Pubblicato il Novembre 10th, 2015 | Da admin
0VITALY MUTKO: LA WADA NON HA NESSUN DIRITTO A SOSPENDERCI
Dopo averla denigrata da oltre un anno e mezzo a questa parte, additandola delle peggiori nefandezze in Ucraina, prosegue la strategia del fango orchestrata da media e potentati internazionali ai danni della Russia! Lo sterco gettato addosso all’amministrazione Putin, all’indomani del colpo di stato nazista voluto dagli americani in Ucraina è ormai cosa risaputa, come hanno provato i tentativi maldestri e malriusciti di addebitare crimini mai commessi alla potenza eurasiatica in maniera deliberata, oltre che inutilmente gratuita.
Ci hanno provato con la storia degli aerei malesi abbattuti – si diceva – dai ribelli filorussi in Crimea, salvo poi essere clamorosamente smentiti dai fatti visto e considerato che i missili sono stati lanciati per errore dagli ucraini. Tuttora ci stanno provando in Siria, glissando sul fatto che i russi stanno colpendo in realtà in maniera chirurgica basi ed armi dei terroristi dell’ISIS, ed anche sostenendo che sia stato un ordigno posizionato in uno dei bagagli che si trovavano al suo interno a provocare la strage di quell’aereo di linea russo schiantatosi nei pressi del Sinai, in cui hanno perso la vita oltre 300 persone.
L’ultima trovata adesso riguarda il mondo dello sport, con l’accusa rivolta dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA, nda) nei confronti di 5 atleti russi ( tra loro sono l’oro e il bronzo degli 800 femminili ai Giochi di Londra, Marya Savinova e Ekaterina Poistogova), 4 tecnici e un dirigente. Tirati in ballo in questa vicenda – come potrete leggere – addirittura il Cremlino ed i servizi segreti moscoviti! A testimonianza che non si tratta di una semplice indagine con cui eventualmente andare a colpire quegli atleti che, in maniera truffaldina e disonesta, con l’assunzione di sostanze proibite hanno di fatto falsato l’esito di alcune gare. Ma qualcosa di assai ben più grosso e che non può essere assolutamente ridotto al rango di un affare che riguarda qualche corridore, visto e considerato che anche stavolta sono tirate in ballo le istituzioni russe.
Infatti quando risultano positivi ai test antidoping, tutti gli atleti colti nel fatto vengono giustamente squalificati, pagando a carissimo prezzo la propria scelleratezza e disonestà.
Vengono alla mente, ad esempio, il celeberrimo scandalo con cui il ciclista americano Lance Armstrong ha poi ammesso il proprio doping che gli ha fruttato la bellezza di sette Tour de France consecutivi conquistati a cavallo fra la fine degli anni ’90 e l’inizio di questo secolo, e la medaglia d’oro vinta ai Giochi Olimpici di Sidney del 2000.
O magari quello del “figlio del vento”, al secolo Carl Lewis, anch’esso statunitense, nove volte campione olimpico nei 100 metri di atletica leggera e di salto in lungo che ha parlato di centinaia di casi che hanno riguardato gli Stati Uniti mentre Wade Exum, direttore del servizio controlli del comitato olimpico statunitense ha addirittura rincarato la dose, confermando come tali scheletri nell’armadio fossero stati tenuti così rigorosamente nascosti!
Stendendo volutamente un velo pietoso su quest’altra inquietante e vergognosa vicenda, dove non si è voluti andare fino in fondo, appare lapalissiano come nessuna istituzione antidoping giustamente si sia sognata di chiedere l’esclusione di TUTTI gli atleti americani. Ai sensi delle norme del diritto sportivo del resto ha sempre funzionato così: quando è stata provata la piena colpevolezza dell’atleta dopato, subito sono stati revocati titoli e piazzamenti. Ma mai, ripetiamo, si è pensato di escludere un’intera federazione, e dunque di far pagare ingiustamente il prezzo, anche a chi non centra proprio niente.
Nel caso specifico in un rapporto di 323 pagine, frutto di un’inchiesta durata 11 mesi, la WADA – attraverso una propria commissione indipendente – accusa Mosca perché non avrebbe fatto chiarezza sulle procedure antidoping seguite per i propri atleti. Nel mirino di questa commissione, sono finiti i controlli considerati “carenti” quando si trattava di verificare se gli atleti avessero o meno assunto sostanze vietate. Così come addirittura sono stati tirati in ballo il Cremlino e finanche i servizi segreti russi!
La richiesta rivolta alla Iaaf (la Federazione Mondiale di Atletica Leggera, nda) è – come avrete potuto intuire – quella di mettere al bando la Russia, escludendola di fatto dalla prossima edizione delle ormai imminenti Olimpiadi che si terranno nell’estate del 2016 a Rio de Janeiro, in Brasile. Oltre che dei Mondiali e degli Europei, di quella disciplina.
Appare chiaro che, dopo la querelle sugli scandali interni della FIFA, in cui si trova nell’occhio del ciclone Sepp Blatter accusato fra l’altro di aver utilizzato procedure poco chiare nell’assegnazione dei Mondiali di Calcio del 2018 che si terranno in Russia, non possa non destare più di un sospetto la tempistica e la modalità con cui è stato pubblicato questo dossier e soprattutto le sconcertanti richieste e conclusioni cui esso è pervenuto.
Gradiremmo a questo punto sapere perché quest’agenzia mondiale antidoping – diretta emanazione del CIO (Comitato Olimpico Internazionale, nda) – stia strepitando in questo modo, prendendosela nientedimeno che con il Cremlino. Così come a questo punto sorge spontaneo chiedersi se si stia ancora parlando di sport o non piuttosto di politica, visto e considerato che è ormai chiaro il perché si voglia colpire in qualsiasi modo il governo russo.
Durissima – e non poteva davvero essere altrimenti – la replica del Ministro dello Sport Vitaly Mutko che ha rispedito al mittente le pesanti accuse ribadendo che “la WADA non ha nessun diritto a sospenderci, così come non siamo tenuti a restituire alcuna medaglia o a vederci squalificati allenatori o atleti”, mentre il Cremlino ha invitato giustamente l’agenzia a produrre le necessarie prove.
In un momento assai delicato come questo dal punto di vista degli equilibri internazionali, appare piuttosto evidente come qualcuno stia continuando deliberatamente a provocare la Russia. In questo caso, si sta intentando un vero e proprio processo sul nulla dal momento che si tratta solo di supposizioni non suffragate da reali e concrete prove con cui poter attestare la colpevolezza di chi, ancora una volta e suo malgrado, è stato sbattuto in prima pagina alla stessa stregua dei mostri.
Non intendiamo in questa sede assolutamente tirare in ballo, come ha fatto qualcuno in maniera assai maldestra ed inopportuna, la guerra fredda o altre amenità del genere. Ma è altrettanto fuor di dubbio che rasentano la ridicolaggine più assoluta le balzane richieste di chi vorrebbe escludere l’intera federazione russa dal prendere parte a competizioni sportive come le Olimpiadi, che sono state istituite con l’intento di unire e non certo di dividere i popoli.
La Russia paga ancora una volta il prezzo dell’indottrinamento mediatico voluto dagli Stati Uniti anche nello sport, perché ogni mezzo si rende necessario pur di delegittimarla e di farla apparire come una minaccia ed un pericolo per l’umanità. Peccato che le cose stiano ben diversamente. Ma questa è un’altra storia.
Francesco Montanino