Pubblicato il Aprile 16th, 2018 | Da Redazione Russia News
0LA RUSSIA DEL DOPO VOTO PUNTA ALLA STABILITA’
A distanza di circa un mese dalle elezioni presidenziali, pubblichiamo alcune riflessioni fatte da Luigi Marino, presidente dell’Associazione “Massimo Gorki” e Osservatore Internazionale in occasione del voto (nella Regione di Volgograd).
I commenti dei giornali russi sono abbastanza univoci: in Russia si è votato per la stabilità.
Dalla “Nezavisimaja gazeta alla “Izvestija“, “Vedomosti”, “Rossijskaja gazeta” è tutto un riportare di dati elettorali che parlano da soli. Per Putin hanno votato 56,4 milioni di elettori su 73,4 milioni di votanti, ottenendo quasi 11 milioni di voti in più rispetto al 2012. Anche Mosca e San Pietroburgo, ove l’opposizione è più consistente, hanno votato per il Presidente uscente. Gli esperti hanno sottolineato che vi è stata una campagna di mobilitazione degli elettori, mentre l’elettorato di protesta è risultato disorganizzato e confuso sia per i numerosi candidati alternativi che per lo stesso invito al boicottaggio della consultazione da parte di A. Naval’nyj .
Il Segretario del Comitato Centrale del KPRF Sergej Obuchov così si è espresso: “Hanno contribuito la possente mobilitazione delle compagnie statali, le risorse amministrative, la carnevalizzazione dei seggi con i banchetti per i buffet, i concerti degli allievi di parecchi istituti e scuole”. Ma al di là di queste rimostranze va in ogni caso rilevato che la partecipazione al voto è stata del 67,47%, un risultato che di per sé sta a significare che l’appello a disertare le urne non ha ottenuto riscontro, dal momento che solo nel 1991 si raggiunse il 76,66 % dei votanti.
Inoltre non si può ignorare che in tutti i seggi erano presenti i rappresentanti dei diversi candidati, gli osservatori nazionali ed internazionali, nonché un sistema di video-controllo delle operazioni. Ma soprattutto non vi sono state significative trasgressioni sia nel corso delle votazioni che dello spoglio.
Per il KPRF è il peggior risultato ottenuto nelle presidenziali. Zirinovskj aspirava al 2° posto, ma il suo risultato è di gran lunga inferiore alle sua aspettative, il che significa che anche parte del suo elettorato ha preferito un Presidente garante della stabilità.
A Mosca Putin ha ottenuto il 72,6%, un successo personale dal momento che nella precedente elezione del 2012 aveva ottenuto il 47% dei voti. A San Pietroburgo 79,5 %.
In tutta la Russia i risultati sono stati questi:
– Putin 76,6%, Grudinin del KPRF 11,8%, Zirinovskij 5,65, K.Sobcak 1,68%. Javlinskij 1,05%
Occorre rimarcare che Mironov del partito “Russia Giusta” non aveva presentato la propria candidatura né altri candidati, per cui è da pensare che i voti siano confluiti sul Presidente Putin.
Che il Presidente uscente parta avvantaggiato nella competizione per evidenti motivi di quasi quotidiana esposizione pubblica, soprattutto in rapporto a chi si candidi per la prima volta, è indubbio. Questo vale in qualsiasi sistema di Repubblica presidenziale e comunque riguarda gli alti esponenti di tutte le istituzioni parlamentari e non. Ma obiettivamente questo di per sé non può costituire motivo per “delegittimare” il successo di Putin ed il consenso ottenuto al di là di ogni aspettativa, del resto in linea con gli stessi sondaggi effettuati precedentemente alle elezioni.
I fattori determinanti del successo di Putin sono stati diversi: la determinazione nelle scelte, chiaramente esposte nel messaggio all’Assemblea Federale del 1° Marzo, certamente il risvegliare l’orgoglio nazionale ferito, ma anche l’assicurare una crescita concreta delle condizioni generali di vita dei cittadini, tutelando l’identità culturale e la sicurezza del paese.
A Mosca come in tutto il paese, dalle Olimpiadi in poi sino alle più recenti accuse da parte del Governo inglese, si è venuta a creare una situazione per cui i cittadini della Russia si sono sentiti come in una fortezza assediata ed hanno reagito con il riconfermare il Presidente uscente.
Se qualcuno ha pensato che le accuse inglesi a distanza di qualche settimana dal voto potessero indebolire il prestigio di Putin e quindi influire negativamente sul risultato elettorale ha certamente sbagliato a fare i conti e alla luce del consenso ottenuto il tutto si è risolto in un vero e proprio boomerang.
Anche gli elettori russi all’estero a fronte di questa campagna anti Russia hanno dato un voto quasi plebiscitario a Putin.
La “Nezavisimaja gazeta” del 20 marzo ha scritto che undici organizzazioni della comunità russa presente negli Stati Uniti si erano rivolte al Congresso americano perché non riconoscesse il risultato elettorale e non si rallegrasse con un “presidente illegittimamente eletto”. Così pure nel Regno Unito ed in alcuni paesi della Unione Europea. E’ stato un abbaiare alla luna, dal momento che per la prima volta invece nella storia della Russia post-sovietica il vincitore delle elezioni presidenziali ha ricevuto più della metà dei voti di tutti gli elettori.
Come anche in precedenza Putin il giorno dopo la sua elezione ha incontrato tutti gli altri candidati per esporre i suoi piani per il futuro, sollecitando sforzi unitari per la soluzione dei problemi.
In sintesi il suo discorso è stato questo: “L’unità è necessaria per andare avanti ! E per questo occorre sentire il polso di ogni cittadino, mettendo all’ordine del giorno anzitutto le questioni interne (crescita economica, innovazione tecnologica, produzione industriale, infrastrutture, sviluppo dl sistema sanitario, istruzione e formazione) per elevare il livello di vita della popolazione della Federazione russa. Va da sé che poniamo e porremo la necessaria attenzione all’ulteriore rafforzamento del sistema difensivo del Paese. Nessuno intende retrocedere dalla corsa agli armamenti, ma noi al contrario intendiamo costruire rapporti con tutti gli Stati affinché questi diventino costruttivi”
Con questi risultati e con queste linee di politica interna ed estera tutti gli altri paesi dovranno confrontarsi nel prossimo futuro.
Luigi Marino
Osservatore Internazionale in Russia (Regione di Volgograd)