Tennis

Pubblicato il Agosto 17th, 2019 | Da Redazione Russia News

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Un’eterna Svetlana Kuznetsova supera anche Ashleigh Barty e vola in finale a Cincinnati

Cincinnati (USA) – Ore 12:15,  Svetlana Kuznetsova si appresta a servire per il match. Dall’altra parte della rete c’è Ashleigh Barty, australiana, classe ’96, numero 1 del tabellone, numero 1 della race, trionfatrice quest’anno al Roland Garros. La tennista di San Pietroburgo, che lo scorso 27 giugno ha spento 34 candeline, ha l’opportunità di tornare a disputare una finale, a quasi un anno di distanza, dall’ultimo titolo conquistato a Washington: era il 5 agosto 2018. Un 4-6, 7-6 (7), 6-2 sulla croata Donna Vekic che le è valso il successo numero 18 in carriera. Quel titolo che le è stato impedito di difendere perchè, per motivi ancora non del tutto chiariti, il visto per gli Stati Uniti è stato rilasciato con inspiegabile ritardo da parte delle autorità americane. Ad un’atleta conosciuta in tutto il mondo (ex numero 2 della classifica WTA), che proprio sul cemento statunitense, nel 2004, ha conquistato il suo primo titolo del grande slam (6-3, 7-5 alla connazionale Elena Dementieva); il secondo sarebbe arrivato cinque anni dopo (2009), a Parigi: 6-4, 6-2 ancora contro una connazionale, Dinara Safina. Dodici mesi difficili, quelli della tennista russa, tra scelte tecniche ed infortuni. La scelta di chiudere la collaborazione con il suo storico coach, lo spagnolo Carlos Martinez. Poi l’infortunio al polso che le ha fatto saltare tutta la prima parte di stagione, consentendole di iniziare a giocare solo ad aprile, a Lugano, su terra rossa, per arrivare pronta a Parigi. Ma Sveta ha faticato. Al Roland Garros si è fermata al primo turno, ed a Wimbledon le cose non sono andate meglio. Dunque, l’idea di tornare ad affidarsi ai consigli di Martinez, a quell’allenatore che, terminata la collaborazione con Kuznetsova, aveva ridato fiducia e riportato al successo Margarita Gasparyan (sia in singolare, al Tashkent Open nel settembre 2018, che  in doppio al Ladies Trophy di San Pietroburgo, nel febbraio di quest’anno), prima di essere scelto da Daria Kasatkina per tornare ai vertici. Nonostante la collaborazione con Dasha, il tecnico spagnolo non è rimasto insensibile alla chiamata di Sveta, tornando ad offrirle la sua assistenza. La ritrovata collaborazione è stata però frenata dai problemi della tennista russa con il visto americano. E così, mentre Martinez già dalla fine di luglio era negli States con Kasatkina, Sveta si allenava a Mosca, seguendo la preparazione e gli esercizi indicati a distanza dal tecnico spagnolo. Senza uno sparring partner con cui giocare, Sveta ha trovato l’aiuto dell’ex tennista Mikhail Youzhny. Ottenuta la wild card per disputare la Rogers Cup è partita quindi alla volta del Canada, spingendosi fino al terzo turno. Poi, finalmente, il visto per gli USA e la possibilità di prendere parte al Western & Southern Open di Cincinnati. Subito un primo turno complicato, con la numero 11 al mondo Anastasia Sevastova, la lettone che appena due settimane prima aveva vinto a Jurmala il quarto titolo in carriera. Una maratona di 2 ore e 38 minuti conclusasi con il successo della russa: 7-6 (3), 6-7 (4), 6-4. Secondo turno, ed altra battaglia sportiva ingaggiata con l’emergente ucraina Dayana Yastremska, superata in rimonta 4-6, 7-6 (7), 6-2 dopo aver annullato due match point. Due partite che potevano pesare nelle gambe di Sveta, che ne ha tratto invece fiducia, ritrovando set dopo set la qualità del suo gioco. A farne le spese, agli ottavi di finale, è stata la statunitense Sloane Stephens (numero 10 del mondo), travolta 6-1, 6-2 in meno di un’ora di partita.

Quindi la semifinale con la ceca Karolina Pliskova (numero 3 della classifica WTA, vittoriosa quest’anno agli Internazionali BNL d’Italia), già trionfatrice sul velocissimo cemento di Cincinnati nel 2016. Partita subito in salita, per la russa, con la ceca che da il meglio di sé al servizio (la sua specialità), trova con il dritto profondità ed angoli difficili da difendere, e senza concedere palle break chiude il primo set. Pliskova si porta avanti di un break anche nel secondo set e sembra involarsi verso il successo. Ma sul 5-4, quando la ceca va a servire per il match, Kuznetosva le strappa la battuta e si riporta in parità. Al tie break la russa sciorina il suo miglior tennis ed annichilisce Pliskova con un parziale di 7 punti a 2. La ceca, che nel frattempo ha iniziato a calare leggermente l’impressionante serie di prime messe in campo, perde un po’ di fiducia, mentre Kuznetsova, riuscendo ad entrare con più continuità nello scambio, può esprimere tutto il suo repertorio di variazioni. Due break, nel terzo e nel nono gioco, fissano il punteggio finale sul 3-6, 7-6 (2), 6-3. La vittoria vale la semifinale e la certezza di tornare tra le prime cento del mondo. Prima di servire per il match, probabilmente, Sveta non ha pensato a nulla di tutto questo; troppo alta la posta in palio per concedersi distrazioni. Troppo grande il desiderio della Barty di riprendersi la vetta della classifica mondiale per lasciare il successo alla Kuznetsova senza lottare fino in fondo. E l’australiana ci prova, a mettere in difficoltà la russa in apertura del game, attaccando e cercando di venirsi a prendere il punto a rete, ma Sveta trova l’ennesima giocata da applausi della sua spettacolare partita: un passante di rovescio che vale il 15-0.

Poi un gran servizio al centro: 30-0. Un passante di Ash si spegne in rete: 40-0, che significa tre match point consecutivi. Basta il primo: da sinistra la russa cerca il rovescio di Barty che risponde senza trovare il campo: finisce 6-2, 6-4 e Svetlana Kuznetsova può liberare la sua gioia. Carlos Martinez applaude, lei si batte la mano sul petto e poi corre ad abbracciare il suo staff. Sveta ha finalmente ritrovato il sorriso, gli appassionati di tennis una campionessa di indiscusso talento. In finale (la numero 42 in carriera) troverà la beniamina di casa Madison Keys. Per provare ad iscrivere il suo nome nell’albo d’oro del Western & Southern Open, per ridare alla Russia un successo che a Cincinnati manca dal 2011, quando ad imporsi fu Maria Sharapova; prima della siberiana, erano riuscite nell’impresa Vera Zvonareva (2006), Anna Chakvetadze (2007) e Nadia Petrova (2008).

Stefano Tardi

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