruttare l’occasione per poter portare il match alla terza partita. Ad ogni modo Rafa ha fatto valere tutta la sua classe ed esperienza nei due tiebreak decisivi, giocati magistralmente senza concedre nulla a Kachanov; punteggio finale 7-6 (2), 7-6 (2).
Miami – Dopo la California il circuito si è trasferito in massa a Key Biscane (Miami), in Florida. Ed anche sul cemento dell’Hard Rock Stadium di Miami Gardens non mancano le affermazioni russe. In campo maschile si è iscritto nell’albo d’oro Nikolaj Davydenko, che nel 2008 superò in finale lo spagnolo Rafael Nadal (6-4, 6-2). In campo femminile, invece, è stata Svetlana Kuznetsova a mettersi in bacheca il prestigioso torneo. La russa di Sanpietroburgo nel 2006 sconfisse in finale la connazionale Maria Sharapova (mai vittoriosa in Florida, nonostante ben cinque finali disputate) con il punteggio di 6-4, 6-3. Per Sveta anche due successi in doppio: nel 2005 in coppia con l’australiana Alicia Molik e nel 2009 con la francese Amélie Mauresmo. La tradizione del doppio russo si è arricchita anche dei successi di Nadia Petrova, trionfatrice nel 2004 con la statunitense Megan Shaughnessy, nel 2013 con la slovena Katarina Srebotnik e l’anno prima con la connazionale Maria KirilenkIn campo femminile Daria Kasatkina, accreditata della testa serie numero 14, è entrata in tabellone direttamente al secondo turno dove ha avuto la meglio, abbastanza agevolmente, del giovane talento statunitense Cori Gauff, liquidata 6-3, 6-2 in poco più di un’ora di partita; nel turno successivo, però, Dasha ha nuovamente mostrato tutte le difficoltà di inizio stagione, cedendo a Venus Williams 6-3, 6-1. Non è anadata meglio ad Anastasia Pavluychenkova (numero 31 del seeding) che, dopo aver usufruito di un bye, ha subito la rimonta (7-6, 4-6, 5-7) della slovacca Veronika Kuzmova al termine di 2 ore e 34 minuti di scambi durissimi. Fuori subito al primo turno Natalia Vikhlyantseva che dopo aver dominato il primo set si è vista rimontare, in un altro match maratona di 2 ore e 39 minuti dalla ritrovata slovacca Magdalena Rybarikova (6-1, 5-7, 6-7), Ekaterina Alexandrova (battuta 6-3, 6-2 da Dayana Yastremska) e Margarita Gasparyan. Una sconfitta inaspettata, quella di Marga, che pur giocando a tratti un buon match ha pagato a caro prezzo una certa discontinuità di rendimento, culminta in alcuni passaggi a vuoto che hanno premiato invece la regolarità dell’esperta francese Pauline Parmentier, che alla fine ha avuto la meglio (anche in questo caso in rimonta ) 4-6, 6-1, 7-6. Non era, invece, riuscita ad entrare in tabellone, Vitalia Diatchenko, eliminata dalla ceca Muchova. Così, come capitato alla Kudermetova dopo la mancata qualificazione ad Indian Wells, Vita ha fatto i bagagli ed è volata in Francia, per giocare il Torneo ITF di Croissy-Beabourg (montepremi 60.000 dollari). Entrata come testa di serie numero uno, la bella russa nativa di Sochi non ha deluso le aspettative, superando in serie la francese Gervais (4-6, 6-4, 6-3), la tedesca Lottner (6-1, 6-3), la belga Zanevska (6-0, 6-7, 6-3), la ceca Smitkova (7-6, 6-3) per poi conquistare il titolo (il tredicesimo nel cricuito ITF) in finale contro la statunitense Robin Anderson, sconfitta agevolmente 6-2, 6-3 in poco più di un’ora di partita.
In campo maschile, come ad Indian Wells, sono entrati in tabellone Karen Kachanov (10), Daniil Medvedev (13) ed Andrey Rublev. A differenza di Karen e Daniil (teste di serie), Andrey è dovuto passare prima per le qualificazioni dove ha superato due statunitensi: dopo aver battuto Jared Donaldson (6-2, 6-2), il russo si è preso la rivincita (dopo la sconfitta di Indian Wells) su Bjorn Fratangelo (sconfitto con un doppio 6-4). Al primo turno il giovane moscovita ha rimontato il giapoponese Taro Daniel (sconfitto 3-6, 6-3, 6-4 dopo oltre due ore di partita), prima di compiere l’impresa nel match successivo estromettendo dal torneo con un doppio 6-4 il campione croato Marin Cilic (numero 9 del tabellone). Nel terzo turno, invece, nella sfida tra next gen, Rublev ha dovuto cedere il passo al talento canadese (ma di genitori russi) Denis Shapovalov (6-3, 7-5). Dopo la bella cavalcata californiana si è invece subito interrotta l’avventura di Kachanov, sorprendentemente sconfitto dall’australiano Jordan Thompson 6-2, 6-3. Positivo il torneo di Medvedev; entrato direttamente al secondo turno, Daniil ha prima liquidato agevolmente il francese Mannarino (6-2, 6-1) e poi, nella sfida tra giganti (198 cm per il russo, 211 per l’americano) con lo statunitense Reilly Opelka, si è imposto dopo 2 ore e 25 minuti (e tre tie-break) 7-6, 6-7, 7-6. In un match in cui nessuno dei due contendenti è riuscito a strappare il servizio all’avversario, determinante è stata la freddezza nei tie-break, dove Medvedev ha dato ennesima dimostrazione di grande forza mentale imponendosi per 7 punti a 0 nell’ultimo e decisivo parziale. Giunto agli ottavi, però, nulla ha potuto contro l’eterna classe dell’elvetico Roger Federer (vittorioso 6-4, 6-2). Archiviata, per ora, la stagione sul cemento, Aprile inaugurerà quella su terra rossa.
Stefano Tardi