Pubblicato il Febbraio 18th, 2022 | Da Redazione Russia News
0Alleanza AUKUS: la nuova testa del serpente
Non c’è solo la Russia nel mirino occidentale. Gli Stati Uniti, assieme agli storici alleati Regno Unito e Australia hanno infatti siglato una nuova alleanza di tipo militare che porta l’acronimo inglese delle tre nazioni firmatarie Aukus, orientata all’area dell’indo-pacifico.
La firma sul trattato, da parte di Presidente e Primi Ministri, è avvenuta lo scorso 15 settembre e la sua operatività è prevista a iniziare dal prossimo mese di marzo.
Nella videoconferenza di presentazione, il Presidente Usa Joe Biden, il Primo Ministro inglese Boris Johnson e il Premier australiano Scott Morrison hanno descritto l’operazione come uno strumento utile per promuovere i valori condivisi dalle tre nazioni (viene da chiedersi a quali valori si riferiscano esattamente) e che lo scopo è quello di mantenere l’area dell’indo-pacifico libera e aperta al commercio e allo scambio.
Non si capisce in base a quali informazioni questi signori siano convinti che la suddetta zona geografica possa avere preclusioni al libero commercio, che è già una realtà, ma appare chiaro come il giochetto sia orientato a frenare l’ascesa economica (e non solo) del gigante cinese, nonostante il paese non venga mai formalmente nominato.
Non a caso, il patto prevede che una delle prime cose da attuare sia il potenziamento della flotta australiana, tramite la fornitura di 8 sottomarini d’attacco a propulsione nucleare (SSN), incoronando così l’Australia come settima nazione al mondo a poter disporre questa tipologia di armamento e la seconda dell’area indo-pacifica, dopo Cina e India. Per completezza, aggiungiamo che mentre l’India dispone di soli battelli lanciamissili balistici, la Cina vanta anche la tipologia di attacco SSN.
Certo che parlare di testate nucleari semplicemente per agevolare degli scambi commerciali lascia piuttosto interdetti, e verrebbe spontaneo associare questo pericoloso delirio ad una strategia di controllo sulle manovre navali di Pechino, al fine di limitarne la portata.
Ma l’accordo non riguarda solamente i sottomarini, e include anche la cooperazione su “capacità informatiche, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e ulteriori capacità sottomarine“.
Ad ogni modo, anche se molte parti rimangono coperte da segreto, ci è dato sapere che il patto si concentrerà prettamente sulla capacità militare, separandola dall’alleanza di condivisione dell’intelligence chiamata Five Eyes che comprende anche Nuova Zelanda e Canada.
Ovviamente le reazioni non si sono fatte attendere, a iniziare dalla Francia, che ha fortemente espresso la propria contrarietà, anche in virtù del fatto che la flotta australiana aveva un contratto molto redditizio (si parla di circa 31 miliardi di Euro) per 12 sottomarini a propulsione convenzionale con il Naval Group di Parigi, uno dei principali costruttori navali europei a operare sul mercato mondiale dei sistemi di difesa. Con questo patto invece il paese guidato da Emmanuel Macron si ritrova spettatore esterno, tagliato fuori da ogni accordo commerciale e militare.
Pechino ha invece definito questo accordo estremamente irresponsabile, aggiungendo che finirà per danneggiare irreparabilmente la sua relazione con gli Stati Uniti.
Secondo il Vice Direttore del Ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, una simile mossa “mina seriamente la pace e la stabilità regionali”. Il diplomatico cinese ha poi aggiungo che “i tre paesi dovrebbero scartare la mentalità a somma zero della Guerra Fredda e la prospettiva geopolitica ristretta“.
Il portavoce del Ministro degli Esteri Hua Chunying ha dichiarato che “la Cina è fermamente contraria allo sfruttamento dannoso da parte degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell’Australia delle scappatoie nel trattato di non proliferazione nucleare e nel meccanismo di salvaguardia dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica“.
Insomma, un altro potenziale casus belli di cui non si sentiva alcun bisogno…
Evidentemente la sindrome da “padroni del mondo” di alcuni stati non accenna a diminuire, e oltre alla sempre maggiore aggressività della Nato nei confronti di Russia e Bielorussia, che tra l’altro hanno appena ricevuto l’appoggio del Kazakistan, gli Stati Uniti pensano bene di allungare una ulteriore testa del serpente, stavolta diretta verso la superpotenza cinese, che difficilmente starà a guardare.
Una questione interessante riguarda però la firma di Joe Biden sul trattato Aukus, non solo per il fatto che “Sleepy Joe” pare non essere in possesso delle proprie facoltà mentali (i Repubblicani e alcuni Dem continuano infatti a chiedere che venga sottoposto a test psicologico), ma soprattutto in base alla probabile firma dell’atto contro le insurrezioni da parte di Donald Trump giusto prima del 20 gennaio, che di fatto metterebbe sotto commissariamento da parte dell’apparato militare la farlocca presidenza Biden-Harris, limitandone l’autorità, a causa della gravissima frode elettorale ai danni del legittimo vincitore delle elezioni 2020, ovvero lo stesso Trump.
In questo caso, con la decertificazione del risultato elettorale basata sul ricontrollo manuale delle schede attualmente in corso, si andrebbe a sanare la situazione per quanto riguarda il vero inquilino della Casa Bianca e contemporaneamente invaliderebbe le iniziative prese da Biden, compresa la sua firma su questo trattato volto a controllare e frenare le attività del paese guidato da Xi Jinping.
Sarà interessante vedere cosa deciderà di fare Trump una volta tornato al comando.
Eva Bergamo