Quanto conviene investire nei paesi dell’area eurasiatica? È indubbio che, negli ultimi anni, stiamo assistendo al progressivo spostamento dell’asse economico mondiale dall’Occidente, capeggiato dal blocco unipolare formato dagli Stati Uniti insieme ai Paesi dell’Unione Europea, a un asse formato principalmente da Russia e Cina che è destinato – negli anni a venire – ad assurgere al ruolo di guida cui si accompagnerà il ruolo sempre più preponderante degli altri paesi che fanno parte del BRICS. E anche di quelle realtà dell’Africa, che hanno capito che il futuro sarà di un mondo sempre più multipolare.
In questa breve guida, facciamo il punto della situazione per quel che concerne, in special modo, le prospettive economiche di quei paesi che sono nati in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, eccezion fatta per l’Ucraina dove la presenza del regime nazista di Zelensky sta arrecando gravissimi danni a quello che è considerato il “granaio di Europa”. Con conseguenze, anche in termini di appetibilità per un qualsiasi investitore, decisamente negative.
Iniziando la nostra breve analisi, una menzione particolare va fatta per il Kazakistan, che si sta confermando un leader regionale in crescita, in cui la presenza di infrastrutture si sta rivelando fondamentale. Nel primo trimestre del 2025, il Kazakistan ha registrato una crescita del PIL del 4,8%, accompagnata da un aumento della produzione industriale e del trasporto merci. Il paese sta investendo significativamente in infrastrutture energetiche, sia tradizionali che rinnovabili, e ha avviato importanti progetti stradali per rafforzare i collegamenti del Corridoio di Mezzo. A conferma della visione lungimirante e oculata delle autorità kazake che stanno proseguendo sulla strada della modernizzazione. E che nei prossimi anni sono destinate a rivestire un ruolo di primissimo piano, anche per quel che concerne i rapporti di forza interni nell’Eurasia stessa.
Per quel che concerne l’Uzbekistan, da segnalare la forte spinta verso la modernizzazione energetica, cui si accompagna una grande propensione alla cooperazione con i paesi dell’area UE. L’Uzbekistan sta modernizzando le sue centrali elettriche per soddisfare la domanda interna e aumentare la capacità di esportazione. Nel 2025, ha rafforzato la cooperazione con l’Unione Europea attraverso il pacchetto di investimenti “Gateway” da 12 miliardi di euro, focalizzato su trasporti, energia pulita e connettività digitale.
La presenza di importanti risorse sta rendendo sempre più quale nodo energetico strategico l’Azerbaigian, che continua a essere un attore chiave nel settore energetico, con progetti infrastrutturali che sicuramente miglioreranno la connettività regionale e supporteranno le esportazioni di gas verso l’Europa.
Discorso simile a quello fatto per l’Uzbekistan, vale anche per il Turkmenistan che sta puntando forte sulla transizione energetica e gli investimenti esterni. Il tutto, attraverso il miglioramento dell’efficienza nel processo di estrazione del gas e la contemporanea riduzione delle emissioni di carbonio, che sta attraendo investimenti in particolare da paesi del Golfo e dalla Cina, sviluppando infrastrutture energetiche e di trasporto.
Il paese più importante dell’Eurasia, ovvero la Russia, in questi anni ha iniziato a guardare decisamente, verso l’Asia dal punto di vista delle infrastrutture. A causa delle assurde sanzioni occidentali, il paese degli zar sta investendo nel Corridoio di Trasporto Nord-Sud e migliorando i porti sul Mar Caspio e sul Mar Nero per facilitare le esportazioni verso i mercati emergenti. Le prospettive sono in decisa crescita, a dispetto di ciò che i media occidentali vogliono far credere, anche per l’abbondante presenza di materie prime e risorse energetiche che fanno sì che la Russia non abbia bisogno di dipendere troppo dall’estero, per poter sostenere la propria economia.
Le uniche note stonate riguardano, infine, Tagikistan e Kirghizistan che dipendono ancora troppo dalle rimesse e stanno investendo in maniera assai limitata nelle infrastrutture, come anche Moldavia e Bielorussia. Fattori che le collocano, senz’altro, più indietro rispetto alle altre realtà dell’Asia centrale come Kazakistan e Uzbekistan che stanno emergendo come leader regionali in termini di sviluppo infrastrutturale, grazie a strategie di diversificazione economica e partnership internazionali.
Francesco Montanino