Parliamo di finanza e tecnologia, perché c’è una notizia interessante che arriva dagli Stati Uniti e di cui i giornali italiani hanno parlato pochissimo.
La Coca Cola Company ha recentemente stretto alleanza con Microsoft Corporation per oltre 1 miliardo di dollari, realizzando così una partnership strategica quinquennale, allo scopo di accelerare le iniziative nel settore dei servizi cloud e dell’Intelligenza Artificiale (in sigla IA). Grazie a questo accordo le due aziende andranno a sperimentare congiuntamente nuove tecnologie considerate all’avanguardia, tra cui Azure OpenAI Service, un prodotto Microsoft che offre innovativi modelli di intelligenza artificiale generativa, da poter utilizzare per diverse funzioni.
Coca-Cola ha migrato tutte le sue applicazioni su Microsoft Azure e sta già utilizzando l’Intelligenza Artificiale per rinnovare l’intero sistema, dalla produzione al marketing. Attualmente sta esplorando l’uso di assistenti digitali basati sull’IA generativa per tutte le fasi di sviluppo del prodotto, ma anche il trattamento dei dipendenti e il rapporto con i consumatori.
Il tutto allo scopo di “semplificare le operazioni, promuovere l’innovazione, ottenere un vantaggio competitivo, aumentare l’efficienza e scoprire nuove opportunità di crescita“.
Ovviamente entrambi i partner mostrano forte entusiasmo per questa collaborazione miliardaria; in particolare i responsabili della multinazionale informatica si dichiarano “orgogliosi di supportare Coca-Cola mentre continua ad abbracciare l’era dell’IA” e lodano l’utilizzo dei servizi Microsoft per “guidare l’innovazione in ogni area del suo business“.
Da parte sua, il colosso delle bibite afferma che “le capacità di Microsoft ci aiutano ad accelerare l’adozione dell’IA per creare un valore aziendale incrementale“.
Quindi sembra essere questo il futuro del commercio, una corsa verso la digitalizzazione spinta, dai costi esorbitanti, che velocizza e disumanizza sempre più i processi di produzione, di vendita e di marketing… ma quello su cui vorrei invitarvi a riflettere è il futuro delle piccole aziende, che spesso hanno un sistema produttivo artigianale, che non possono permettersi di spendere cifre enormi per rimanere tecnologicamente al passo con le ricche multinazionali e che rischiano così di rimanere tagliate fuori dal mercato, con conseguenti problemi a livello economico e sociale.
Il progredire dell’IA non accenna a fermarsi e prosegue nel suo percorso di digitalizzazione, non solo a livello commerciale come abbiamo visto oggi, perché è potenzialmente applicabile a praticamente tutti i diversi campi del vivere umano; sicuramente semplificando e velocizzando alcune situazioni, ma con il forte rischio di farci perdere proprio quell’umanità che ci caratterizza rispetto alle fredde macchine.
Se anche per una semplice bibita – tra l’altro assai poco salutare – oggi ci ritroviamo ad interagire con dispositivi guidati da algoritmi, proviamo a pensare a come potrà essere la situazione generale tra qualche tempo, a quale potrebbe essere il futuro di molti lavoratori dell’industria, che probabilmente perderanno il posto perché considerati inutili ed obsoleti, aumentando il circolo vizioso di povertà e disagi sociali, mentre dall’altra parte gli imprenditori più facoltosi vedranno diminuire la concorrenza, aumentare il proprio business ed arricchirsi maggiormente.
Un mondo sempre più divisivo, feroce, egoista e classista… siamo sicuri che non preferiremmo restare umani?
Eva Bergamo