Pubblicato il Luglio 14th, 2014 | Da admin
0Russi in Italia, scene di vita quotidiana – Русские в Италии, сцены из повседневной жизни
I Russi in Italia non perdono il loro carattere nazionale. Provare per credere.
Sono stata da poco ospite di un piccola comunità di russi e ne ho avuto la conferma. Non so perché sia così famoso in Europa il “mal d’Africa”, ma io vorrei spendere una parola per il “mal di Russia”. Ebbene si, nostalgia per la sterminata metropolitana di Mosca, per i supermercati pieni di prodotti sconosciuti, per i vicini di casa che fumano e bevono birra nel corridoio del pianerottolo, e poi il suono delle campane e persino la neve sporca di fango che ti si appiccica agli stivali, fantasie e memorie di tal fatta mi attanagliavano da tempo il cuore. Ma se Maometto non va alla montagna… I vecchi proverbi! Ebbene, mi sono ritrovata ospite di una piccola comunità di artisti russi (chi scrive versi e dipinge, chi suona, chi canta) e mi sono finalmente sentita “a casa”.
Perché fin dall’ingresso ho cominciato a respirare aria di Russia. Le scarpe innanzitutto, tutte sulla soglia (in casa si usano solo le pantofole, come se anche qui ci si potesse sporcare le scarpe di fango come accade negli inverni di patria memoria), la cucina, l’ambiente più piccolo della casa, eppure dove siedono tutti pigiati a raccontarsi gli avvenimenti più minuti della giornata, tutti in vestaglia e pantofole, ovviamente la teiera di tè nero (io avevo portato con me del tè verde “d’alta qualità” pure acquistato in Russia che è stato subito apprezzato). Pur essendo loro ad essere in un paese straniero, si sono preoccupati dell’ospitalità dell’italiana, mi hanno persino portato in giro a farmi visitare la città, mostrandomi cose che loro stranieri conoscevano e io non avevo mai visto! Non manca nulla, anche i tappeti a terra e le icone della Madre di Dio e di Matriona di Mosca, a cui sono particolarmente devoti. E subito mi viene in mente la canzone “07” di V. Visotzkij, quando vedo come si piazzano di fronte al computer e grazie all’avanzata tecnologia contemporanea (Skipe) riescono non solo a parlare con i loro cari in patria ma anche a vedersi! E quelli gli mostrano dalla finestra il clima di San Pietroburgo, la neve che cade e la gente che al mattino se ne va in fretta e tutta seria al lavoro.
In casa sono in tre. In una stanza vivono N. e M. sono marito e moglie, giovani, hanno meno di trenta anni, lei è cantante lirica e lui flautista e nell’altra V. futuro sacerdote della Chiesa Ortodossa, ebreo russo che dai 14 anni in poi ha vissuto in America. общиежительство è la parola giusta, “siamo come una famiglia” dicono e si chiamano ad alta voce da una stanza all’altra, si prendono in giro, si danno consigli.
Sognano i Russi in Italia. Sognano di restare qui, dicono che si, la Russia ci manca, ma sentono la bellezza del nostro paese e sono impressionati dalla cortesia e dalla pace che regna nelle nostre strade, non certo paragonabili alla tensione post sovietica che ancora regna in Russia. Difficile però è restare qui, ottenere il permesso di soggiorno, aprire un conto corrente bancario, richiedere e ottenere carta d’identità e Codice Fiscale sono operazioni di una straordinaria difficoltà per chi non padroneggia la lingua e i nostri funzionari dietro gli sportelli nelle menti dei miei amici Russi si trasformano in maghi e streghe che grazie alle magiche parole “si” e “no” possono cambiare il loro destino. E hanno persino paura di recarsi agli sportelli dell’ufficio immigrazione a chiedere spiegazioni.
Ma i Russi in Italia non demordono. Fino a notte inoltrata studiano la nostra lingua su pagine fotocopiate di esercizi che persino noi “madre lingua” abbiamo difficoltà a compilare (esempio: scrivere il plurale di “porcospino”, trovare la parola che indica un insieme di navi) e io li aiuto per quanto posso e quando mi chiedono “come faccio a capire che “posacenere” che finisce in –e è maschile?” io cado in totale imbarazzo e non ho altre parole per rispondere che “E’ così… perché è così”.
Ma non fa nulla, loro vanno avanti, “Avanti!” come hanno sempre detto in tutte le loro guerre di difesa contro Napoleone, contro Hitler… E mi mostrano con piacere Viktor Zoi che canta alla fine di “Assa” la canzone “Cambiamento” e tutto questo accade Sabato pomeriggio, poco prima del Vespro nella stanza di un novizio, futuro sacerdote che mentre indossa la tunica voleva assolutamente farmi vedere questo capolavoro della musica pop del periodo della prestrojka… Ed è lo stesso novizio che ora proprio attraverso Skipe ha conosciuto quella che spera essere la sua futura sposa, di cui è innamorato perdutamente, a cui scrive poesie su Dio e sull’amore nel cuore della notte e che spera di incontrare presto nel territorio del nostro paese.
E ancora studiano, i Russi in Italia. Chi al conservatorio, chi all’Accademia di Belle Arti, anche se mi risulta difficile immaginare come possano arrivare a cantare “Funiculì funiculà”, ma loro non hanno dubbi e una di loro mi racconta persino che i suoi insegnanti la evitano perché lei ha troppa voglia di lavorare e imparare… E mi mostra il suo curriculum, e il suo repertorio è davvero vasto eppure qui è costretta a mettere annunci in un Italiano stentato per poter far da maestra di canto ai bambini o cantare “Ave Maria” a qualche matrimonio. E soffre di pressione alta e quando piove la testa le fa male e ciondola letteralmente sulla sedia eppure quando le propongono di andare all’ospedale rifiuta perché “oggi c’è lezione di italiano” e si sente meglio solo dopo che abbiamo controllato insieme tutti gli esercizi.
Ecco perché bisogna amare la Russia. In essa tutto è possibile, persino in un altro paese. E ci salutiamo così, a cena, io insegno loro quale vino italiano trovare al supermercato che sia al contempo buono ed economico e quale formaggio abbinarci e loro mi fanno assaggiare la nostra grappa italiana accompagnata dalla loro салаovverossia la traduzione russa del nostro lardo.
E il giorno dopo mi accompagnano alla stazione, lungo la strada si parla di Putin, del film “L’isola” e della vita dello starez da cui è tratto il film, di un monastero che devo assolutamente visitare in Russia e intanto mangiamo una pizza seduti al bar della stazione. E quando salgo sul vagone nel salutarmi il novizio benedice il viaggio col segno della croce.
Be, spero che questo breve racconto vi abbia fatto sentire un po’ d’aria di casa, se siete Russi in Italia e un po’ di aria di Russia, per tutti gli italiani che in un modo o nell’altro sono incuriositi da questo popolo.
Sara d’Ippolito