Arte

Pubblicato il Giugno 27th, 2023 | Da Redazione Russia News

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La situazione dell’arte in Italia: intervista a Cristiano Carocci

Il 90 per cento delle opere dei musei italiani giacciono non fruite e non fruibili nei depositi“.

Così l’avvocato Cristiano Carocci, giornalista e Presidente della Fondazione Spazi dell’Arte, fondata a Roma nel 2022 con l’obiettivo di avvicinare l’arte ai cittadini, promuovendo la bellezza di opere antiche e moderne, sfruttando gli spazi e le nuove tecnologie che abbiamo a disposizione.

Il giusto sfogo del Presidente tocca un tema importante, perché è un dato di fatto che molte delle opere d’arte presenti nel nostro Paese, che dovrebbero essere motivo di orgoglio per l’enorme valore storico, artistico e culturale, siano purtroppo trascurate e messe da parte per la mancanza di soluzioni organizzative.

Ne parliamo proprio con Cristiano Carocci, che in questa intervista ci illustra la sua idea per mettere a disposizione del pubblico questo meraviglioso patrimonio, che il mondo ci invidia.

  • Buongiorno Presidente, innanzitutto grazie per la disponibilità. Ho aperto questo pezzo con la tua dichiarazione in merito ai musei italiani e alle molte, troppe, opere chiuse nei depositi. Perché secondo te si è arrivati a questo punto?

La straordinaria produttività dell’Arte italiana  nei secoli ne rende obiettivamente problematica la sua rappresentazione completa. I Musei, come spazi principali dedicati all’esposizione per conservare e tramandare le storie dei popoli hanno sempre sentito il bisogno di comprare e comprare opere d’arte. Perché questa e’ la loro mission e perché, oltre che dalla qualità, anche dalla quantità dei capolavori deriva  la loro classifica reputazionale e lo standing internazionale.

Parallelamente però non si è saputo adeguare gli spazi espositivi museali alle crescenti esigenze di spazi. Da qui la scelta necessitata di servirsi vieppiù dei depositi che sono stracolmi, in tutti i musei e non solo quelli italiani, di opere artistiche seppellite, non fruite e non fruibili se non da un ristretto manipolo di manutentori e ricercatori. Il grosso pubblico, insomma, non li vedrà mai. Si calcola che ciò che viene esposto in Museo sia mediamente solo 10 per cento del patrimonio della singola realtà museale. Ad esempio il British Museum espone circa lo 0,5 dei beni conservati in deposito.

Per non parlare di alcune realtà dove addirittura tutto il Museo è chiuso e inaccessibile, come il MAN di Napoli chiuso dietro grosse sbarre invalicabili.

Non sono casi isolati, il problema è endemico. Negli Stati Uniti con molta preveggenza ormai si progettano Musei dove anche i depositi siano accessibili al pubblico, come lo Smithsonian di Washington. Da questo punto di vista nello scenario internazionale che sembra decisamente aver superato il problema è il nuovo Museo egizio de Il Cairo, non distante dalle Piramidi. Un’opera mastodontica con un numero impressionante di reperti tutti vedibili, senza distinzione tra spazi espositivi e magazzini

Ma per venire all’Italia, nulla e’ stato fatto per migliorare la situazione con l’eccezione degli Uffizi che meritoriamente hanno convertito a spazio pubblico un’ala del palazzo prima adibita a deposito“.

  • Come Presidente della Fondazione Spazi dell’Arte hai presentato un progetto per far sì che le opere d’arte possano finalmente essere a disposizione del pubblico e ammirate per la loro bellezza, ma anche per la cultura che rappresentano. Così che l’esempio degli Uffizi non rimanga solo un, fortunato, caso isolato. Cosa puoi dire in proposito ai nostri lettori?

La mia idea è di proporre, con un progetto meditato e studiato dal punto di vista organizzativo e finanziario al Ministro della Cultura, l’apertura di nuovi musei che si aggiungano ai 450 di oggi. Da qui il titolo del progetto: “Un museo in ogni Comune“, che poi realizzerebbe il sogno di ogni Sindaco.

Il progetto si regge economicamente perché grazie al fondi PNRR si possono aprire nuovi musei nei Palazzi e Dimore storiche già restaurati con fondi europei e che devono avere destinazioni culturali. Se il Ministero con abile e attenta regia predispone un accordo quadro che investa il sistema museale italiano impegnando la concessione in comodato gratuito di quanto attualmente non è godibile da nessuno, incrociamo i nuovo spazi con i capolavori attualmente sepolti e automaticamente aumentiamo gli spazi a disposizione dell’Arte e degli amanti dell’Arte.

Un progetto, quindi, già finanziato dalle risorse europee che potrebbe aumentare di qualche decina il numero  attuale dei musei italiani creando Cultura, turismo, socialità e indotto economico“.

  • Dal tuo punto di vista è possibile aprire spazi anche meno “istituzionali” per ampliare il concetto di esposizione d’arte, non limitandolo ai temi classici?

L’ampliamento degli spazi a disposizione della Cultura però non può essere considerato solo un tema di competenza del pubblico. C’è la necessità evidentemente di condividere maggiore consapevolezza e sensibilità culturale anche tra i privati. Migliaia sono le location che potrebbero ospitare Arte e ciò soprattutto in favore degli artisti giovani emergenti che più’ di tutti faticano a trovare scenari per le loro rappresentazioni.

Chiese, industrie, capannoni, spazi all’aperto, case dei privati possono essere una valvola di sfogo creativo. La Fondazione Spazi dell’Arte si propone  di creare, ad esempio, un reticolo di case private dove sia possibile offrire nuovi spazi all’Arte, aprire le porte all’arte di comunità e predisporre nuove forme di socializzazione culturale“.

Eva Bergamo

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