Pubblicato il Ottobre 8th, 2013 | Da admin
0Con il fiato sospeso per Greenpeace
Da Napoli a Mosca, molte le manifestazioni per richiedere la liberazione degli attivisti, fra i quali anche un italiano, fermati dopo il blitz alla piattaforma petrolifera. Nel frattempo, gli inquirenti russi continuano a studiare il caso, in attesa di formulare le accuse ufficiali
“Una vera e propria minaccia per la sicurezza dell’equipaggio della piattaforma”, nonché “un’azione punibile per legge, indipendentemente dalle finalità pacifiche del gesto”. Sono parole dure quelle pronunciate il 30 settembre 2013 dagli inquirenti russi che stanno studiando il caso dei trenta attivisti di Greenpeace, fra i quali anche l’italiano Cristian D’Alessandro, dal 19 settembre 2013 in stato di fermo con l’accusa di pirateria.
E mentre da ogni parte del mondo arrivano le richieste per il rilascio degli ambientalisti, arrestati mentre contestavano le trivellazioni petrolifere di una piattaforma di Gazprom, tra non molto verranno formulate ufficialmente le accuse.
Manifestazioni, appelli, raccolte firme. Da Mosca a Bruxelles, passando per Napoli, città natale dell’italiano coinvolto nella vicenda, migliaia di persone si sono raccolte per rivendicare la liberazione degli attivisti.
“Si tratta di un’accusa assurda – ha dichiarato l’esperto di diritto ecologico di Greenpeace Russia, Michael Kreindlin -. L’articolo 227 del codice penale che fa riferimento alla pirateria prevede che la nave sia stata assalita con la forza al fine di appropriarsi di beni altrui. Ovviamente non è questo il caso degli attivisti di Greenpeace. Si tratta di membri di un’organizzazione non violenta, che non possono essere accusati di pirateria”.
E mentre prosegue l’impegno della Farnesina (il ministro italiano degli Esteri Emma Bonino è in continuo contatto con l’Ambasciata a Mosca e il Consolato Generale a San Pietroburgo per individuare una soluzione alla vicenda, si legge in una nota), il vice console italiano a San Pietroburgo ha assicurato che il connazionale “è in buone condizioni psico-fisiche”.
Dito puntato invece da parte di Gazprom che, attraverso il suo portavoce Sergei Kupriyanov, ha fatto sapere: “Queste rivendicazioni sono state fatte in maniera illegale, senza dimenticare che è stata messa a repentaglio la sicurezza delle persone che in quel momento si trovavano a lavorare sott’acqua: provate a immaginare cosa vuol dire lavorare in quelle condizioni. Ogni minimo errore può trasformarsi in tragedia”.
Dando seguito alle dichiarazioni del Presidente russo Vladimir Putin, che nei giorni scorsi ha definito l’accaduto “una minaccia per la salute e la vita delle persone”, il ministro russo per le Risorse Naturali Sergei Donskoj ha affermato che “non condivide forme di protesta così aggressive, che hanno come unica conseguenza spiacevoli risvolti”.
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