Pubblicato il Luglio 10th, 2024 | Da Redazione Russia News
2Lo scrittore italiano Mario Ferrari a San Pietroburgo in occasione dei 225 anni della nascita di Puskin
Sono stato l’unico scrittore italiano ad essere invitato alla celebrazione dei 225 anni della nascita di Aleksander S. Puskin, il più grande poeta russo, tenutasi a San Pietroburgo lo scorso 6 giugno, in quanto traduttore italiano dell’opera immortale di Puskin, Eugenio Onegin, un vero capolavoro di grazia e di storia della letteratura russa, l’opera nazionale per antonomasia, che ho avuto l’incoscienza di tradurre in anni di notti insonni, con il fine di portare il reale suono di Puskin sulla terra d’Italia in versi, seguendo il testo originale rimato, questo con l’intento di farne capire la musicalità, di portare questo fuoco di rime acceso in lingua italiana, per i non parlanti in lingua russa ( la quasi totalità degli italiani).
Ho accettato l’invito perché ho pensato che la cultura è l’unica arma vincente contro i mali del mondo, l’unica ragione vera di un popolo, perché dalla cultura nascono tutti i valori, tutte le forme libere di pensiero e tutte le linee della realtà nel suo idearsi. L’evento era legato al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, al quale ho preso parte con tanti ringraziamenti alla Politologa e giornalista internazionale, Irina Socolova che ha reso possibile il viaggio.
Il mio sogno si è avverato, visitare i luoghi di Puskin, respirare il vento sulla Neva, passeggiare guardando il fiume Moika, dove si affaccia la casa del grande poeta. La prima impressione è stata quella di trovare una San Pietroburgo, ariosa, felice, fiorita di luce, libera nello splendore delle notti bianche, una città piena di fascino e di meraviglia, con persone eleganti, estremamente attente al buon gusto e allo stile, una città lussuosa, pulita, piena di stimoli culturali, con negozi abbondanti e il fascino eterno dei luoghi più esclusivi. Sono convinto che Puskin sarebbe stato orgoglioso di questa città, per come si è presentata agli occhi del visitatore straniero.
La gente poi è davvero meravigliosa, gentilissima, incoraggiante nell’apprezzare un italiano che parla e ha passione per la lingua e la letteratura russa; del resto con la mente, ripercorrevo i passi del poema ( va detto che conosco l’Onegin, quasi a memoria in lingua russa, dopo tanto tradurre) i luoghi degli appuntamenti e dei passeggi del nostro eroe Onegin, finalmente mi sono reso conto del significato dinamico della parola russa “ prostore” che mi ha fatto così penare per renderla al meglio in italiano, e che significa in ampio spazio, e questo l’ho capito guardando la piazza centrale, immensa e vorticosa a vista d’occhio. Inoltre come non visitare le cattedrali con cupole colorate, che il poeta francese Blaise Cendrars, aveva definito, come immensi “gâteaux”: una bella immagine di dolcezza familiare, ma poi all’interno, in silenzio devoto, ascoltare l’essenza del buio, pregare nell’intimo davanti a certe votive candele accese, e nonostante io sia un fervido cristiano cattolico, avvertire l’immagine di Cristo così umana e fraterna, guardare dallo spazio metafisico di icone che paiono vivere di fissità eterna. In questo, mi accompagnava un sorriso dell’intimo, e sono rimasto affascinato da quanto si possa percepire il senso profondo della divinità in questi luoghi di misticismo quasi tattile, solenne, emotivo, vitale. Qui pare davvero di entrare in contatto con l’esperienza ontologica di un Dio presente nel vasto di certe cupole, nel buio di furenti navate, nel vuoto di ombre.
Ma il mio viaggio alla ricerca dei luoghi dell’Onegin non poteva che proseguire. Ho avuto modo di soffermarmi ai piedi della statua di Puskin, in devota meditazione, e addirittura di recitare l’Onegin, apertamente per strada in italiano, seguendo la mia traduzione ( già in seconda edizione, in libreria dal 10 di luglio: EUGENIO ONEGIN, SOLFANELLI EDITORE ).
Ho destato la curiosità di un capannello di turisti locali, entusiasti delle mie performance di scrittore italiano entusiasta di declamare i versi di Puskin davanti alla statua del sommo maestro. Le attività culturali sono state davvero numerose, tra l’altro l’evento legato alla rievocazione di un ballo d’epoca con costumi dedicati della mondanità dell’epoca, assolutamente interessante. La casa Puskin affacciata lungo la Moika, è davvero un’esperienza straordinaria, entrare nello studiolo del poeta, al primo piano, ben descritto nell’Onegin, e respirare il profumo dei legni laccati, captare l’aroma di chiuso dei libri, delle carte, degli scritti con quella sua familiare grafia nervosa, e vedere il famoso talismano ( un anello di smeraldo appartenuto al poeta) oggetto di bellissime poesie, mentre i custodi frenavano il mio entusiasmo di voler guardare, quasi nel cercare di frenare il tempo di quella visita. Sarei rimasto a lungo in quella casa. Ma soprattutto i versi del grande maestro mi hanno accompagnato nell’intimo mentre parlavo con la gente, mentre seguivo i profili di facce che Puskin amava tanto disegnare, ecco quando la letteratura diventa vita ( mi permetto di citare il saggio di un grande intellettuale come Carlo Bo) allora si compie il miracolo, e in questo viaggio il miracolo della letteratura si è avverato.
Mario Ferrari
Note sull’autore di Irina Socolova:
Mario Ferrari manager, poeta, scrittore, ultimo traduttore dell’immortale opera “Eugenio Onegin” del poeta russo A. Puskin. Grande amante della cultura europea ed in particolare quella russa, il Dott. Ferrari risulta essere anche un degno continuatore della poesia italica come ha dimostrato nella sua monumentale opera “L’umana commedia” ovvero una rivisitazione in 15726 della Divina Commedia dantesca. Il nostro scrittore fa parte a tutti gli effetti di quella nicchia di artisti che silenziosamente, mantengono viva la fiamma immortale della nostra tradizione d’Europa.
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