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LA VOGALONGA DI VENEZIA

La Vogalonga è “una marcia collettiva in barca”, non competitiva, attorno a Venezia, alla quale partecipano tante imbarcazioni, di ogni tipo e dimensioni (circa 2.000 nel 2014, con 8.000 regatanti), tutte però solo a remi (fra queste : mascarete, caorline, dodesone, disdotone, gondolini, sandoli, kayak, jole, dragon boat, imbarcazioni fluviali olandesi, austriache, ungheresi, francesi, tedesche).
Costituisce una delle più tipiche manifestazioni popolari veneziane (così come, per esempio, la “Su e Zo per i ponti”).
Dal 1975, nel mese di maggio, si corre questa “lunga vogata”, che coinvolge migliaia di amatori dello sport remiero (altresì con una folta rappresentanza femminile) e si tiene su una distanza di circa trenta chilometri in laguna (con partenza dal bacino di San Marco, che per l’ occasione sembra riprodurre le antiche scene dipinte dai vedutisti).
Ideata per esaltare l’ antica tradizione della voga alla veneta, la Vogalonga è aperta ad ogni tipo di imbarcazione a remi – italiana o straniera – con la dichiarata intenzione di sostenere una campagna contro il degrado ed il moto ondosoLa Vogalonga a Venezia nella Laguna di Venezia nonché per la valorizzazione delle tradizioni veneziane.
La prima edizione si svolse l’ 8 maggio 1975, giorno della “Sensa” (la festa dell’ Ascensione), con la partenza di tutti i natanti (in numero di 500, con circa 1.500 regatanti), radunati di fronte a Palazzo Ducale, sancita da un colpo di cannone; in atto ha luogo nella domenica susseguente la festa dell’ Ascensione, quindi solitamente in primavera avanzata, connotandosi per presenze dall’ estero anche superiori al 50% del totale.
Nel 2014, il primo equipaggio ha tagliato il traguardo intorno alle 10,30 (dopo un’ ora e mezza), mentre l’ ultimo è transitato alle 15. L’ edizione 2015 si è tenuta il 24 maggio, data che coincide con il centenario dell’ entrata in guerra dell’ Italia nel primo conflitto mondiale.
La Vogalonga concede ai partecipanti la visione della laguna negli angoli meno noti, lungo un percorso che, dopo la partenza dal bacino di San Marco, aggira l’ isola di Sant’ Elena, quindi costeggia le isole delle Vignole, di Sant’ Erasmo e di San Francesco del Deserto, raggiungendo, al giro di boa, Burano, e di seguito le isole di Mazzorbo, della Madonna del Monte e di San Giacomo in Paludo, con il successivo ingresso del corteo a Murano, attraversandone il suo Canal Grande; di ritorno a Venezia, si passa per il canale di Cannaregio, per il Canal Grande, con arrivo alla Punta della Dogana (con l’ adiacente Basilica della Salute di Baldassare Longhena), di fronte a San Marco. Merita sottolineare che colori variopinti ed un continuo gran vociare ne costituiscono il carattere.
Il successo della manifestazione ha rappresentato un incentivo alla formazione di società remiere (con imbarcazioni di rappresentanza a dieci, dodici, diciotto remi), nonché un impulso all’ artigianato, in via di estinzione, connesso al restauro ed alla costruzione di barche.
Tenuto conto delle finalità originarie della Vogalonga, appare opportuno fornire qualche precisazione in ordine alla tecnica di voga alla veneta.
Essa ha origini antiche, derivanti dalla particolare condizione idrogeologica della laguna; consiste nel vogare in piedi verso la prua (coinvolgendo braccia, gambe, caviglie, busto, così da farne uno sport completo), per verificare dove vi sia sufficiente fondale nell’ intrico di canali e barene, con l’ uso di barche a fondo piatto, senza chiglia, abbastanza leggere da potere essere condotte anche da un solo vogatore, magari con l’ aiuto di una vela al terzo (vela di forma trapezoidale tipica del particolare contesto) decorata a vivaci colori.

In tale ambito occorre anche fare menzione della voga alla valesana, piuttosto impegnativa, che si attua mediante voga in piedi con due remi incrociati (mai a contatto fra loro), per coprire velocemente lunghe distanze negli ampi spazi lagunari, ma è impraticabile negli spazi stretti come i canali di Venezia; i vogatori, pertanto, affinarono nel tempo una particolare tecnica di voga ad un remo per fare a meno anche del timone, in quanto facilitati dalla realizzazione di barche dalla forma asimmetrica; generalmente è utilizzata da un solo vogatore per condurre l’ imbarcazione, ma possono esservene anche in numero maggiore.

Tommaso Militello

 

 

 

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