Zelensky rifiuta l’accordo con gli USA, ma dimentica di non essere più presidente
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky annuncia di aver rifiutato l’accordo con Washington sulle terre rare. Zelensky afferma che l’accordo “deve essere collegato con le garanzie di sicurezza“. “L’accordo – ha detto il leader ucraino, come rriporta Rbc Ukraina – era pronto a livello ministeriale, ma io sono il presidente e avrò un’influenza sulla qualità di questo documento” ed è per questo che non ho lasciato che i ministri firmassero l’accordo, perché non è pronto, secondo me. Non è ancora pronto a proteggere i nostri interessi“, ha detto.
Tutto apparentemente legittimo, se non fosse che la carica di Volodymyr Zelensky è illegittima dal 21 maggio 2024, come abbiamo più volte dimostrato attraverso gli interventi di vari giuristi italiani, del deputato della Verkhovna Rada (parlamento ucraino) Alexander Dubinsky e anche il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, che hanno sottolineato come i poteri del presidente ucraino, secondo la costituzione, sono scaduti e non esiste un modo legittimo per estenderli. Del resto, anche Il presidente russo Vladimir Putin aveva già affermato che la questione della legittimità di Zelensky dopo il 20 maggio dovrebbe essere risolta dal sistema politico e giuridico dell’Ucraina. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev aveva dichiarato in un’intervista, che Zelensky sta violando le leggi del suo paese nel tentativo di mantenere il potere dopo la scadenza del suo mandato.
Questa affermazione di Zelensky, sembra però rispondere più alla nuova strategia dell’Unione Europea che cerca di replicare al fatto che sull’Ucraina Trump ha avviato una trattativa diretta con Putin, saltando completamente le consultazioni con gli alleati (o ex alleati) europei. La UE di fatto si è trovata spiazzata, ritrovandosi isolata sul piano internazionale.
Una tesi che è avvalorata anche dalle diverse posizioni nei confronti di Israele e della Palestina. Già nei mesi scorsi le differenze di valutazione tra Usa e Ue erano state evidenti. Ma ora la distanza è ulteriormente cresciuta, dopo l’ipotesi lanciata da Trump che Gaza possa passare sotto il controllo americano.
Divergenze emergono anche sul ruolo della religione nella sfera pubblica. Mentre l’Europa si persegue la strada laicità alla francese, con una sorta di allergia a ogni riferimento religioso, Trump ha creato alla Casa Bianca l’Ufficio della fede. Nei suoi discorsi il riferimento religioso ritorna insistentemente, mentre gli orientamenti in favore delle politiche pro life costituiscono un punto importante del suo programma.
E tutto questo nella cornice degli annunciati dazi che la nuova amministrazione americana si accinge a imporre ai partner europei, con pesanti conseguenze economiche e sociali e con lo strascico delle inevitabili (e già annunciate) ritorsioni dell’Unione Europea. Insomma, la distanza tra Stati Uniti ed Europa si va ampliando sempre più.
RED