Medicina

Pubblicato il Maggio 5th, 2021 | Da Redazione Russia News

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La Russia resta il primo paese al mondo ad avere eseguito autopsie su pazienti Covid

Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, l’OMS è stato chiaro: vietato eseguire autopsie sui cadaveri marchiati Covid.

L’Italia si è adeguata con prontezza a questo ordine calato dall’alto, assolutamente privo di fondamenti scientifici. Il Ministero della Salute ha infatti proibito agli ospedali italiani di fare autopsie, suggerendo invece di bruciare i corpi “per evitare contagi”; tra l’altro in questo modo non sarebbero più stati disponibili per un eventuale esame post mortem in tempi successivi, ma chi lo fa notare viene come al solito definito complottista.

Faccio un piccolo appunto di carattere sanitario: se la medicina moderna riesce a diagnosticare e trattare sempre più patologie, che un tempo avevano esito sfavorevole, è anche grazie all’esecuzione delle autopsie, che permettono al patologo di constatare i danni e capire l’evoluzione della malattia, in modo da poterne studiare il miglior protocollo di cura. Non serve una laurea in medicina per capirlo, quindi poteva arrivarci benissimo anche il Ministro della Salute, l’intoccabile Roberto Speranza dalla mente letargica e lo sguardo diversamente sveglio, che effettivamente medico non è, ma ci impone misure demenziali perché così gli è stato detto di fare.

Molti dottori italiani si sono ribellati a questo ordine criminale assai dannoso, ma come spesso succede nel nostro paese, non sono stati minimamente considerati, quando non addirittura zittiti e oscurati dai media.

Diametralmente opposta la situazione in Russia, dove non comandano enti finanziati da Big Pharma, ma la tutela della salute pubblica è sotto controllo statale, pertanto ben lontana da eventuali interessi di tipo privato (non a caso i prezzi dei farmaci e delle visite sono molto più bassi che da noi).

La Federazione Russa è quindi il primo paese al mondo ad eseguire l’autopsia su un cadavere Covid-19, secondo le indicazioni del Ministero della Salute russo, che ne descrive la corretta procedura in base al protocollo denominato “Sicurezza del lavoro con microrganismi dei gruppi I-II di patogenicità (pericolo)“, che prevede l’adozione di indumenti protettivi, tipo “tuta antipeste di tipo 2“, e la procedura in totale sicurezza per la raccolta di materiale, oltre al corretto smaltimento dei rifiuti.

Nel reparto patologico viene effettuato un esame istologico con lo studio di tutti gli organi principali, una descrizione dettagliata dei cambiamenti morfologici, con particolare attenzione ai cambiamenti negli organi dell’apparato respiratorio. Se necessario, si utilizzano macchinari e metodi di ricerca aggiuntivi. Tutti i cambiamenti morfologici significativi dal punto di vista diagnostico dovrebbero, se possibile, essere registrati utilizzando la ripresa tramite foto o video. I campioni di ogni organo vengono prelevati per l’esame istologico.

Spiego questo non per fare un trattato di anatomopatologia spiccia, ma per far capire come sia effettivamente possibile eseguire esami post mortem senza rischi per il personale sanitario coinvolto; i protocolli giusti esistono, basta volerlo e saperlo fare. Aggiungo a titolo di cronaca che non si segnalano patologi russi morti di Covid trasmesso da cadavere.

Le linee guida del Ministero della Salute russo evidenziano anche l’importanza , quando si formula una diagnosi patologica, di differenziare la morte del soggetto “per covid” da quella “con covid“, cosa che in Italia, anche dopo più di un anno, pare non voglia proprio entrare nelle teste corredate di cervello mononeuronico dei politicanti e pseudo virologi da salotto, che non arretrano neanche di fronte all’evidenza dei tanti morti che si potevano (e dovevano) salvare, e continuano imperterriti a terrorizzare la gente dall’alto dei loro scranni televisivi, snocciolando numeri relativi a positivi, decessi e contagi palesemente assurdi e oramai poco credibili.

Dopo approfondite indagini, è stato quindi scoperto che nei pazienti deceduti la causa non era polmonite, ma coagulazione sistemica. I vasi sanguigni erano infatti dilatati e pieni di coaguli, che impedivano il flusso sanguigno e riducevano anche il flusso di ossigeno fino a portare alla morte. In contrasto con le linee guida dell’OMS, gli esperti russi hanno quindi cambiato i protocolli di trattamento, iniziando a somministrare ai pazienti Covid l’acido acetilsalicilico (la classica Aspirina) dagli effetti anticoagulanti, assieme a farmaci antibiotici ed anti-infiammatori.

Di conseguenza, le persone hanno iniziato a guarire e gli ospedali a vuotarsi, dimostrando al mondo che la malattia da Covid-19 si può curare; alcuni scienziati russi affermano inoltre che i ventilatori e un’unità di terapia intensiva non sono mai stati necessari“. Mi sento di dar loro ragione, visto che i molti, troppi morti italiani, sono stati spesso uccisi non dal patogeno chiamato Covid ma dalle cure sbagliate, in particolare la ventilazione che ha creato danni irreversibili al tessuto polmonare, bruciando letteralmente gli alveoli. Ciò che va curato è innanzitutto l’infiammazione, e abbiamo visto che i farmaci ci sono.

Il Ministero della Salute russo dichiara quindi che: “Il Covid-19 non esiste come virus, ma piuttosto come un batterio che è stato esposto alle radiazioni e causa la morte umana per coagulazione nel sangue“. Una affermazione che fa riflettere, da parte di una fonte autorevolissima, e che trova ulteriore riscontro nell’utilizzo efficace degli antibiotici nel nuovo registro di cura.

L’omologo Ministero italiano continua invece a prescrivere “Tachipirina e vigile attesa“, arrivando addirittura a proibire le cure domiciliari, minacciando provvedimenti verso quei medici coscienziosi che non si allineano al Nuovo Ordine Sanitario. L’atteggiamento del Ministro Speranza e dei suoi lacché appare molto pericoloso nella sua ostinata perseveranza verso un protocollo sbagliato, che ha ucciso e rischia di uccidere ancora… tutto ciò, dopo oltre un anno, non è più ammissibile.

Eva Bergamo

 

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