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PASSEGGIANDO A VIA MARGUTTA

Mi riesce difficile immaginare un romano che non sia passato almeno una volta, almeno per caso, in Via Margutta. Mi riesce difficile immaginarlo quasi quanto un romano che non è mai entrato dentro il Colosseo. E’ vero che Roma è via Margutta a Romagrande, dispersiva e caotica ma, per chi ci vive, non conoscerne e apprezzarne gli innumerevoli posti magici è inaccettabile. Via Margutta è una piccola, deliziosa, stradina del centro di Roma compresa nel rione Campo Marzio, oggi luogo di gallerie d’arte e di ristoranti alla moda, ma che anticamente ospitava botteghe artigiane e, pensate un po’, anche stalle. Diventa una strada “esclusiva” negli anni cinquanta, praticamente dopo il film Vacanze Romane, poiché vengono a risiedervi personaggi famosi tra cui il regista Federico Fellini, le attrici Giulietta Masina ed Anna Magnani e il pittore Giorgio de Chirico. Arrivarci è facilissimo: partendo da Piazza del Popolo , guardando verso Piazza di Spagna, è una parallela di via del Babuino. Non si sa granché sulla sua etimologia, aspetto che a me personalmente incuriosisce sempre molto. Si ipotizza la provenienza da”Marisgutta“, cioè Goccia di Mare, eufemismo per un ruscello che scendeva dalla villa dei Pincii e adoperato come cloaca naturale. Di certo si sa che Via Margutta, originariamente, era un viottolo sul retro dei palazzi della già citata Via del Babuino, dove si trovavano magazzini e scuderie. Poi nel Medioevo cambia volto: pare che un artista, di cui non si conosce il nome, abbia istituito qui la prima bottega dove fare ritratti, fontane e ringhiere, dando il la ad una fiorente industria che ha poi attirato la migrazione di artisti (per lo più stranieri, fiamminghi, tedeschi, ed anche italiani non romani) i quali pian piano hanno costruito qui case, botteghe e giardini sostituendo baracche, stalle ed orti. Successivamente Monsignor de Merode, negli anni di Papa Pio IX, apporta un ulteriore cambiamento: comprando i territori delle pendici, trasforma il vicolo in una strada nel piano regolatore. Forse un “grazie” glielo dobbiamo! Con una passeggiata in Via Margutta oggi, possiamo soffermarci non solo sulle meravigliose vetrine d’arte, ma anche su alcuni monumenti: Palazzo Patrizi Nari: storico edificio ottocentesco, ora abitazione privata; Fontana delle Arti : fontana in marmo a base triangolare sormontata da un secchio di pennelli proprio in relazione alla presenza degli artisti in questa via. Realizzata nel 1927, ha due mascheroni centrali, uno triste ed uno lieto, che simboleggiano l’alterno stato d’animo degli artisti Collegio Torlonia: del XIX secolo.
A catturare maggiormente al mia attenzione, però, è stato qualcos’altro. Passeggiando incuriosita, osservando edera e rampicanti decorare naturalmente le facciate delle antiche palazzine, guardando le gallerie d’arte e di antiquariato, arrivo al civico 55B e mi soffermo davanti a qualcosa di meraviglioso di cui, in effetti, avevo sentito già parlare: la famosa bottega del “marmoraro” Enrico Fiorentini. Costui signore, che oggi non c’è più, circa mezzo secolo fa aveva lasciato via dei Coronari per aprire qui, dopo aver coltivato, sin da giovanissimo, l’ interesse per i marmi come artigiano e come cultore della materia tant’è che molti accademici e storici dell’arte lo interpellavano spesso e volentieri per dei pareri sull’attribuzione di paternità ad opere in marmo o per datarle storicamente. Oggi al suo posto c’è il figlio architetto, Sandro Fiorentini, che porta avanti con lo stesso amore il buon nome della bottega paterna e gode della stessa stima e dello stesso apprezzamento del padre. Timidamente, ma spinta dalla curiosità che come una calamita mi tirava verso l’interno, poggio un piede sul gradino dell’entrata e nella frazione di un secondo mi ritrovo circondata da lastre di marmo, sculture e cimeli vari. Piacevolmente braccata, mi volto a destra e verso il fondo vedo un uomo chino a lavoro; sento battere dei colpi: con martello e chiodo in mano, stava incidendo una scritta sulla’ ennesima lastra marmorea. Appese e sistemate un po’ ovunque, non saprei dirvi quante, le lastre di marmo decorano la bottega. Mi soffermo su alcune e tra le più’ originali leggo: “barcollo ma non mollo”, “se ja fo ja fo, se gna fo gna fo” in romano, ma anche frasi d’effetto in latino come “in vino veritas”, “veni vidi vici”, motti di vita del tipo vivi il vero, ama il raro”.. insomma, di tutto di più. E’ inevitabile, quindi, che l’ingresso in questo posto più unico che raro, diventi un in un attimo una vera e propria esperienza. Io stessa non resisto e compro una targa già pronta con su scritto “quanto sei bella Roma” , chiedo di poter scattare una foto e vado via. Sulla strada del ritorno leggo che di li a poco avrebbero allestito la strada per la nuova edizione della mostra100 pittori in Via Margutta” un consueto appuntamento della Capitale che dal 1953 costituisce un interessante appuntamento per gli appassionati d’arte e che trasforma questa antica strada in una galleria all’aperto in cui poter ammirare oltre 1.000 opere tra dipinti ad olio, disegni, acquerelli di artisti più o meno noti, selezionati con attenzione, provenienti da molti paesi e impegnati in varie tipologie espressive come l’astrattismo, il ritratto, il paesaggismo, ecc. Ci sono stata già due volte e l’ho sempre trovata piacevole. A quanto pare, per un motivo o per un altro, una passeggiata a Via Margutta bisogna farla. Fatemi sapere.

Francesca Brienza

 

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