Pubblicato il Giugno 22nd, 2015 | Da admin
0PRESENTATO A MILANO UN LIBRO SU VLADIMIR PUTIN
Milano – Caduta ed ascesa di una potenza. Se dovessimo immaginare il titolo da dare ad un film sulla storia della Russia, probabilmente non sbaglieremmo nell’indicare quello che è tutto sommato solo una piccola parentesi della sua millenaria vita. E’ indubbiamente sotto gli occhi di tutti, il modo incredibile ed al tempo stesso sbalorditivo con cui il Grande Orso ha saputo rialzare la testa, dopo un periodo buio legato al passaggio da un’economia statalista e pianificata ad una di libero mercato.
A tracciare un’ideale linea di demarcazione sui fatti più importanti della recente storia di questo grande e suggestivo paese, ci ha pensato il libro “La Rinascita di un Impero – La Russia di Vladimir Putin“, presentato oggi pomeriggio nel capoluogo meneghino.
Un paziente e certosino lavoro di ricostruzione sugli aspetti più importanti della vita del premier russo, partendo dalla sua attività di funzionario del KGB nell’ex Germania Est alla vigilia del crollo del Muro di Berlino e del comunismo. Passando per la delicata fase, successiva alla dissoluzione dell’URSS, che ha portato la Russia sull’orlo del default. Sino infine ad arrivare ai giorni nostri dove Putin gode di un consenso popolare nel proprio paese che sfiora addirittura il 90%, e che quasi sicuramente nel 2018 gli garantirà la rielezione.
L’opera e’ in pratica una vera e propria biografia dell’attuale presidente della Federazione Russa, e tratta con un linguaggio semplice e privo di fronzoli un’importante pagina della nostra storia recente. Tratteggiando quei fatti che hanno fatto da ideale cornice all’inarrestabile ascesa di un personaggio dotato di un grande carisma e che nel giro di pochissimi anni, ha riportato la Russia ai fasti di un tempo anche e sopratutto nello scacchiere internazionale.
Organizzato dal Circolo Proudhon, la conferenza stampa di presentazione ha visto la presenza del filosofo Aleksander Dugin, del presidente dell’associazione “Lombardia Russia” Gianluca Savoini, del giornalista e reporter nella martoriata area del Donbass Eliseo Bertolasi e del collega Evgeny Utkin.
Numeroso e molto interessato il pubblico presente nella sala della casa editrice dove ovviamente non sono mancate le testimonianze sulla situazione in Ucraina, anche alla luce delle recenti, sconcertanti dichiarazioni del premier golpista Poroshenko che ha ammesso l’illegittimità costituzionale della procedura con cui è stato spodestato Yanukovich.
Il dibattito e’ entrato subito nel vivo con l’intervento di Evgeny Utkin che ha parlato del peso delle sanzioni per l’Europa e per l’Italia. “L’Europa ancora una volta ha esteso fino al 2016 le sanzioni, e il loro peso diventa sempre maggiore. Dal Forum economico di San Pietroburgo, dove si sono visti tanti italiani incluso il ministro Federica Guidi, e con una sezione dedicata ai rapporti Italia-Russia moderata da Vladimir Dmitriev e Antonio Fallico, Vladimir Putin ha dichiarato che le sanzioni costano all’Europa 100 miliardi di euro”. Il presidente russo si riferiva allo studio dell’Istituto austriaco per la ricerca economica (Wifo), svelato in Italia da Repubblica, che documenta come in tutta Europa siano in questo modo a rischio 2 milioni di posti di lavoro e circa 100 miliardi di euro in valore aggiunto nell’export di beni e servizi. Per l’Italia risulta che nel lungo periodo il calo dell’occupazione sarà di 215mila posti di lavoro e le perdite di 11 miliardi e 815 milioni di euro. I primi paesi a soffrire in Europa sono la Germania (con una perdita dell’1% del suo Pil) e l’Italia (con un -0,9% del Pil). Non a caso, come racconta Utkin, durante la festa dedicata alla giornata della Germania all’Expo tanti imprenditori tedeschi gli hanno dichiarato amore per la Russia: “noi non vogliamo interrompere i rapporti costruiti per decenni, sono i politici e Bruxelles che ci obbligano”. E lo stesso sentimento mostrano anche gli italiani. Basti vedere come hanno accolto Putin all’Expo (e in sala, durante la conferenza, tante persone l’avevano visto personalmente), con applausi e con striscioni: “Putin, save the World”.
La parola è poi passata al reporter e giornalista Eliseo Bertolasi, che da grande conoscitore del Donbass, ha subito esordito dicendo “Una cosa che non accetterò mai è l’incredibile campagna denigratoria che è stata fatta nei confronti della Russia, sin dai primi momenti in cui è scoppiato il caos in Ucraina. Ma ancora più sconcertante è la russofobia che si respirava in città come Lugansk e Slavonsk, da parte di gente di origine se non, addirittura, di ceppo russo. Torno spesso e volentieri nella Novo Rassia, a Donetsk e Lugansk. La nuova entità statuale è di fatto già di per se indipendente dall’Ucraina, ed il confine corrisponde al fronte delle due repubbliche. Sono stato numerose volte sulla linea del fronte a realizzare filmati, ed il paese è sottoposto a bombardamenti da parte dell’Ucraina che hanno lo scopo di distruggerne le infrastrutture. Fabbriche, scuole, ospedali, villaggi letteralmente rasi al suolo…..la tregua è costantemente rotta, a dispetto degli accordi di Minsk 1 o Minsk 2. Ci sono molti volontari provenienti dalla Russia che parlano di prima linea di difesa del loro paese. Ma anche dalla Francia e dall’Italia. Questo non vuole affatto dire che i paesi da me citati sono in guerra con l’Ucraina“.
Sulle prospettive di questa area, duramente provata da mesi e mesi di guerra, Bertolasi ha sottolineato come “ormai la Crimea è tornata ad essere russa, com’era prima del 1954. Per il Donbass, invece, di sicuro non c’è alcuna voglia di tornare indietro perché come può un bambino che oggi vive negli scantinati a causa dei bombardamenti, stringere un domani con piacere il passaporto di un paese che lo sta di fatto condannando ad un’infanzia complicata? Chiunque può appurare da vicino e toccare con mano la situazione in Novo Rassia, prendendo un volo per Rostov, per rendersi conto che è più tranquilla di quello che si possa pensare“.
Particolarmente significativa ed attesa poi la testimonianza del professor Alexandr Dugin, filosofo di Putin, che nel corso del suo articolato ed interessante intervento ha evidenziato come “l’Europa e la Russia hanno un nemico comune, ovvero il liberalismo. Ma non nei risultati, bensì nella sua essenza. E questo significa che va ripensato perché si basa sull’identificazione fra l’uomo e l’individuo, inteso come strumento per misurare tutte le cose. L’essenza del liberalismo è quella di liberare l’individuo da tutti i vincoli, iniziando dalla Chiesa intesa come religione, sia a livello collettivo che individuale. Dopo di questo, si passa alla distruzione delle Nazioni nel senso che si tende a mettere tutti insieme, in un unico calderone. L’ultimo tassello di questo liberalismo esasperato, riguarda la sfera sessuale con la nascita dell’ideologia gender che tende ad annullare la differenza fra uomo e donna. Azzerando tutte le radici, si arriva a questa politica che rappresenta l’ideologia nord-americana così come ha dichiarato non a caso Hillary Clinton che vuole il matrimonio gay. Questo rappresenta il fine ultimo del liberalismo che sta distruggendo la famiglia, la società, la religione, la nazione ed anche l’identità sessuale pensando che si possa essere uomini o donne a giorni alterni! Giordano Bruno parlava di “idiota trionfante”, riferendosi all’ultima forma di liberazione dell’individuo. Oggi rivendicare la propria identità sessuale è considerato una forma di fascismo, così come ad un tempo lo era considerarsi cristiani o musulmani. L’ultima fase dell’individualismo porterà ad etichettare come fascista chi non si appiattirà a questa ideologia dominante. Il mondo moderno troverà la propria fine in questa estremizzazione dell’individualismo e del liberalismo, rappresentati dagli Stati Uniti e dalla NATO. Dopo il Medioevo ed il Rinascimento, ci troviamo in una modernità che ha distrutto l’identità storica italiana che in eredità ci ha regalato un enorme patrimonio di valori, oltre che culturale. Oggi ci troviamo – ha proseguito – in una schiavitù mascherata da libertà! Che diventerà assoluta, con la perdita dell’identità umana. La Russia vuole conservare la dimensione collettiva dell’identità, opponendosi al globalismo, al matrimonio gay ed a chi vuole togliere la sovranità. La lotta non è contro l’Occidente e l’Europa, ma contro chi sta provando a distruggere la vita. Siamo parte della stessa civiltà, con le nostre radici ellenistiche ed anche latine. Non possiamo immaginare una quarta teoria politica senza di voi, ed è per questo necessario creare una copertura delle libertà umane – ha quindi concluso – contro il liberalismo ed il satanismo“.
Francesco Montanino