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Piccole e medie imprese italiane: l’obiettivo è operare sul mercato globale

Secondo quanto stabilito dalla UE, i parametri che definiscono le PMI (Piccole e Medie Imprese) sono due: il personale deve essere inferiore alle 250 unità ed il fatturato inferiore ai 50 milioni di euro o il totale di bilancio annuo non deve superare i 43 milioni di euro.

Oltre a questa prima distinzione esistono tre sotto categorie:

Chiariti i parametri di identificazione delle PMI andiamo a vedere qual’è il loro peso nell’economia italiana.

Con un fatturato totale dell’ordine di 2.800 miliardi di euro (dati 2021), le PMI italiane contribuiscono al PIL per ben il 41% e producono il 48% dell’export totale. Bastano questi dati per comprendere quanto queste aziende siano importanti per l’economia italiana.

Un ulteriore aspetto interessante delle PMI è l’enorme varietà dei prodotti e servizi offerti che formano una gamma talmente vasta da renderne impossibile in questa sede un’elencazione esaustiva. Limitiamoci quindi a dire che macchinari automatici per imballo e confezionamento, macchine ed attrezzature agricole, attrezzature edili e stradali sono tre tipologie di prodotti d’eccellenza di molte PMI italiane che sono conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo.

In tempi estremamente difficili come quelli che stiamo vivendo le PMI sono certamente avvantaggiate rispetto alle aziende di grandi dimensioni grazie alla proverbiale flessibilità che consente loro di adattarsi al mutare dei mercati meglio e più rapidamente delle aziende più strutturate e, per questo, meno facili agli adattamenti nel breve termine. Per quanto riguarda gli adattamenti, le PMI sono certamente facilitate mentre trovano maggiori difficoltà rispetto ad aziende più grandi per quanto riguarda l’esportazione. Questo in quanto i costi per le attività necessarie a trovare e fornire clientela straniera sono sempre piuttosto elevati.

Va detto, però, che esistono soluzioni, ovviamente purché esista un obbiettivo comune fra un certo numero di imprese, in questo caso si può creare un Associazione Temporanea d’Impresa o ATI. Il caso più comune è quello di un gruppo di aziende che intende partecipare ad una gara d’appalto, ma lo stesso concetto si applica qualora due o più aziende condividano obbiettivi di carattere commerciale quali, ad esempio, la creazione di una rete commerciale in un determinato mercato, gruppo di mercati o anche a livello globale. Chiaramente i migliori risultati in termini di efficienza si ottengono quando a formare una ATI concorrono più aziende che abbiano prodotti sinergici. Ad esempio potrebbe trattarsi di PMI, anche medio piccole, del settore agroalimentare che, oltre a poter contare su una ripartizione dei costi per le attività commerciali, potrebbero offrire una gamma di prodotti tanto ampia da risultare interessante anche per importatori o catene di distribuzione che difficilmente prenderebbero in considerazione le singole aziende.

In definitiva, la creatività e la capacità imprenditoriale tipicamente italiane possono e devono dare il meglio anche in questi tempi molto difficili di cambiamenti repentini della geopolitica e quindi dei mercati e delle valute. Non si consideri la dimensione della propria azienda come un limite: per operare su base globale basta avere buoni prodotti ed una buona strategia che, ove possibile ed utile, preveda la cooperazione fra aziende.

Alberto Bertoni

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