Pubblicato il Aprile 6th, 2020 | Da Redazione Russia News
0CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA: CONSEGUENZE DEVASTANTI DEL COVID-19 PER L’ECONOMIA
Il Centro Studi Confindustria ha diffuso pochi giorni fa giorni fa le sue previsioni per l’andamento dell’economia italiana, duramente colpita dalle conseguenze dell’epidemia di COVID-19.
L’impatto del Covid-19 e delle misure di contenimento del contagio è stato devastante in marzo, quando l’attività è scesa del 16,6% su febbraio, portando l’indice di produzione indietro sui livelli di quarantadue anni fa. Le prospettive sono in forte peggioramento. Per il secondo trimestre, anche in conseguenza della chiusura di circa il 60% delle imprese manifatturiere, la caduta dell’attività potrebbe raggiungere il -15%. La diminuzione del valore aggiunto nell’industria contribuirà negativamente alla dinamica del Pil italiano, previsto arretrare del 3,5% nel primo trimestre e del 6,5% nel secondo.
Sotto l’ipotesi che la fase acuta dell’emergenza sanitaria termini a maggio 2020 e che l’attività produttiva riprenda gradualmente da fine aprile a fine giugno, il CSC ha stimato un calo del PIL in Italia del 10% nei primi due trimestri, rispetto a fine 2019. Seguito da un parziale recupero nella seconda metà dell’anno. Nella media del 2020, il CSC ha previsto una caduta del PIL pari al -6%.
Nel caso in cui la situazione sanitaria non evolvesse positivamente in una direzione compatibile con questo scenario dell’offerta, le previsioni economiche andrebbero riviste al ribasso. Il CSC ha stimato che ogni settimana in più di blocco normativo delle attività produttive, secondo i parametri attuali, potrebbe costare una perdita ulteriore di PIL nell’ordine di almeno lo 0,75%. L’analisi dell’IFO del 2 aprile Uno dei principali istituti di analisi economica in Germania, l’IFO di Monaco di Baviera, ha diffuso oggi le sue stime dell’impatto della chiusura parziale della produzione, necessaria per contenere l’epidemia, relativamente ad alcuni dei principali paesi europei.
Riguardo all’Italia, le stime dell’IFO sono in linea con quelle del CSC. E sono anche più drammatiche nello scenario “peggiore”. L’IFO stima che una chiusura parziale dell’attività economica in Italia della durata di due mesi ridurrà
la crescita annua nel 2020 di 8,0‐13,1 punti percentuali, a seconda dello scenario. Ogni settimana di estensione della chiusura dell’attività economica determinerà una riduzione addizionale del PIL per 0,8‐1,5 punti percentuali. Dunque, la stima CSC corrisponde allo scenario “migliore” dell’IFO, quello meno pessimista. Riguardo agli altri paesi, l’IFO ottiene stime non distanti da quelle calcolate per l’Italia.
• Spagna: una chiusura di due mesi riduce la crescita annua di 8,1‐13,8 punti percentuali; ogni settimana addizionale di chiusura determina una perdita di 0,8‐1,6 punti percentuali.
• Francia: una chiusura di due mesi riduce la crescita annua di 7,3‐12,3 punti percentuali; ogni settimana addizionale di chiusura determina una perdita di 0,7‐1,4 punti percentuali.
• Regno Unito: una chiusura di due mesi riduce la crescita annua di 7,7‐13,0 punti percentuali; ogni settimana addizionale di chiusura determina una perdita di 0,8‐1,5 punti percentuali.
I dati qualitativi disponibili confermano uno scenario estremamente negativo, nonostante le indagini siano state chiuse prima del lockdown del 23 marzo: il PMI manifatturiero è sceso sui valori più bassi da undici anni (a 40,3, da 48,7 di febbraio), con produzione ai minimi storici (27,8) e nuovi ordini sui livelli della primavera 2009 (31,1); anche la fiducia ISTAT delle imprese manifatturiere è scesa rapidamente in marzo (89,5 minimo dal 2013), con giudizi su ordini in forte peggioramento e scorte in accumulo (per una caduta della domanda più forte di quanto atteso). Le prospettive per i prossimi mesi sono dunque più negative di quanto osservato nel primo trimestre: la variazione acquisita nel secondo è di -12,5% e la caduta dell’attività potrebbe raggiungere almeno il 15%. Da ieri, la chiusura delle attività produttive è stata prorogata fino al 13 aprile. La riapertura avverrà gradualmente, mentre la domanda domestica in alcuni settori sarà ancora molto debole ed il contributo di quella estera peggiorerà in linea con l’allargamento del contagio nel resto del mondo. Occorre evitare ritardi nell’implementazione delle misure di sostegno alle imprese ed ai lavoratori per non aggravare le già drammatiche prospettive.
RED