Biden a Kiev, Blinken ad Ankara: solo propaganda per distogliere l’attenzione dalle loro evidenti difficoltà - Russia News / Новости России

Conflitti

Pubblicato il Febbraio 20th, 2023 | Da Redazione Russia News

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Biden a Kiev, Blinken ad Ankara: solo propaganda per distogliere l’attenzione dalle loro evidenti difficoltà

Con l’assise dei Paesi NATO a Ramstein sono venuti a galla tutte le problematiche della guerra in Ucraina: Olanda, Germania, Danimarca, stanno facendo un passo indietro in merito alla fornitura di Leopard 2 all’esercito di Kiev; la GB, che la momento è la più “ingaggiata” in questa guerra, ha negato gli aerei militari mentre gli U.S.A. non invieranno missili a lungo raggio, infine anche gli Abrams promessi da Biden potrebbero, il condizionale è d’obbligo, arrivare in autunno.

La negazione di missili e soprattutto di aerei è dettata dal buon senso: oltre ai tanti e complessi problemi logistici, c’è il dilemma delle basi da cui partirebbero i bombardieri. Se si usassero aeroporti in Ucraina, sarebbero facili obbiettivi dei russi, con esiti catastrofici per velivoli che costano miliardi di euro; se invece si usassero le basi dei Paesi confinanti, ci sarebbe il coinvolgendo diretto della Nato nel conflitto e ciò porterebbe alla Terza Guerra Mondiale.

Possiamo comunque dire che Mosca ha giocato benissimo le sue carte, o meglio, ha saputo condurre una partita a scacchi in maniera magistrale: schierando poco prima del summit la sua flotta, armata di testate nucleari, ha fatto da deterrente al coinvolgimento di molti membri NATO nella fornitura di sistemi d’arma a Kiev.

D’altro canto, soprattutto negli U.S.A., si stanno aprendo varie ipotesi per portare a temine il conflitto: il Capo degli Stati Maggiori congiunti, il generale Mark Milley, ha descritto uno scenario che punta verso un’impasse del conflitto tale da convincere sia la NATO che la Russia ad aderire a un negoziato e con Zelensky che sarà costretto ad accettare tutte le condizioni, non potendo portare avanti la guerra senza il supporto esterno.

Inoltre, sempre negli Stati Uniti, il conflitto in Ucraina sta cominciando a pesare molto non solo sull’opinione pubblica ma anche a livello politico e sulla politica estera di Washington D.C.

L’area neocon, alla guida degli Stati Uniti, attualmente è divisa in due fazioni, quella ossessionata dalla Russia e quella che vuole spostare l’attenzione sulla Cina.

Quest’ultimi sostengono che l’Ucraina stia danneggiando eccessivamente gli arsenali dello Zio Sam, lasciando l’America vulnerabile e che ci vorranno anni perché gli Stati Uniti compensino queste perdite di equipaggiamento.

I primi invece, di cui Biden fa parte, hanno investito nell’Ucraina tempo e denaro e vorrebbero rilanciare il conflitto.

Fatto sta che in qualunque modo vadano le cose, l’Ucraina sarà l’unica vittima della guerra ed ormai, in quasi tutto l’Occidente, si sta sempre più facendo strada la tesi dell’inevitabile sconfitta di Kiev ed i membri dell’U.E. e della NATO si stanno preparando a tale scenario. Solo l’Italia non vuole svegliarsi dal torpore, quasi volesse una vendetta per l’Armir.

Le conseguenze per un’escalation o di una lunga durata del conflitto in Ucraina metterebbe a rischio la reputazione degli Stati Uniti, cosa che le due fazioni neocon non vogliono e non è escluso che potrebbero concludere che Biden non sia l’uomo adatto a condurre gli Stati Uniti fuori da questo vicolo cieco e che il Presidente sia il problema e non la soluzione.

Infatti, Biden, nei sondaggi, è sostenuto da un misero 16% di americani che sostiene un miglioramento dall’inizio del suo mandato contrapposto ad un 75% degli elettori democratici e di tendenza democratica che desidera che non si candidi nel 2024. Significativamente, questo messaggio arriva oggi dai media di tendenza democratica, suggerendo che sono già in circolazione pensieri per sostituirlo.
Ciò significa in primo luogo che il filo del sostegno finanziario degli Stati Uniti all’Ucraina – come riferito dal capo della C.I.A. Bill Burns a Zelensky durante la sua ultima visita – probabilmente si ridurrà con l’arrivo dell’estate ed in secondo luogo, suggerisce che qualsiasi sostegno per l’ulteriore armamento di Kiev potrebbe terminare durante le primarie per le presidenziali USA.

Sempre durante questa visita, Bill Burns, ha preparato Kiev ad un ulteriore cambiamento nella posizione americana: viste le mancate dimissioni, a causa degli scandali che stanno travolgendo il governo ucraino, del ministro della Difesa Oleksii Reznikov, e la difesa ad oltranza di Zelensky verso quest’ultimo, gli americani stanno cercando un successore fidato legato alla CIA e ciò, come volevasi dimostrare, dimostra quanto sovrana sia l’Ucraina se Langley ha il potere di commissariare la sua presidenza ed il suo governo.

Gian Giacomo William Faillace

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