Pubblicato il Marzo 13th, 2017 | Da Redazione
2Chi è Navalny, l’uomo che vorrebbe sostituire Putin.
La stampa occidentale, che non sempre brilla per originalità, ama definirlo il principale e più temuto oppositore di Putin.
Etichetta semplicistica, che riassume in poche parole soprattutto la speranza dell’occidente che questo ambiguo personaggio, sopravvalutato dai media, possa effettivamente in qualche modo scalfire la popolarità del Presidente russo.
Ma chi è effettivamente costui, e come si pone sulla scena politica del Paese?
Alexey Anatolievich Navalny, da qualcuno soprannominato il Julian Assange russo, 40enne dallo sguardo poco sveglio e ancor meno convincente, è conosciuto soprattutto in quanto blogger, ma è anche avvocato e attivista politico; ricopre tra l’altro la carica di Segretario del Partito del Progresso.
Si inizia a parlare di lui già dal 2009, anno in cui comincia a portare avanti la sua personale campagna contro Vladimir Putin, tentando di screditarlo spudoratamente. In questi anni si candida senza successo a varie elezioni, tra cui quella a Sindaco di Mosca nel 2013, vinte poi da Sergej Sobjanin di Russia Unita, dove non è arrivato neppure al ballottaggio.
Ma, oltre a queste attività, Alexey Navalny, è anche un assiduo frequentatore di aule di Tribunale, nelle vesti di imputato.
Ha subìto infatti diversi processi, soprattutto per appropriazione indebita. Uno di questi, il cosiddetto “Yves Rocher affair“, coinvolge pure suo fratello Oleg e si è risolto in una pena con la condizionale a tre anni e mezzo; i Navalny avrebbero intascato alcuni “spiccioli”, circa 31 milioni di rubli.
L’ultima condanna, che risale allo scorso mese e di cui si straparla in questo periodo, è in merito all’annoso “processo Kirovles“, che gli costa altri 5 anni, pena sospesa. Anche stavolta il capo d’accusa è appropriazione indebita, in questo caso si parla di legna dell’impresa statale Kirovles, venduta poi sottocosto… l’aspirante Presidente della Russia avrebbe avuto tra le mani un valore di 16 milioni di rubli.
Ovviamente l’interessato ha immediatamente parlato di “processo politico”; addirittura il Giudice non aveva ancora terminato di leggere il verdetto, che Navalny già accusava sui social il Cremlino, reo a suo parere di aver pilotato la sentenza, e scagliandosi poi nei giorni successivi contro il Primo Ministro Dmitry Medvedev, con dichiarazioni e video dove lo definisce “corrotto”.
Tali affermazioni sono state prontamente smentite dallo staff governativo, che le ha bollate come “insinuazioni di natura pre-elettorale”.
Ma la condanna gli impedisce realmente di candidarsi, come affermano alcuni organi di stampa?
E soprattutto, la colpa sarebbe ancora una volta di Putin, che ha orchestrato ogni cosa perché voleva liberarsi di un avversario scomodo? Così almeno la pensano alcune pseudo associazioni umanitarie, tipo Amnesty International, da più fonti accusata di parzialità… ad esempio con i suoi reportage faziosi, sfacciatamente anti-Assad in Siria…
In realtà le cose sono ben diverse. La legge della Federazione Russa permette a tutti i cittadini di candidarsi, esclusi quelli con problematiche riconosciute a livello psichiatrico (ok, qui ci scappa un sorriso), e quelli detenuti. Il signor Alexey non presenta, almeno apparentemente, patologie psichiatriche e non è in galera, quindi teoricamente può correre alle Presidenziali.
Per quanto riguarda poi il fatto che Vladimir Putin possa essere intimorito da un avversario così poco consistente, pare una teoria francamente assurda… chi lo afferma dovrebbe spiegarci perché il Presidente con la più alta percentuale di consensi all’interno (e anche all’esterno) del proprio Paese dovrebbe temere e di conseguenza cercare di ostacolare chi si è già autoeliminato con comportamenti non idonei…
Eva Bergamo
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