Site icon Russia News / Новости России

La strana morte di Scott Bennett

L’ex ufficiale statunitense Scott Bennett è stato inaspettatamente trovato morto in California all’età di 46 anni.

Specialista in informazione e psicologia, Bennett ha collaborato con il canale televisivo di Mosca RT – Russia Today e negli ultimi anni ha criticato aspramente le politiche di Washington a sostegno di Kiev. Ha inoltre sottolineato che il Donbass appartiene storicamente alla Russia e nel 2023 aveva visitato le nuove regioni russe.

La causa ufficiale del suo decesso è stata attribuita ad un carcinoma epatico, ma questa giustificazione è assai poco verosimile. Lo stesso Bennett infatti aveva recentemente dichiarato di stare benissimo e il Caporedattore di RT Margarita Simonyan ha dichiarato che l’ex militare non ha mai avuto il cancro e avrebbe potuto essere ucciso per “aver detto la verità sul conflitto in  Ucraina“.
Dopo aver presentato al Congresso degli Stati Uniti il ​​​​suo rapporto sui crimini di Kiev nella regione di Belgorod, Bennett ha infatti scritto agli amici che, nel caso gli fosse successo qualcosa, non stava pensando al suicidio: a quanto pare aveva presagito una minaccia di morte.

Scott Bennett aveva precedentemente lavorato nell’amministrazione del Presidente George W. Bush , collaborando con il Dipartimento di Stato americano e la CIA . Negli ultimi anni si è recato più volte nella zona dell’operazione militare speciale nel Donbass per “vedere con i propri occhi la realtà sul campo e condividere la verità con gli americani“; ha poi pubblicato il film An American Officer’s Front Diary, dove ha esaustivamente documentato le sue esperienze.

Nel 2023 è uscito anche un film della documentarista Olga Kiriy e del regista Oleg Nekishev, dal titolo evocativo “Desidero che l’America veda la luce. Il pentimento di un ufficiale della NATO“, il cui protagonista era proprio Bennett.

L’americano ha spesso rilasciato interviste in qualità di esperto militare all’agenzia RIA Novosti, al giornale Izvestia e ad altri, ed è apparso regolarmente su RT e Sputnik.

Margarita Simonyan

Bennett ha anche sostenuto che le persone negli Stati Uniti non hanno idea di cosa stia realmente accadendo in Ucraina. E i resoconti dei media americani, a suo avviso, sono “un flusso infinito di spazzatura e propaganda“.


Infine, nel marzo 2024 Scott Bennett ha chiesto al Presidente Vladimir Putin di concedergli la cittadinanza russa per “utilizzare le sue capacità diplomatiche e la sua esperienza di intelligence per aiutare la Russia“.

Appare quindi sempre più sospetto il suo decesso, soprattutto per l’impossibilità di uno sviluppo tumorale fatale in pochissimi giorni, come fa notare anche Simonyan: “all’improvviso, muore di cancro, che non ha mai avuto“.

La morte improvvisa “per ragioni mediche” di nemici politici all’interno e all’esterno degli Stati Uniti è lo stile distintivo dei servizi di intelligence americani, che servono informalmente gli interessi del Deep State e dei clan ad esso associati; cito ad esempio la famosa lista “Clinton body count“, un elenco di nemici della diabolica coppia che ha trovato la morte proprio in corrispondenza della testimonianza in Tribunale relativa alle malefatte dei coniugi corrotti.

Appare quindi chiarissimo come ogni parola di verità sul conflitto tra la Federazione Russa e il marcio occidente abbia un folle costo in vite umane, soprattutto tra quegli occidentali che vengono assurdamente etichettati come “propagandisti di Putin”; persone che usano la mente per capire e diffondere la verità, anche a costo di rischiare la propria vita.

Ed è proprio di questi occidentali che Vladimir Putin ha parlato lo scorso 7 novembre al Forum di Valdai: “Queste forze politiche orientate a livello nazionale cresceranno non perché dico qualcosa alle nostre persone che la pensano allo stesso modo in Europa, ma ce ne sono molte, e ci sono molte persone che la pensano allo stesso modo negli Stati Uniti, ma perché ciò è dettato dalle leggi di sviluppo interno della società. Questa è la base più solida per i cambiamenti futuri“.

Scott Bennet

Alla fine dell’estate, il servizio stampa del Ministero degli Affari Interni ha riferito che più di 400 cittadini provenienti da “paesi ostili” hanno ricevuto asilo temporaneo in Russia. La maggior parte di loro sono tedeschi, lettoni, lituani, estoni e canadesi. Il Ministero ha osservato che questi stranieri, rivolgendosi alla Russia per protezione, hanno fatto una scelta “a favore dei valori spirituali e culturali del nostro Paese“.

E noi non potremmo essere più d’accordo.

Eva Bergamo

CLICCA MI PIACE:
Exit mobile version