Pubblicato il Novembre 24th, 2018 | Da Redazione Russia News
0SAN LEO: UN BORGO ROMAGNOLO TRA STORIA E ALCHIMIA
San Leo (RN) – La Riviera romagnola, meta dell’agitata nightlife adriatica, sembra spenta in questa notte di viaggio, forse perché crescendo le percezioni cambiano e tutto quello che mi sembrava divertente con il passare degli anni si è ridimensionato. La strada a doppia corsia che sfreccia lentamente nella zona industriale tra Rimini e San Marino, con il suo ampio tessuto industriale, mi sembrava qualcosa di irraggiungibile, mentre oggi la paurosa desertificazione commerciale, che sta colpendo la ricca regione dell’Emilia-Romagna, mi fa dubitare fortemente della nostra risalita economica.
“La più bella città d’Italia“, così Umberto Eco definiva il borgo di San Leo. Due chiese, una piazza, una fortezza e uno sperone roccioso a 600 metri sul livello del mare, rendono questo borgo in provincia di Rimini un luogo fuori dal tempo. A vederlo oggi così tranquillo, non si crede che San Leo sia stata nei secoli niente più che una straordinaria fortezza militare e una macchina da guerra puntata contro chiunque avesse pretese di conquista sul Montefeltro e la valle del Marecchia. Ma lo si capisce subito quando ci si arrampica verso la cima, tra le dolci colline del Montefeltro.
Le piccole imprese, che hanno fatto grande questa zona sono state fagocitate da quelle cinesi, che hanno unificato diversi negozi creando un unico bazar diffuso, ammassando piccole e modeste cianfrusaglie di dubbio gusto manifatturiero, lontane anni luce dal nostro orgoglioso made in Italy.
Sarà la radio guasta e l’oscurità che regna ancora sovrana a farmi attrarre da reconditi pensieri negativi, tanto che passo male tutto il tempo del mio tragitto. Ma appena arrivato, dopo aver superato vari tornanti e diversi paeselli che si alternano tra loro sopra paurosi strapiombi, arrivo sottostante la bella San Leo e sento che la malinconia che si era impossessata di me durante il lungo viaggio, scompare d’incanto.
Il castello è costruito su di un alto sperone, ed i raggi dorati del sole che sbattono violentemente su tutto l’edificato e le rocce, fa sembrare che tutto il contesto sia fuso nel vivo oro, non permettendomi mai di capire la demarcazione tra natura ed architettura. Mi appresto a fotografare e ad utilizzare il drone, chiedendo preventivamente il permesso alla giovane signora che abita sottostante la fortezza.
E’ molto gentile e me la ritrovo in piazza dopo qualche minuto, facendo così la sua conoscenza. Si chiama Michela ed è la proprietaria del bar “Alchimia”, nome alquanto azzeccato, poiché sembra che tutto il paesello sia ammantato da un’aura magica. Per buona parte della mia permanenza, sarà il mio cicerone, dandomi, con il suo simpatico intercalare romagnolo, spunti per le mie riprese aeree. Mi chiedo del perchè abbia scelto di vivere al di sotto di quel “costolone” in pietra, che sembra venire giù da un momento all’altro.
Il centro storico ha modeste dimensioni ed è popolato da poche persone, per lo più pensionati. La bellezza e l’originalità del suo duomo e della sua Pieve, con i ben tenuti sanpietrini, sembrano essere ambientati nel libro “Il Signori degli Anelli”.
La gente, come nei tanti borghi che sto visitando ultimamente, si comporta nei miei confronti con fare amabile. Tutti vogliono discutere e sapere del perché della mia permanenza, tanto che un anziano signore, dai fari assai garbati, mi chiede le mie referenze, augurandomi che possa vedermi in un futuro, dirigere qualcosa d’importante. Mi invitano per un caffè e per gustare la celebre Piadina, che affonda le radici nella gastronomia romagnola.
Faccio tardi all’appuntamento, ed il posto auto a me riservato non è più disponibile, dato che la mia guida è salita per raggiungere il suo luogo di lavoro all’interno delle mura del castello. Cammino solertemente, ma la ripida salita e la pesante attrezzatura, oggi che sono dannatamente solo, mi fanno faticare e non poco.
Arrivato in alto, il fascino di questo maniero è unico. Nella mia vita ne ho visti tanti, ma quest’ultimo ha un delle caratteristiche diverse, poichè è in bilico tra storia ed occulto, sia per la sua originale struttura fatta di muri mai in squadro tra loro, ma sopra tutto per il fascino sinistro che impregna tutto il contesto.
Fortunatamente, ancora non si accalcano tanti visitatori, alcune giovani coppie, passeggiano nel cortile antistante le due torri e si stringono forte per mano penso più per calarsi in questa elettrizzante e gotica avventura, che per puro romanticismo.
Le vicende storiche, che si avvicendano con il passare dei secoli, anelano storie di guerre ed avventura, anche se fu il giovane Federico da Montefeltro ad affidare all’onnipresente Francesco di Giorgio Martini il compito di rendere inespugnabile la rocca, per tenere testa alle nuove tecnologie militari.
Con il passaggio ai Della Rovere la destinazione d’uso della rocca passo da scopi puramente militari a carcerieri e fra i suoi prigionieri si annoverano Felice Orsini e il celebre Cagliostro. Proprio quest’ultimo, che rende la mia permanenza assai fantastica. Chi è questo personaggio così misterioso, è solamente un avventuriero dedito all’esoterismo ed all’alchimia, o un ciarlatano, sullo stile di Kelly, che nella Praga Magica aveva illuso Rodolfo II, spacciando i suoi fallimenti in vanagloriose scoperte?
Cagliostro sognatore, pazzo, ribelle, un uomo che ha fatto di tutto per lasciare traccia del suo passaggio e disposto a qualsiasi cosa pur di cambiare il corso della storia, pagando un prezzo così caro da rendere sofferti gli anni passati dentro le segrete della fortezza.
Vado via, attraversando l’arco posto all’entrata della città che sembra volermi far continuare il mio viaggio sulle ali della fantasia in una terra di mezzo che vive tra occulto e realtà, tra storia ed alchimia, in un lontano e stupendo borgo conosciuto come San Leo.
Marco Iaconetti