Pubblicato il Novembre 8th, 2015 | Da admin
0I RAPPORTI FRA ITALIA E RUSSIA PASSANO ANCHE PER LA QUALITA’ DELL’INFORMAZIONE
Può considerarsi davvero di qualità l’informazione fra l’Italia e la Russia? Fino a che punto le relazioni diplomatiche esistenti fra due paesi la possono influenzare? Il IV Forum sull’informazione fra questi due paesi tenutosi lo scorso mese a San Marino, ha fatto emergere da un lato la necessita di resettare l’intero mondo del giornalismo, considerando i pregiudizi che accompagnano purtroppo ancora buona parte degli operatori dell’informazione, quando si parla della Russia. Dall’altro lato, la necessità di avere un organismo indipendente e sovranazionale, composto da giornalisti che ne controlli la qualità e l’imparzialità, oltre che i giusti parametri etici. Del resto, non può essere altrimenti considerando che i recenti e tragici avvenimenti internazionali, che vedono ancora una volta coinvolta la grande superpotenza eurasiatica, hanno riproposto l’irrisolto problema della qualità del modo di trasmettere le notizie, quando si parla di un paese che – lasciatosi alle spalle la brutta esperienza del regime comunista – ha ritrovato quell’importanza e quel prestigio che si erano momentaneamente appannati a cavallo fra gli ultimi anni del secolo scorso ed i primi di quello attuale. Il pensiero va inevitabilmente alla tragedia dell’aereo russo, precipitato per ragioni ancora tutte da chiarire nei pressi del Sinai. Sin da subito si è fatta strada nei mezzi di comunicazione nostrani, l’ipotesi della bomba a bordo messa dai terroristi islamici dell’ISIS nascosta in una piccola valigetta, riprendendo le indiscrezioni fornite dai servizi segreti inglesi. Il tutto però – e qua occorre fare una bella tiratina d’orecchi ai colleghi delle emittenti televisive e dei quotidiani – dimenticandosi quello che in fondo è il dovere di ciascun giornalista che voglia svolgere in maniera seria e professionale questa bellissima professione: controllare la veridicità e l’autorevolezza della fonte, andando a riscontrare se quella notizia sia effettivamente vera o non si tratti piuttosto di un tentativo di depistaggio o, ancora peggio, di mettere in cattiva luce un interlocutore assai scomodo. Infatti le autorità russe ed egiziane mantengono una certa cautela sulle cause della tragedia, non escludendo alcuna ipotesi ed invitando tutti ad attendere l’esito dell’analisi della scatola nera che potrebbe fornire elementi molto importanti per le indagini in corso. Sono stati così mandati a farsi benedire tutti quei principi cardine della deontologia professionale che rappresentano la principale garanzia di qualità del prodotto editoriale, nei confronti del cittadino che ha il diritto di ricevere un’informazione corretta, trasparente, imparziale ed anche di facile fruibilità. A giudicare dall’accanimento mediatico messo in campo da oltre un anno a questa parte con lo scoppio della guerra civile in Ucraina, ci sembra di poter dire con una certa cognizione di causa che la Russia debba sempre e comunque apparire agli occhi dell’opinione pubblica, come la parte cattiva della situazione. Nel caso specifico, ci si è accodati come al solito a ciò che dicono i media che stanno dalla parte degli americani, secondo un cliché che ormai ben conosciamo e che ci accompagna dalla fine della seconda guerra mondiale. Quando, una volta iniziato il periodo della guerra fredda, fu creata politicamente ed anche mediaticamente la contrapposizione fra i blocchi occidentale ed orientale, al solo scopo di far vivere all’intera umanità un clima di perenne angoscia, con la minaccia dello scoppio improvviso della terza guerra mondiale con le armi nucleari. Una lucida operazione di “indottrinamento mediatico” perpetrata non solo attraverso ciò che i media ci hanno sempre comunicato, ma anche con strumenti molto più subliminali come film, spot pubblicitari ed anche la stessa cultura che ci hanno sempre parlato del mito del modello americano senza mai invece evidenziarne i difetti. Non che dall’altro lato della cortina di ferro le cose fossero poi tanto diverse, anzi! Ma questa idea di descrivere sempre in termini negativi la Russia, sta resistendo anche ai giorni nostri, nonostante che per fortuna da più di 20 anni sia crollato il regime comunista.
“Ci sono due tipi di informazione diversa – osserva Lucia Bellinello, collega di “Russia Beyond the Headlines IT” – quando si parla di Russia. E si tratta di un tema di grande attualità alla luce di quello che sta succedendo oggi. Occorre in tal senso fare un vero e proprio reset per la nostra professione, allo scopo di dare nuova dignità ricordandoci della libertà di stampa. Il fatto saliente è che quello del giornalista è ritenuto un mestiere arrivato ad un punto morto perché troppo spesso svilito. Ma di cui invece proprio non se ne può fare a meno”. Sugli aspetti più politici invece punta l’indice, il Console della Federazione Russa a Bologna e dell’Emilia Romagna, Igor Pellicciari. “Che ci sia un mainstream che si ostini nel considerare la Russia come “gli altri” – rileva – è indubbio e questo è da ricercarsi in una ragione, se vogliamo, emotiva oltre che storica quando all’epoca del pericolo sovietico si dipingeva la Russia come il nemico o comunque in modo del tutto negativo. Ieri si parlava di Unione Sovietica, oggi di Russia quale minaccia quando invece gli americani fanno “intelligence”. Ed i recenti avvenimenti internazionali hanno fatto rinascere nell’animo e nella mente di qualcuno tale stereotipo. Le cose almeno nel nostro paese pare però che stiano cambiando, se pensiamo che in calce agli articoli i commenti sono spesso e volentieri ben più obiettivi dello stesso elaborato del giornalista. E questo nonostante il pregiudizio ancora esistente. In merito al ruolo del giornalismo nel contesto delle relazioni esistenti fra due paesi, posso affermare che se esso non funziona non è la causa, ma semmai l’effetto del buono o cattivo stato dei rapporti diplomatici. Per me, questa è una conseguenza che sta a valle di tutto”. Che sia necessario avere un pluralismo informativo, ne è convinto il professor Michele Chiaruzzi del Centro per le Relazioni Internazionali dell’Università di San Marino. “La qualità dell’informazione sulla politica internazionale è sempre discutibile, soprattutto se si pensa alle implicazioni che essa può avere sullo scottante tema delle relazioni fra i Paesi. Ed anche quando ci si occupa degli eventi che riguardano un grande paese come è la Russia. Per questo credo – conferma – sia necessario aprire un canale o anche più di uno proprio sul tema del pluralismo informativo e sulla riflessione sui rapporti con la Russia, coinvolgendo tutti gli agenti rilevanti che fanno parte della politica mondiale”. Vi è certamente in conclusione da sottolineare che, così come sottolinea il direttore di Russia News, Gianfranco Vestuto, “l’informazione tra la Russia, ma ancora più in generale tra i paesi dell’area euroasiatica, non può limitarsi ai soliti bollettini di guerra a cui assistiamo quotidianamente ma, deve avere maggiore attenzione anche alla cultura e alle radici storiche che l’Italia e la Russia portano come dote. Anche per questo ritengo che alla quantità degli operatori dell’informazione non corrisponde di contro una adeguata qualità della stessa“.
Francesco Montanino