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ROSARIO ALESSANDRELLO (PRESIDENTE CAMERA DI COMMERCIO ITALO-RUSSA): “LE SANZIONI ECONOMICHE ALLA RUSSIA CI COSTERANNO MILIARDI DI EURO!”

Milano – La questione delle vergognose sanzioni comminate alla Russia, pone una serie di interrogativi per il nostro mondo imprenditoriale alla ricerca di valide opportunità di business. In un periodo in cui fra le grosse tensioni internazionali ed una crisi economica da cui si fa fatica ad intravedere la via d’uscita, regna sovrana una grande confusione nel capire quali possano essere gli sviluppi futuri delle relazioni non solo politiche, ma anche economiche e strategiche fra il nostro paese ed il gigante euroasiatico. Ne abbiamo parlato con il Presidente della Camera di Commercio Italo-Russa, Rosario Alessandrello.

– “Accediamo a tutte le camere di commercio delle regioni russe, attraverso il contatto diretto come la Camera di Commercio della Federazione Russa che permette ai nostri iscritti di operare a Vladivostok come ad Irkutsk. Molte imprese mi stanno chiedendo in questo periodo molte informazioni assai dettagliate su come investire ed in quali regioni. Segno tangibile che si tratta di un paese molto appetibile dal punto di vista degli investimenti, nonostante le sanzioni comminate dall’UE”.

La quota di iscrizione annuale minima costa 1.400 Euro e attualmente le imprese paganti e che dunque si sono associate con la nostra struttura sono oltre 300, di cui un centinaio russe ed il resto italiane. Forniamo assistenza, consulenza professionale ed anche rigorosa garanzia delle regole, a tutela di chi ne fa parte anche perché non accogliamo chi intende creare affari con zone grigie”.

“Proseguiremo senz’altro nella campagna associativa per l’anno 2016, avvalendoci anche del supporto dell’Ufficio di Mosca mettendo sul piatto della bilancia il rafforzamento della collaborazione con le istituzioni preposte allo sviluppo dei rapporti internazionale, con particolare interesse verso quelle che si occupano dei rapporti fra Italia e Russia. Dal punto di vista istituzionale, collaboreremo con il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSe) per l’organizzazione della Task Force Italo-Russa sui distretti e le PMI, organizzeremo, insieme all’ICE, le riunioni, sia dalla parte italiana che russa, del Comitato Imprenditoriale Italo-Russo (Milano e Mosca), in vista del Consiglio Italo-Russo di Cooperazione Economica, Industriale e Finanziaria, nel quale la CCIR è presente. Collaborazione costante con le istituzioni russe in Italia ed italiane in Russia, e con le realtà camerali di questi due paesi. Naturalmente, continueremo ad organizzare missioni imprenditoriali di outgoing in Russia per i settori dell’eccellenza del Made in Italy, quali turismo, meccanica leggera, tutela ambientale, tessile, tecnologie, legno-arredo, moda, ecc.. Così come fra l’altro ne svilupperemo una ad hoc per le imprese operanti nel campo delle energie rinnovabili”.

Sicuramente l’alimentare, seguito dal tessile e dal calzaturiero perché l’Italia importava il semilavorato e lo trasformava in prodotto finito. In particolare, hanno pesato molto duramente le contro-sanzioni russe sul pellame. Invece posso affermare con certezza che hanno retto bene la microelettronica, l’imballaggio ed il mechanical engineering. L’agroalimentare senza queste sanzioni, oggi poteva invece riprendersi molto bene perché con il crollo delle esportazioni turche, avrebbe avuto una grossa chance per riconquistare le quote di mercato perdute”.

“La Russia è un mercato eterogeneo, dove la presenza di diversi territori pone problematiche differenti. Le imprese italiane chiedono, per poter entrare in queste realtà, di poter “russificare” il prodotto. Ovvero di renderlo adeguato ai particolari standard esistenti in questo paese. La Russia si presenta con indubbi vantaggi riassumibili nei costi bassi per l’energia e le materie prime, manodopera specializzata ed anche un ottimo coefficiente ambientale. Quale svantaggi: c’è ancora da fare chiarezza sui diritti di proprietà in cui la discrezionalità non aiuta; poi vi sono regioni che sono dotate di buone infrastrutture perciò diventano competitive. E qui non parlo solo di strade, energia elettrica o il gas, ma anche di quelle tecnologiche. Indubbiamente, la presenza dei parchi industriali come ad esempio quello di Mosca sta dando una grossa spinta, nonostante l’alto costo della vita che prima ne limitava le possibilità. Adesso la presenza di un regime fiscale molto favorevole, l’ha resa particolarmente attrattiva. Il rapporto pubblico-privato necessita di un maggior coinvolgimento dei privati, allo scopo di limitare corruttele.

“In questa nuova fase, l’Italia è interessante per la Federazione Russa perché le sue aziende sono particolarmente predisposte a rendersi flessibili, come ho affermato prima, sul mercato russo. Le opportunità presenti in Russia ancora oggi hanno fatto resistere le imprese italiane e questo è stato notato dalle istituzioni più importanti. Durante la colazione di lavoro con il Ministro degli affari esteri Sergey Lavrov, ho sottolineato che, contrariamente ad un’opinione “superficiale”, l’Italia è uno dei Paesi più competitivi al mondo con una straordinaria posizione di “leadership” nel commercio mondiale. Questo è riconosciuto dal Trade Performance Index (TPI) che viene compilato ogni anno da UNCTAD / WTO’S International Trade Centre. Questo indice pone l’Italia al secondo posto (subito dopo la Germania) nella classifica relativa alla competitività del commercio internazionale, basato nell’analisi dei 14 macrosettori nei quali è diviso il commercio internazionale, esclusi i settori oil&gas e materie prime. Sono stati presi in esame 932 prodotti in termini di “Foreign Trade Surplus”, e l’Italia occupa la 1° posizione per 235 prodotti (con un totale positivo di 56 mld di $ di surplus nella bilancia commerciale); la 2° posizione per 376 prodotti (con un surplus di 68 mld di $); la 3° posizione per 321 prodotti (con un surplus di 53 mld di $).
Soltanto tre Paesi (Cina, Germania e USA) hanno risultati migliori dell’Italia nel mondo e soltanto cinque Paesi (i tre precedenti, più Giappone e Sud Corea) superano per l’export un surplus della bilancia commerciale superiore all’Italia. Questo dimostra la profonda trasformazione che il “Made in Italy” ha operato negli ultimi anni; infatti il manifatturiero italiano nell’export si è affermato non solo nei settori tradizionali quali la moda, l’arredo e i prodotti alimentari, ma anche nella “mechanical engineering” e altri settori come il farmaceutico in rapido sviluppo.
Mi piace ricordare la frase conclusiva del discorso del Ministro S. Lavrov perché sintetizza la politica estera russa oggi: “Le molteplici sfide e minacce della “contemporaneità”, in particolar modo l’esplosione senza precedenti del terrorismo internazionale, richiedono che vengano unite le forze sulla solida base del diritto internazionale. È evidente che per fare ciò è necessario allontanarsi dalla logica viziata di azioni unilaterali e dai tentativi di creare nuove linee di divisione”.

“Sono un assurdo storico, c’è poco da dire. Le sanzioni che l’America si è inventata per evitare la guerra, le ha fatte già con l’Iran. Quando poi si è resa conto che erano inutili e fallimentari, ha avuto bisogno di questo paese per provare a risolvere la questione del Medio-Oriente. Per la Russia, l’idea era quella di indebolire e danneggiare l’economia russa, in particolare sulla parte finanziaria. E questo allo scopo di indebolire Putin e rinforzare le opposizioni; ma il risultato è stato che Putin non solo si è rafforzato perché l’opposizione in Russia è quasi inesistente, ed alla fine addirittura questa vicenda ha finito paradossalmente con il danneggiare l’Europa. Gli americani sono i professionisti delle sanzioni e nella fattispecie le imprese americane con personalità giuridica russa, che comprende colossi come Mc Donald’s, Coca Cola o Pepsi, invece ne sono escluse come le imprese automobilistiche (General Motors). Un paradosso incredibile dove l’Europa, eccezion fatta per la Germania che ha quasi 5.000 imprese in Russia, sta facendo la figura del pollo. Le imprese italiane operanti in Russia sono circa 80 e questo spiega perché registriamo, attualmente e mal volentieri una certa indifferenza da parte delle nostre istituzioni che non capiscono che le imprese hanno bisogno di ampliare, e non certo di restringere, il mercato dove operano. La nostra Camera si sta battendo instancabilmente affinché siano abolite, perché stiamo parlando di danni per le nostre imprese che a tutt’oggi superano i 2 miliardi di euro. Una cifra che se si considerano i migliaia di posti di lavoro persi, così come le perdite in termini di contratti conclusi e le spese che bisognerà sostenere, in caso di revoca delle sanzioni, per ricostituire la nicchia di mercato occupata in precedenza, arriva addirittura alle decine di miliardi di Euro nell’interscambio commerciale”.

“Giudizio positivo perché il tema che fu scelto dalla Moratti, all’epoca sindaco di Milano, è stato a dir poco azzeccato. Non solo perché è stata brava ad individuarlo ma anche nell’organizzarlo. Chi poi lo ha avuto in mano quest’anno, non ha fatto altro che raccogliere i frutti anche di eventi organizzati al di fuori della manifestazione. Abbiamo contribuito alla perfetta riuscita di tutti gli eventi promossi dalle regioni russe, all’interno e all’esterno del padiglione della Federazione Russa”.

“E’ stato un anno molto proficuo, e questo grazie all’Expo che ci ha messo in condizione di ospitare molte regioni e repubbliche autonome della Federazione Russa. Così come ricordo molto volentieri che nella prima parte di questo anno che ormai sta per finire, abbiamo organizzato e condotto 6 missioni d’affari di istituzioni ed imprese russe in Italia. Cito ad esempio le positive esperienze del Gruppo Manni che nella città di Volzhsky ha costruito e recentemente inaugurato la fabbrica Isopan-RUS che produrrà panelli sandwich per l’edilizia, con un volume di investimenti pari a 25 milioni di Euro. Così la General Invest (il cui presidente Vincenzo Trani è anche Vice Presidente della nostra Camera) che ha investito 10 milioni di euro nello sviluppo e nel lancio a Mosca di Delimobil, un sistema per il noleggio a breve termine di auto, ovvero il car sharing. Poi ci sono il gruppo Cremonini, leader nella lavorazione delle carni che circa un anno fa ha aperto un grande stabilimento di macellazione a Orenburg che diventerà uno dei più importanti del settore nel mercato russo. O anche la Pirelli, anch’essa nostra associata, che ha acquistato in Russia due fabbriche per la produzione dei pneumatici e che dopo aver già investito 200 milioni di euro nella loro modernizzazione, né spenderà altrettanti quest’anno, arrivando così a fornire il 10% del mercato russo dei pneumatici invernali”.

Francesco Montanino

(foto cover di Evgeny Utkin)

 

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