Bruxelles – L’Europa dell’ultimo corso post elezioni, asseconda ancora di più i timori e le strategie di
Ai primi di giugno Xi Jinping, segretario del Partito comunista cinese dal 2012 e presidente della Repubblica Popolare cinese dal 2013, ha compiuto la sua ottava visita ufficiale di Stato in Russia. È andato a San Pietroburgo portandosi appresso qualche centinaio di pezzi grossi dell’industria, ha partecipato al Forum russo-cinese per l’energia (inaugurato l’anno scorso) e ha firmato una ventina di accordi con Vladimir Putin. Uno di questi prevede che due compagnie cinesi acquisiscano ognuna il 10% di Utrennoye, uno dei più promettenti giacimenti artici di gas naturale.
Per finire: Russia e Cina, dopo diverse esercitazioni militari congiunte (“Vostok 2018” in Russia, “Mare Unito” quest’anno in Cina), si sono messe a pattugliare insieme i cieli dell’Asia, facendo vivamente inquietare sia i giapponesi sia i coreani del Sud.
Queste storie sui giornali arrivano poco e male. Però da tempo, nelle ambasciate e negli uffici “giusti”, quando quelli
C’è qualcuno, che di tutto questo s’inquieta e altri che si rallegrano, perché vedono una Russia sconfitta nel suo assalto all’Occidente che si consegna armi e bagagli al pescecane cinese, pronto a papparsela. L’uno e l’altro atteggiamento, però, sono figli di un clamoroso errore di prospettiva. A furia di raccontarci che la Russia è un
L’alleanza tra Russia e Cina è strategica perché è stata proprio l’Europa a renderla tale. Da sempre la Russia, sterminato deposito di risorse naturali, cerca una partnership solida e affidabile con “qualcuno” che abbia invece competenza manifatturiera. Negli anni Sessanta, mentre il complesso militar-industriale mandava cani e astronauti nello spazio, l’industria sovietica era costretta a chiamare la Fiat (che superò la concorrenza di Ford e Renault) per motorizzare il Paese. Nacque così Togliattigrad, città da 400 mila abitanti e fabbrica da 600 mila veicoli l’anno. Quelli erano anche gli anni in cui i rapporti tra Russia e Cina andavano definitivamente in malora, per riprendersi solo con Mikhail Gorbaciov e la sua perestrojka.
La vocazione per l’Europa della Russia, insomma, è molto più profonda e di data molto più antica di quella per la Cina. E d’altra parte, che ci sarebbe di più logico di una sana alleanza tra gli estrattori di gas e petrolio dell’Est e i manifatturieri dell’Ovest? Nulla. Converrebbe a entrambi, e molto. Infatti gli Usa, che in questa alleanza tra produttori vedono con ragione un rischio per la loro supremazia mondiale, si sono messi di traverso in ogni modo. Allargando la Nato e facendo allargare la UE a quei Paesi nazionalisti e sovranisti che ora tanto comodo fanno alla Nato, e in buona sostanza spingendo la Russia sempre più a Est a cominciare dalle guerre balcaniche di Bill Clinton, prontamente sposate dalle sinistre di tutta Europa. Per arrivare all’Ucraina del 2014, dove il sentimento nazionalista e sovranista (in quel caso non demonizzato, tutt’altro), evidente da anni e attizzato dal mal governo del filo-russo Janukovich, venne potenziato da robuste iniezioni di denaro e sollecitazioni americane.
Ora, qualcuno sa spiegare dove sarebbe l’offensiva anti-occidentale di un Paese che un bel giorno del 2014 si sveglia con il fondato timore di vedere gli incrociatori della Nato ormeggiati a Sebastopoli? Quei due, però, non sono tipi che stanno a pettinare le bambole. Crimea? Fatto? Donbass? Fatto. E per buona misura, ecco l’intervento militare in Siria (ottobre 2015) a fianco di Bashar al-Assad, tipo apertura di un secondo fronte nel confronto con gli Usa. Ma il colpo da maestro Lavrov l’aveva fatto nel 2013, concordando con
La partnership economica e politica della Russia con la Cina sta tutta dentro questa storia. Al Cremlino sarebbe piaciuto assai costruirne una con l’Europa, ma sappiamo com’è andata. Li abbiamo spinti a Est? E a Est i russi hanno trovato un altro popolo assai industrioso, inventore e produttore dalla notte dei tempi e, casualmente, tanto tanto assetato di energia. I cinesi, in pratica degli europei con gli occhi a mandorla. Possiamo lamentarcene? Mica tanto. L’Italia, per dirne una. La Russia è sempre stata un fornitore di gas puntuale e non troppo esoso.
E tornando quindi a quelle cene in cui ci si chiede dove andranno a parare Russia e Cina, sarebbe interessante anche capire che cos’abbia in testa il nuovo vertice della UE. Al momento, per quel poco che se ne vede, sembra roba da far fregare le mani a Donald Trump.
RED