Cultura

Pubblicato il Novembre 21st, 2014 | Da admin

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Ogni verso era un frutto d’amore per Marina Tsvetaeva

La vita della poetessa fu segnata da un destino tragico, ma attraverso le sue opere appassionate il suo talento continua a vivere. La celebriamo nel giorno che le diede i natali, l’8 ottobre 1892.

Quando la madre di Marina Tsvetaeva, l’8 ottobre 1892, diede alla luce una bambina, invece del maschio che ardentemente desiderava, si consolò pensando che “almeno sarà una musicista”.

Tali furono gli auspici che accompagnarono la nascita di Marina Tsvetaeva. Ligia al desiderio della madre, la giovane imparò a suonare il piano, ma con il tempo le sue dita, anziché annotare note sullo spartito, iniziarono a comporre versi appassionati.

Marina Tsvetaeva viveva di poesia e per la poesia. “Per lei, – scrisse il premio Nobel Iosif Brodskij, poeta e scrittore, – non vi era alcuna virgola, alcun trattino tra parola e azione, tra arte e vita: Tsvetaeva le univa con il segno dell’uguale”.

Su un tavolo vuoto, accompagnata da una tazza di tè e una sigaretta, la poetessa si dedicava quotidianamente alla scrittura, traducendo il suo mondo unico in poesie, saggi, prosa o lettere, che scrisse a centinaia, seducevano coloro che le leggevano o le ricevevano.



Al pari dell’amica Anna Akhmatova, Tsvetaeva scrisse dell’amore in tutta la sua intensità. I suoi versi potevano essere crudi e intimistici, e trattare dell’amore conosciuto e inconoscibile:
Ma il mio fiume – col tuo fiume / La mia mano – con la tua mano / potrebbero non incontrarsi mai, gioia mia, finché l’alba non raggiungerà il tramonto

La poetessa Marina Tsvetaeva, 1925,
ritratta da Petr Shumov
(Foto: Ufficio Stampa)
La scrittura era il fuoco che alimentava continuamente la sua vita. Amava il marito, Sergei Efron, e i figli Ariadna, Irina e Georgy in maniera possessiva, e a dispetto dei numerosi amanti, uomini e donne, rimase loro fedele sino alla fine dei suoi giorni. Il suo spirto era infinitamente libero.
In un lettera a un amico, Efron scrisse che “Marina è una creatura passionale (…) Nella cultura, idolatra gli eroi, nella vita i poeti e gli amanti”.
Si trattava di passioni terrestri e infatuazioni intellettuali, quasi sempre più intense di quelle reali. Amore e poesia sono i temi centrali della toccante corrispondenza che nell’estate del 1926 Marina Tsvetaeva intrattenne con i poeti Boris Pasternak e Rainer Maria Rilke. Le sue poesie trattano per lo più d’amore, e in esse l’autrice si spoglia senza mai arrossire. “Esistono sentimenti così seri, così autentici, così grandi da non temere vergogna né pettegolezzi”, scrisse.
Ne “Il poema della montagna” e “Il poema della fine” (1924), considerate le sue opere più belle e importanti, la poetessa dichiara a gran voce il suo amore per Konstantin Rodzevich, un ex compagno d’armi del marito, per il quale rischiò di porre fine al suo matrimonio.

 Francesca Brienza

Fonte: Russia Oggi

 

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