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IL PRESIDENTE ROSNEFT IGOR SECHIN ALL’XI FORUM EURASIATICO DI VERONA : “SANZIONI CONTRO RUSSIA SOLO PER MODIFICARE MERCATO MONDIALE A FAVORE DEGLI USA”

Verona – Chiuso oggi l’XI Forum Economico Eurasiatico, organizzato dall’Associazione Conoscere Eurasia, Roscongress e Forum economico internazionale di San Pietroburgo. Un’edizione particolarmente partecipata sia dal mondo economico, con le imprese presenti al Forum che hanno rappresentato  il 90% dell’interscambio Unione economica eurasiatica – Unione europea.

Oltre 1.300 imprenditori in rappresentanza di 1.100 aziende provenienti da circa 40 Paesi. 90 incontri b2b pre-programmati e 70 deal molto vicini alla conclusione; tra i protagonisti 2 grandi aziende italiane e russe oltre a un buon numero di accordi tra Pmi. Il Forum Economico Eurasiatico si chiude con un’ulteriore crescita e dà appuntamento nel 2019, il 24 e 25 ottobre. Ritengo che ora le relazioni debbano passare a un livello concreto, senza influenze euro-atlantiche. È necessario avere più coraggio, evolvendo da una mentalità mercantile a una industriale. Non si può pensare che sia solo l’Italia ad avere bisogno di eliminare le sanzioni, anche Germania e Francia hanno questa necessità: le sanzioni penalizzano non solo gli interessi economico-commerciali delle nazioni ma anche il business e la gente comune. Se questo non viene percepito dalla politica e non si è in grado di cancellare il rinnovo automatico delle sanzioni, allora non andiamo lontano. Ci attendiamo che il Governo italiano nel prossimo Consiglio Europeo del 13-14 dicembre sia capace di far condividere agli altri Paesi il suo dichiarato atteggiamento antisanzionatorio o in alternativa faccia pesare il suo voto negativo/contro le sanzioni”. Questo quanto detto oggi a Verona, in chiusura dell’XI Forum economico eurasiatico il presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico.

Chi sicuramente, in questa edizione 2018 del Forum Eurasiatico di Verona, non le ha mandate a dire però, è stato Igor Sechin, ceo e presidente di Rosneft, principale compagnia petrolifera russa, che, nel suo intervento di ieri, ha puntato il dito contro il sistema sanzionatorio statunitense: “Le sempre più aspre sanzioni comminate alla Russia sono finalizzate solo a modificare l’assetto del mercato mondiale, influenzando il settore energetico e favorendo gli Usa. Servono, invece, investimenti che puntino sull’ecologia ed è necessario insistere sullo sviluppo di politiche volte alla sostenibilità perché il comparto andrà in contro, nel prossimo futuro, ad una riduzione importante delle risorse petrolifere. Tra pochi giorni  – ha proseguito Sechin -saranno cinque anni che subiamo sanzioni ingiuste che vanno a minare e modificare le dinamiche economiche mondiali a danno della Russia. Sebbene il sistema sanzionatorio sia ancora tutto da esplorare, le nuove sanzioni imposte al nostro Paese sono sempre più dure e non hanno natura giuridica: sono semplicemente finalizzate a creare squilibri di mercato, andando a colpire il settore energetico, metallurgico, bancario e della cooperazione militare, e costringendo così i Paesi di tutto il mondo a modificare la propria politica economica in chiave filostatunitense. Tra il 2030 e il 2040 – ha concluso il presidente di Rosneft la domanda di greggio crescerà sensibilmente e i giacimenti petroliferi attuali non saranno sufficienti a coprire le richieste provenienti da tutto il mondo. In un assetto futuro, quindi, dove lo scenario mondiale delle energie sarà dominato da Arabia Saudita, Usa e Russia, bisogna puntare ad alimentare e accrescere l’economia della fiducia, offrendo ai nostri investitori garanzia di business e di efficienza. Senza dimenticare poi l’ambiente e la continua ricerca di energie alternative. Se infatti il domani guarda all’auto elettrica, alimentarla a carbone va a vanificare tutti gli investimenti messi in campo negli ultimi anni”.

Molto chiaro e diretto anche l’intervento dell’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov: “In questo momento nei rapporti con l’Unione Europea abbiamo raggiunto il punto più basso, perlomeno dai tempi della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nei prossimi mesi – ha aggiunto l’Ambasciatore russo – si intensificheranno le visite, con il nostro ministro degli esteri previsto 2 volte in Italia e con una partecipazione russa ai massimi livelli alla Conferenza di Palermo sulla Libia, il 12 e 13 novembre. Abbiamo infine invitato ufficialmente a Mosca i presidenti italiani di Camera e Senato”.

Indicativa anche la valutazione di Romano Prodi, presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli nel corso del suo intervento: “La Francia si è presa il monopolio della politica estera, la Germania quello della politica economica, e invece che avere un’Europa con un motore a due pistoni che vanno in armonia, abbiamo un’Europa con due motori a un pistone ciascuno“.  Per l’ex premier, senza una voce comune l’Europa si trova in una “situazione di assoluta debolezza di fronte alle trasformazioni del mondo. C’è un detto che dice ‘chi pecora si fa il lupo se lo mangia’: per Trump ‘America first’ è l’obiettivo preciso, siamo davanti alla grande sfida tra Stati Uniti e Cina, che chiama in causa l’Europa come mediatore. È un ruolo che solo il nostro continente può avere, e che non sta assolutamente esercitando”.

Infine i dati del peso dell’Unione Economica Euroasiatica, esposti da Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo: “Le imprese italiane presenti nell’UEEA sono 850, 740 in Russia e 87 in Kazakistan, e operano soprattutto nei settori energia, agri-food, moda, trasporti e telecomunicazioni. Per quanto riguarda le costruzioni, nell’area le nostre aziende hanno cantieri aperti perlopiù in Russia, per un valore complessivo di 2 miliardi di euro, 300 milioni dei quali frutto di nuovi accordi nel 2017. Dati interessanti – ha proseguito l’economista della banca che in occasione del Forum ha realizzato lo studio Commercio e geopolitica della Ueea  -, ma con un grande potenziale di crescita se si pensa che i contractor italiani sono molto apprezzati all’estero, dove realizzano la maggior parte del fatturato, e sono attualmente attivi in 92 Paesi in 5 continenti per un totale di 811 cantieri dal valore complessivo di 82,2 miliardi di euro”. Lo scorso annosecondo lo studiol’interscambio dell’UEEA con l’Italia è cresciuto del 14%, attestandosi a 23 miliardi di euro, pari al 2,7% del commercio con l’estero del nostro Paese, ed è avvenuto per l’88% con la Russia e il 9% con il Kazakistan. “Abbiamo importato – ha proseguito De Felice – per un controvalore di 13,8 miliardi di euro, soprattutto minerali, prodotti petroliferi raffinati e metalli, ed esportato per 9,1 miliardi, in particolare macchinari e prodotti legati alla moda e al design. 46 distretti industriali italiani su 55 hanno visto aumentare le esportazioni verso l’UEEA, registrando complessivamente un +18,2%, pari a 396 milioni di euro in più rispetto al 2016. La struttura del nostro interscambio riflette la complementarietà delle due economie e i reciproci vantaggi che ne derivano. Nel 2017 – ha concluso – i Paesi dell’UEEA hanno prodotto il 3,8% del Pil mondiale e raccolto il 2% degli investimenti diretti esteri, pari a 623,7 miliardi di dollari e destinati per il 95% a Russia e Kazakistan. L’Italia ha investito 13,3 miliardi di euro, 11,5 dei quali nella sola Russia, ma di fatto il contributo del nostro Paese è stato maggiore, perché gli investimenti diretti non includono quelli avvenuti attraverso le controllate estere”. 

RED

 

 

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