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L’IMPORTANZA DELLE CERTIFICAZIONI NELL’ACCESSO AL MERCATO RUSSO E NELL’UNIONE EURASIATICA

Milano – Lo scorso anno oltre 600.000 certificazioni prodotte dalle aziende italiane per accedere a mercati particolarmente rigidi come quello eurasiatico, sono state annullate e rispedite al mittente. Un numero elevatissimo che ha creato non pochi problemi a quelle realtà produttive dedite all’internazionalizzazione, che si sono trovate alle prese con un aspetto probabilmente sottovalutato, ma che in realtà è ben più importante di quello che si possa pensare pensando ai particolari vincoli di carattere legislativo presenti in paesi come la Russia.

Si è tenuto stamani presso la sede del capoluogo lombardo della Camera di Commercio Italo-Russa un interessante seminario dal titolo “Esportare nell’Unione Economica Eurasiatica: le certificazioni prodotto”, in cui sono stati affrontati gli aspetti tecnici più rilevanti di un tema, divenuto assai sentito così come ha testimoniato la discreta presenza in sala di molti imprenditori.

L’evento, organizzato dalla CCIR in collaborazione della società Gost Standard, specializzata nel rilascio e nella registrazione dei certificati di conformità TR/TC, EAC, Gost e molti altri, rientra nell’ambito del progetto “Chamber Mentoring for International Growth” con il contributo del fondo intercamerale di intervento di UnionCamere.

“Si tratta – ha osservato Leonora Barbiani, segretario generale della CCIRdi uno dei tanti aspetti fondamentali per le imprese italiane ed europee che intendono accedere in questi mercati, ed è per questa ragione che abbiamo inteso fornire con questo incontro degli elementi utili e dei tecnicismi per poter affrontare il delicato tema delle certificazioni. Questo allo scopo di dare agli imprenditori un aiuto importante, per permettere loro di esportare in maniera sicura e senza rischi”.

“Quello dell’iter certificativo per poter accedere nei mercati eurasiatici – ha aggiunto Sergio Russo, Business Development della Gost Standardè uno degli aspetti più ostici, anche dal punto di vista della comprensione, pur essendo di fondamentale importanza per le imprese per accedervi. Vale la pena evidenziare come una delle nuove certificazioni come la AC, abbia una valenza tale che permette la vendita dei propri prodotti in tutti i paesi eurasiatici, ovvero non solo in Russia ma anche in Kazakhstan o in Bielorussia. E dunque, con una sola certificazione, è possibile raggiungere un mercato composto da 250 milioni di persone. Si tratta, nel caso specifico, di certificazioni del tutto diverse da quelle con marcatura CE perché rientranti nel protocollo GOST. Nulla di difficile e impossibile, sia chiaro. Ma si tratta di un processo che va affrontato con la massima serietà e consapevolezza, e senza incappare in quelle aziende che definisco “cartifici” perché rilasciano certificati senza nessuna prova tecnica realmente effettuata sui prodotti. Tant’è vero che lo scorso anno, l’organo russo accreditato per le certificazioni ha provveduto a ritirare 600mila certificati perché li ha ritenuti non conformi e, cosa ancor più grave, il 95% delle aziende che se li sono visti revocare non sapevo neppure il motivo di tale decisione”.

In merito alle criticità dal punto di vista certificativo presenti nell’area russofona, Russo ha individuato tre tipologie differenti per i prodotti tecnici (industriali), tessili ed alimentari. “Tale distinzione si rende necessaria – ha confermato – perché fanno capo ai prodotti più venduti in quel mercato. Gli impianti e le pompe industriali sono tutto sommato assimilabili agli aspetti tecnici europei come la PED che corrisponde alla normativa 032 dell’Unione Eurasiatica, così come la sicurezza macchine fa parte della TR/TC e coincide con la normativa 010. Si tratta di norme simili che però presentano delle particolari peculiarità: ad esempio, una valvola, che da noi può essere tarata sino ad una temperatura di -35°, se utilizzata in Siberia deve poter funzionare con valori termici che arrivano anche a -50° o -60°. La particolarità sta nel fatto che il costruttore italiano, quando si appresta ad effettuare una fornitura nei paesi russofoni, deve tenere in considerazione tutta una serie di accorgimenti, affinché la propria certificazione ottenuta sia realmente riconosciuta da tutte le più importanti aziende russe, o comunque dell’area eurasiatica”.

Il rischio però di incorrere in frodi è dietro l’angolo, dal momento che esiste il pericolo di affidarsi ad aziende improvvisate che non producono quanto necessario per accedere al mercato russo. “Quando un business diventa interessante, tutti vi si buttano a capofitto. Per poter sviluppare tale tipo di certificazioni – ha messo in guardia il rappresentante della GOST è opportuno diffidare da chi promette i certificati in un giorno, perché è come promettere di costruire una macchina in quel lasso di tempo e dunque è materialmente impossibile. Quello che mi sento di dire agli imprenditori, è di valutare attentamente la serietà di un fornitore e ciò a prescindere che si tratti della GOST Standard o di chiunque altro. Occorre una documentazione tecnica che è imprescindibile, che però richiede del tempo per essere pronta. Chi vi chiede semplicemente la foto di un prodotto, non vi sta certificando, ma solo producendo un documento cartaceo. Fin quando va tutto bene, passi. Ma quella volta che va male, vi blocca non solo la possibilità di esportare nell’area eurasiatica, ma anche di produrre un danno che va ben oltre i 2-3.000 euro”.

F.M.





 

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