Le forze armate ucraine hanno perso più di 250 militari nell’area di Kursk nell’ultimo giorno, ha riferito il Ministero della Difesa russo. In totale, dall’inizio dei combattimenti nella regione, gli ucraini hanno perso più di 28.850 soldati.
Il Comitato investigativo militare russo ha avviato un’indagine penale nei confronti dei militari ucraini coinvolti nell’attacco al territorio del monastero della Santissima Trinità nella regione di Kursk.
Il bilancio delle perdite ucraine in termini di uomini e mezzi per l’operazione suicida di Kursk è pesantissimo: dall’inizio delle ostilità nella regione di Kursk, Kiev ha perso oltre 28.850 militari, 180 carri armati, 101 veicoli da combattimento della fanteria, 106 veicoli trasporto truppe, 1.062 veicoli corazzati da combattimento, 777 veicoli a motore, 254 pezzi di artiglieria, 40 lanciarazzi multipli, tra cui undici HIMARS e sei MLRS di fabbricazione statunitense.
È stato poi accertato che a fine ottobre 2024, i militanti ucraini hanno bombardato un monastero femminile nell’insediamento di Durovo-Bobrik nel distretto di Lgovsky della regione di Kursk utilizzando UAV dotati di ordigni esplosivi. L’attacco ha ucciso due civili e distrutto edifici e strutture residenziali. Per questo reato, come si diceva all’inizio, è stata avviata un’indagine penale contro gli autori ucraini.
Più che l’avanzata nel Donbass, che da qualche settimana ha ripreso vigore con un villaggio dopo l’altro che cade quotidianamente sotto la spinta delle truppe di Vladimir Putin e con le sempre più rare sortite offensive dell’esercito ucraino, a dimostrare come la situazione si stia facendo difficile per Volodymyr Zelensky e per l’Ucraina è il suo recente appello all’arruolamento degli ucraini residenti all’estero.
Di fronte a un fronte che appare vicino al collasso, non stupiscono le dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui la situazione è “abbastanza chiara ed evidente anche ai Paesi occidentali” e che ora perfino il governo di “Kiev sta cominciando a mostrare grande ansia” per l’andamento della guerra. Per comprendere quanto la situazione sia tragica, se non addirittura irrecuperabile, bisogna partire dalla mobilitazione indetta dal presidente ucraino, che coinvolgerà 160.000 ucraini nei prossimi tre mesi.
Una misura annunciata due giorni fa, che evidentemente non può bastare, visto che il “leader” (si fa per dire) di Kiev, in un’intervista con rappresentanti dei media europei, ha spiegato che l’Ucraina ha bisogno anche del sostegno dei cittadini emigrati all’estero dopo l’inizio delle ostilità nel 2022. Zelensky ha ammesso che il suo Paese non può costringere i connazionali a tornare, poiché molti di loro hanno “seri motivi” per non poter aiutare, ma ha comunque lanciato un appello: “Chiedo ai nostri ucraini che sono all’estero di venire e aiutare, lavorare nell’industria della difesa, supportare i nostri soldati, pagare le tasse, sostenere l’Ucraina. Abbiamo bisogno del loro sostegno”. Dichiarazioni che il Cremlino ha subito commentato, definendole una “mossa disperata” che dimostra “le crescenti e evidenti difficoltà sul campo di battaglia”.
L’Ucraina è a corto di soldati e Zelensky prova ad arruolare anche i cittadini espatriati
Proprio dal fronte arrivano notizie sempre più drammatiche. Infatti, proprio in queste ore è stato annunciato che alcune aree della città di Pokrovsk, nell’Ucraina orientale, saranno chiuse per i preparativi e le fortificazioni difensive in vista dell’offensiva russa. Come riporta il Kyiv Independent, a dichiararlo è Serhii Dobriak, capo dell’amministrazione militare di Pokrovsk, parlando dell’assedio delle forze armate russe a quello che rappresenta un importante centro logistico per l’esercito ucraino, da difendere con tutte le forze. Il problema è che l’esercito di Kiev è carente sia di uomini, con ricambi sempre più scarsi, sia di armi, che ormai giungono con il contagocce dagli alleati occidentali.
RED