La battaglia di Bakhmut - Russia News / Новости России

Conflitti

Pubblicato il Febbraio 19th, 2023 | Da Redazione Russia News

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La battaglia di Bakhmut

Lungi dal termine, anche in queste ora continua la sanguinosa battaglia di Bakhmut ancora in gran parte in mano all’esercito ucraino.

Nonostante gli sforzi della formazione militare privata Wagner e dell’esercito russo e nonostante gli Stati Uniti abbiano suggerito a Zelensky di ritirare le sue truppe, pare che quest’ultimo voglia trasformare la cittadina del Donetsk in uno scontro d’epopea come Alamo.

L’esercito ucraino sta continuando a mobilitare uomini e mezzi in direzione di Bakhmut, aumentando l’intensità dello scontro che sta portando a centinaia le morti tra le file gialloblu.

Ovviamente i media stanno descrivendo i soldati ucraini come grandi eroi e combattenti mentre la realtà è ben diversa e sarebbe quasi speculare alla tragedia dell’esercito iracheno che non aveva altra scelta che combattere contro gli U.S.A., pena, l’essere ammazzato dalla Guardia Repubblicana di Saddam Hussein.

La realtà è che Bakhmut è altamente strategica per entrambi gli schieramenti, ovviamente non è che chi conquista Bakhmut vince la guerra: i russi riuscirebbero a stabilizzare le loro posizioni e aumenterebbero la loro capacità di proiezione soprattutto verso il sud ucraino; per Kiev poco cambierebbe.

Facendo un parallelo storico, Bakhmut è, per i russi, quasi una Magenta per l’esercito franco-piemontese mentre l’esito, in caso di vittoria ucraina, sarebbe paragonabile alla vittoria dell’Unione a Gettysburg.

Il centro abitato di Bakhmut è un importante snodo ferroviario con quattro stazioni e attraversato dalla via ferrata che attraversa il Donbass. Qualora l’esercito russo dovesse conquistarlo, ovviamente, rafforzerebbe le sue posizioni nelle aree russofone e, grazie alla ferrovia avrebbe maggiore capacità di proiezione verso sud, e non verso ovest, e quindi verso Kiev, come in tanti vorrebbero far credere.

Questa è una guerra che verrà vinta da coloro che sanno dimostrare una maggior capacità logistica ed è proprio in questo settore che l’Ucraina, nonostante gli aiuti della NATO, ha forti carenze.

Oltre alla logistica, un altro fattore a scapito degli ucraini è il fatto che non hanno degli strateghi se non quelli che combattono questa guerra dal Pentagono e non hanno una reale conoscenza situazionale, se non puramente tattica.

Ovviamente questa consapevolezza a breve termine è d’ostacolo alla conquista di obbiettivi strategici, motivi, questi, per cui anche 300 carri armati o 100 F16, possono solo rallentare l’avanzata russa ma non fermarla definitivamente.

Il fatto stesso che il Pentagono abbia suggerito a Zelensky la resa a Bakhmut, che potrebbe essere anche un consiglio per evitare di perdere almeno 30.000 unità, tanto anche se rallentata, l’avanzata russa continua, è sintomo che non abbiano ben compreso cosa significhi strategicamente parlando, la conquista di Bakhmut.

Tornando al parallelo con la Battaglia di Magenta, vorrei ricordare che nel primo pomeriggio i francesi ebbero molte difficoltà ad avanzare ma che gli austriaci non seppero approfittare di queste criticità arrivando a sera a dover ripiegare ed arrendersi, quindi il fatto che si stia combattendo casa per casa e via per via e che l’esercito russo sia rallentato non è una vittoria ucraina, semmai è una falsa speranza di vittoria, in quanto, al momento, l’esercito russo è ben rifornito e le infrastrutture logistiche alle sue spalle funzionano a pieno ritmo.

Al contrario, le forze ucraine sono allo stremo, mancano munizioni, le infrastrutture sono danneggiate e pertanto la logistica arranca.

Anche gli uomini sul campo ormai stanno scarseggiando: è notizia di pochi giorni fa che l’establishment di Kiev ha prorogato la legge marziale di altri tre mesi ed esteso il regime di mobilitazione generale forzata per un periodo altrettanto lungo.

Queste azioni dimostrano che ormai, Zelensky, considera il suo popolo carne da macello da inviare la fronte ma, ovviamente, senza un ordine da Biden, non potrà iniziare colloqui seri per salvare ciò che resta dell’entità geografica che è stato chiamato a governare conto terzi.

Gian Giacomo William Faillace

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