Carne malata a marchio Lidl - Russia News / Новости России

Alimentazione

Pubblicato il Febbraio 25th, 2024 | Da Redazione Russia News

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Carne malata a marchio Lidl

Non sempre la carne che si trova nei supermercati è perfettamente sana come sperano i consumatori.

Una recente inchiesta della fondazione Essere Animali sulla carne di pollo in diversi punti vendita del colosso Lidl, ha portato alla luce la presenza di strisce di tessuto adiposo bianco che si formano sul petto dei polli allevati in grandi stabilimenti.

Il preoccupante fenomeno, chiamato white striping, è indice di scarso benessere dell’animale che ne è affetto e porta delle implicazioni anche nella qualità della carne ad uso alimentare.

Si tratta in pratica di una condizione degenerativa che colpisce i polli d’allevamento, in particolare quelli geneticamente selezionati per crescere più rapidamente e avere una maggiore quantità di tessuto da poter utilizzare per la vendita di carne. La crescita accelerata e la selezione genetica a cui sono sottoposti i poveri animali non è esente da problematiche in quanto il tessuto muscolare non si sviluppa in maniera corretta e non ha una buona circolazione sanguigna; la carenza di ossigeno e nutrienti nelle fibre va quindi a creare una sorta di atrofizzazione tissutale su cui si formano queste strutture a base lipidica.

Dalle immagini che vi postiamo, si può notare la presenza di strisce bianche che attraversano parallele le fibre muscolari, con diversi gradi di severità:

  • Grado 0: nessun segno di white striping visibile.
  • Grado 1: presenza di white striping con striature sottili sulla parte superficiale.
  • Grado 2: presenza chiara di white striping con striature più spesse su almeno il 75% della superficie.
  • Grado 3: presenza evidente di white striping su almeno il 90% della superficie, con striature molto più spesse.

La ricerca di Essere Animali ha dimostrato che il 90% degli oltre 600 petti di pollo analizzati in 38 punti vendita Lidl in Italia “presentano le striature bianche tipiche del white striping che corrono parallele alle fibre muscolari della carne e oltre la metà dei campioni mostrano livelli alti di gravità della malattia“.

E questo nonostante l’azienda etichetti gli articoli come “prodotto certificato“, “filiera controllata“, “uso di luce naturale“, “arricchimenti ambientali per favorire comportamenti naturali“, inducendo il consumatore a pensare di acquistare un prodotto che rispetta il benessere animale, mentre dalle analisi risulta l’esatto contrario.

La conseguenza per chi assume questi petti di pollo è l’introduzione di carne dal basso valore nutrizionale. Secondo alcuni studi risulta infatti un aumento del contenuto di grassi del 224%, una diminuzione delle proteine del 9% e un aumento del collagene del 10% rispetto alla carne di pollo non affetta da questa patologia.

Dal punto di vista della salute umana, possiamo dire che non ci sono danni evidenti, ma si tratta di prodotti che non apportano i benefici nutrizionali che in teoria dovrebbero e che chi li compra si aspetta, anche in considerazione che il petto viene scelto in virtù della sua magrezza e del suo maggior apporto proteico rispetto ad altre parti del pollo. Un così alto contenuto lipidico potrebbe a lungo andare creare problemi a soggetti che soffrono di cardiopatie e dislipidemie.

Il colosso tedesco, presente in Italia dal 1992 con il primo punto vendita a Rieti, e ad oggi ben consolidato con quasi 700 supermercati in tutto il Paese, basa la sua strategia aziendale sulla vendita di prodotti a basso costo, nel campo alimentare, ma anche di abbigliamento, detersivi e cura della persona.

L’azienda, dopo numerose pressioni da parte di varie associazioni ambientaliste a livello europeo, ha emesso una nota stampa in cui dichiara: “Lidl prende le distanze da qualsiasi forma di crudeltà nei confronti degli animali e condanna tutti ogni tipo di maltrattamento. Da anni Lidl è impegnata – e continuerà a impegnarsi – nello sviluppo continuo degli standard di benessere animale“.

Ad oggi, a parte le belle parole, non si sono viste azioni concrete.

Le associazioni hanno chiesto, finora senza soddisfazione, a Lidl di aderire all’European Chicken Commitment, un documento stilato nel 2017 che include un insieme di criteri concordati a livello europeo dalle principali organizzazioni che si occupano di benessere animale, allo scopo di incoraggiare le aziende alimentari a migliorare gli standard di allevamento dei polli, tra cui l’uso di razze a più lento accrescimento, la riduzione delle densità di allevamento e l’impiego di sistemi di stordimento efficaci prima della macellazione. 

La prima azienda italiana ad aderire al protocollo è stata Fileni, nel 2021, a cui hanno fatto seguito altri marchi, come Eataly, Cortilia e Carrefour Italia.

La strada per la tutela del benessere degli animali da allevamento è ancora lunga, ma sicuramente questi progetti possono costituire un buon punto di partenza.

Perché la grande differenza è che l’essere umano può scegliere in completa autonomia se mangiare o meno la carne derivata da tecniche poco etiche, ma gli animali non hanno alcuna possibilità di scelta e subiscono, incolpevoli, un destino di sofferenza per colpa di trattamenti che di umano hanno ben poco.

Eva Bergamo

Credits photo: Essere Animali ETS

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