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Pubblicato il Giugno 17th, 2024 | Da Redazione Russia News

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Dai che ti stampo una bistecca!

Per le inchieste di Russia News oggi affrontiamo il discorso della “carne alternativa”.

Recentemente sul web si è scatenata una battaglia tra divulgatori in merito alla produzione, da parte dell’azienda Redefine Meat, di carne stampata in 3D a partire da cellule staminali; tecnica che si aggiunge a quella della coltivazione in laboratorio di cui abbiamo già parlato.

Facciamo allora un po’ di chiarezza sulla confusione mediatica emersa da questa notizia.

Tutto parte da un articolo della giornalista americana Brooke Becher,  che spiega le dinamiche della produzione di questo tipo di carne, pubblicato sul sito statunitense Built-In, di cui è collaboratrice.

Ma attenzione alle parole, perché l’articolista spiega sì come funziona la carne stampata a partire da cellule staminali animali, ma non cita la Redefine Meat come ditta distributrice di questo alimento.

Eppure la notizia che gira su molti canali web e social attribuisce all’azienda israeliana la produzione e la distribuzione in diversi ristoranti europei di carne stampata da tessuti animali, anche facendo riferimento – erroneamente – al pezzo di Brooke Becher.

Questa è la dimostrazione di come una notizia può venire facilmente manipolata, mixando informazioni non coerenti tra loro, e diventare virale pur non riportando la verità.

Perché è vero che la carne stampata può derivare da cellule animali ed è vero anche che Redefine Meat produce carne in 3D, ma le due cose non coesistono perché questa ditta lavora su una base rigorosamente vegetale.

I suoi prodotti sono sviluppati anche con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e vengono utilizzati da vari chef nei propri ristoranti, ma sono acquistabili anche dai privati tramite uno shop online.

L’azienda sottolinea con orgoglio una lavorazione sostenibile e vegana, affermando inoltre che i suoi articoli presentano una consistenza e un sapore che ricordano la carne tradizionale.

Ora, se sia veramente così noi in questa redazione non possiamo affermarlo, non avendo mai assaggiato queste “specialità”, sicuramente innovative, ma dal nostro punto di vista assai poco appetibili.

Senza dubbio possono costituire una valida alternativa per chi segue un’alimentazione a base vegetale, ma ci preme evidenziare che questa tipologia di prodotto non si può definire “carne“;  termine il cui significato in lingua italiana è esattamente: “Parte muscolare del corpo dell’uomo e degli animali” – come spiegatoci dall’enciclopedia Treccani.

A questo punto, in molti si chiederanno quali ingredienti si utilizzino per creare queste alternative vegetali.

Lo chef di uno dei ristoranti italiani che utilizzano il marchio israeliano, spiega che vengono prodotte con proteine vegetali (non meglio specificate), olio di cocco, succo di barbabietola, e aromi (anche questi, non meglio specificati).

Va da sé che i valori nutrizionali sono differenti (e di conseguenza anche gli effetti sul corpo umano), così come l’esperienza sensoriale riferita da chi ha assaggiato questi piatti, che mimano molto bene ma, ovviamente, non eguagliano gli originali.

Ma oltre alla carne, la tecnica del food printing viene utilizzata anche per altri alimenti, come pasta e dolci.

Il funzionamento del processo parte da un modello al computer dell’alimento, poi scomposto in strati, ognuno dei quali costituisce un livello che viene fisicamente stampato e sovrapposto agli altri, creando così l’oggetto desiderato, grazie all”inchiostro che viene appositamente preparato in base agli ingredienti scelti.

Sembra futuristico, ma in effetti è già presente da alcuni anni e si stima che il valore di mercato del food printing in 3D arriverà a 360 milioni di euro entro il 2025.

Ovviamente, è una questione di scelte personali e ognuno di noi può decidere liberamente cosa introdurre nel proprio organismo, ma l’importante è farlo nella massima consapevolezza.

Perché se da un lato i potenti della terra cercano di spingere i popoli ad alimentarsi con questi derivati della tecnologia moderna, dall’altro lato quegli stessi personaggi si stanno impossessando di terreni e allevamenti tradizionali, che sviluppano in maniera pulita ed ecologica, procurando cibo naturale e biologico solamente per sé stessi.

Un paio di esempi?

Gli onnipresenti Bill Gates e Mark Zuckerberg, che non perdono occasione di dichiarare che tutti dovrebbero mangiare “carne sintetica” per il bene del pianeta, ma poi loro stanno ben alla larga da queste diavolerie e si nutrono in maniera tradizionale, sana e naturale.

Alla faccia di chi, in un delirio green eccessivamente spinto, mangia insetti e carne finta illudendosi di salvare il mondo.

Eva Bergamo

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