Politica Estera

Pubblicato il Agosto 26th, 2017 | Da Redazione

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Papa Francesco contento per la visita di Parolin in Russia

Mosca – Un viaggio all’insegna della costruzione di ponti in un clima di ascolto e dialogo. All’indomani del ritorno dalla Russia, il cardinale Pietro Parolin ha rilasciato in esclusiva un’intervista ai media della Segreteria per la Comunicazione.

Eminenza, c’era comprensibilmente una grande aspettativa per questo suo viaggio in Russia. Con quali sentimenti è tornato in Vaticano?

Credo che il bilancio di questo viaggio sia un bilancio sostanzialmente positivo e quindi ovviamente i miei sentimenti sono sentimenti di gratitudine al Signore per avermi accompagnato durante questi giorni. Abbiamo potuto realizzare il programma che era stato fissato, tenere gli incontri previsti, e devo dire che questi incontri – sia a livello delle autorità civili sia con il presidente Putin che con il ministro degli Esteri Lavrov e poi con i vertici della gerarchia della Chiesa ortodossa russa, cioè il Patriarca Kirill e il metropolita Hilarion, sono stati caratterizzati proprio da un clima di cordialità, un clima di ascolto, un clima di rispetto. Io li definirei che sono stati incontri significativi, sono stati incontri anche costruttivi. Mi pare di dover mettere l’accento un po’ su questa parola: “incontri costruttivi”. Ovviamente, poi, c’è stata anche la parte di incontro con la comunità cattolica. Soprattutto grazie alla conversazione e al dialogo che abbiamo avuto con i vescovi in nunziatura, è stato possibile conoscere un po’ più da vicino la realtà, la vita, della comunità cattolica in Russia, le sue gioie, le sue speranze, ma anche le sfide e le difficoltà che si trova ad affrontare. Queste ultime, in parte, è stato possibile anche rappresentarle, esporle alle autorità. Ne cito una per tutte: il tema della restituzione di alcune chiese che erano state confiscate ai tempi del regime comunista e per le quali ancora non è stata ancora provveduta la restituzione di fronte alle necessità della comunità cattolica di avere luoghi di culto adeguati. Quindi, direi che alla fine – per dire una parola – è stato un viaggio utile, è stato un viaggio interessante, è stato un viaggio costruttivo.

Ha già avuto modo di parlare con il Santo Padre del viaggio? Cosa può condividere di ciò che vi siete detti?

Sì, naturalmente, appena sono tornato ho sentito il Santo Padre per fargli un po’ un brevissimo, sintetico resoconto sia dei contenuti che dei risultati del viaggio, e naturalmente gli ho trasmesso anche i saluti che mi sono stati affidati da tutte le parti che ho incontrato, dall’affetto e dalla vicinanza della comunità cattolica, dai deferenti saluti delle autorità. Ricordo che il presidente Putin – credo che sia stato anche registrato nella parte pubblica dell’incontro – ha sottolineato proprio il ricordo vivo che mantiene dei suoi incontri con Papa Francesco, nel 2013 e nel 2015. E il fraterno saluto poi anche del Patriarca Kirill. Ovviamente il Papa si è compiaciuto di queste impressioni, di questi risultati positivi che gli ho trasmesso; il Papa, come sappiamo – l’ha ripetuto anche in questa circostanza – è molto, molto attento a tutte le occasioni di dialogo che possano esserci, è molto attento a valorizzare tutte le occasioni di dialogo che ci sono ed è molto contento quando si fanno dei passi in avanti in questa direzione.

Quali sono stati i temi principali, affrontati nell’incontro con il Patriarca Kirill?

Direi che fondamentalmente ci si è soffermati un po’ su questo nuovo clima, questa nuova atmosfera che regna nei rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica; questo nuovo clima, questa nuova atmosfera che si è instaurata negli ultimi anni e che naturalmente ha avuto un momento particolarmente significativo e di forte accelerazione anche grazie all’incontro de L’Avana tra il Patriarca e il Papa, a cui poi è seguito questo avvenimento. Veramente, ho notato da parte degli interlocutori ortodossi come siano stati colpiti da questa esperienza della visita delle reliquie di San Nicola di Bari a Mosca e San Pietroburgo, ma nel senso che proprio sono stati colpiti dalla fede e dalla religiosità del popolo. E’ stato sottolineato anche come molti russi che appartengono alla tradizione ortodossa ma che non frequentano, i non praticanti, in questa occasione si sono avvicinati alla Chiesa. E’ stato veramente un evento grandioso sia per quanto riguarda le dimensioni – si parla di due milioni e mezzo di fedeli che hanno visitato le reliquie – sia per quanto riguarda l’impatto di fede e di spiritualità che questo avvenimento ha prodotto. Abbiamo poi passato un po’ in rassegna i passi compiuti e quelli che saranno, che dovrebbero essere i passi da compiere in futuro. Mi pare che da parte loro – come naturalmente anche da parte nostra – non si voglia esaurire le potenzialità che questa nuova fase ha aperto e naturalmente la collaborazione può avvenire in vari ambiti, a vari livelli: dalla collaborazione culturale – quella accademica – a quella umanitaria … Si è molto insistito su questo punto, che le due Chiese di fronte alle tante situazioni di conflitto che esistono nel mondo possono davvero esercitare un’opera umanitaria incisiva ed efficace. Si sono toccati anche – con rispetto e allo stesso tempo con franchezza – temi un po’ spinosi, nelle relazioni tra le due Chiese; però, si è cercato di dare – almeno a mio parere, quello che io ho colto – un senso piuttosto positivo, cioè esplorare vie condivise per affrontare e per tentare di avviare a soluzione questi problemi. E naturalmente anche queste vie condivise, queste proposte concrete che sono emerse dovranno essere verificate e possibilmente implementate dopo un adeguato discernimento e approfondimento.

Ecco, eminenza, a proposito dei temi più sensibili: la questione ucraina è uno dei temi più delicati nei rapporti tra Santa Sede e Russia. Lei stesso ha visitato l’Ucraina un anno fa. C’è qualche novità, dopo il suo viaggio?

Novità, perlomeno finora, non ce ne sono … forse è prematuro pensare a qualche novità. Il Signore – speriamo – farà germogliare e fruttificare, se ci sono stati quei semi di bene che abbiamo cercato di seminare. Però, come è noto, la questione ucraina è una delle questioni di grande preoccupazione per la Santa Sede: il Papa si è pronunciato varie volte sul tema … E’ ovvio che non poteva non essere trattato, questo tema; non poteva essere dimenticato in quella circostanza. Direi soprattutto nel senso di cercare di vedere, di valutare se c’erano alcuni passi concreti che si potessero fare verso una soluzione duratura e giusta del conflitto, all’interno degli strumenti attualmente disponibili, che sono praticamente gli Accordi raggiunti tra le due parti. Ed è noto pure che la Santa Sede ha insistito soprattutto sugli aspetti umanitari a partire dalla grande iniziativa del Papa per l’Ucraina. In questo senso, ad esempio, uno dei temi è quello della liberazione dei prigionieri: questo è uno dei temi dell’“umanitario” che potrebbero veramente essere importanti per ridare un po’ l’impulso a tutto il processo, anche politico, per uscire da questa situazione di stasi e fare avanzare – per esempio – anche il tema della tregua, il tema del cessate-il-fuoco, il tema delle condizioni di sicurezza sul territorio, il tema, anche, delle condizioni politiche per poter fare dei progressi nella soluzione globale. Speriamo, appunto, che qualche cosa possa aiutare per camminare nella giusta direzione, tenendo conto – quando parliamo di situazioni, di questioni umanitarie – che stiamo parlando della gente e stiamo parlando della sofferenza. E credo che è questo che tutti dovrebbero avere in mente proprio per tentare di fare uno sforzo supplementare per andare nella giusta direzione.

La stampa ha dato naturalmente molta attenzione al suo incontro a Sochi con Vladimir Putin. Com’è andato il colloquio con il presidente russo?

Direi che anche il colloquio con il presidente Putin rientra un po’ nella valutazione che ho dato all’inizio: è stato un incontro cordiale, è stato un incontro rispettoso in cui si sono potuti affrontare tutti i temi che almeno a noi stavano a cuore che fossero affrontati, come quello, per esempio, del Medio Oriente, della situazione in Siria in particolare, e in questo contesto anche il tema della presenza dei cristiani: sappiamo che una delle coincidenze che ci sono tra la Russia e la Santa Sede è proprio questa dell’attenzione alla situazione dei cristiani, il tema delle persecuzioni dei cristiani, che tendiamo ad allargare a tutti i gruppi religiosi – naturalmente – e a tutte le minoranze, cercando di coinvolgere anche i musulmani, come è stato fatto per esempio in quel seminario che si è svolto a Ginevra, l’anno scorso. Quindi, il tema poi dell’Ucraina, ne abbiamo già un po’ parlato; il tema del Venezuela: ho visto che anche la stampa ha riportato alcune dichiarazioni che erano state fatte in questo senso. Quindi, oltre ai temi bilaterali, ne accennavo all’inizio, abbiamo presentato alcune situazioni un po’ di difficoltà della comunità cattolica. Io ho cercato soprattutto di dire questo, questo era il messaggio che volevo trasmettere: cioè, che la Russia, per la sua posizione geografica, per la sua storia, per la sua cultura, per il suo passato, per il suo presente, ha un grande ruolo da giocare nella comunità internazionale, nel mondo. Un grande ruolo da giocare. E quindi ha una particolare responsabilità nei confronti della pace: sia il Paese sia i suoi leader hanno una grande responsabilità nei confronti della costruzione della pace e devono veramente sforzarsi di mettere gli interessi superiori della pace al di sopra di tutti gli altri interessi.

Da ultimo, eminenza: oltre agli incontri più significativi, c’è qualche altro momento o aspetto particolare che vuole sottolineare?

Sì, c’è stato il bel momento della Messa, insieme con la comunità cattolica. La Cattedrale era gremita di gente ed è stata un po’ una sorpresa, perché era un giorno feriale e quindi non ci si aspettava che ci fosse tanta gente; poi, naturalmente a me colpisce sempre la fede e la devozione di questa gente: come partecipano alla Messa, con quale attenzione, con quale riverenza, con quale silenzio sono lì presenti. E credo che siano venuti soprattutto per esprimere il loro attaccamento al Papa e il fatto di essere membri della Chiesa universale. Quindi, quello è stato un bel momento. Un altro bel momento è stata la breve visita alle Suore di Madre Teresa che lavorano a Mosca. Abbiamo potuto incontrare e salutare tutte le persone che assistono, anche lì è stato manifestato un grande affetto nei confronti del Papa. E poi, l’ultima cosa che vorrei ricordare: mi ha molto impressionato la visita che abbiamo fatto una sera alla Cattedrale di Cristo Salvatore, la cattedrale ortodossa di Mosca; cattedrale che era stata fatta saltare in aria durante il regime comunista. E quindi è stato anche un momento per ricordare questa storia dolorosissima dell’epoca in cui si voleva sradicare completamente la fede dal cuore dei credenti ed eliminare ogni segno della presenza di Dio e della Chiesa in quella Terra. Cosa che non è riuscita, perché Dio è più grande dei progetti degli uomini.

RED

(L’intervista al segretario di Stato vaticano è stata realizzata da Alessandro Gisotti per i media della Segreteria per la Comunicazione e trasmessa su Radio Vaticana)



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