La reazione russa al raid USA a Baghdad con l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani è stata
Secondo quanto riferisce il giornale moscovita Vedomosti (Ведомости) i due leader oltre a esprimere «preoccupazione per l’iniziativa americana» avrebbero concordato di porre insieme il veto all’Onu nel caso la Casa Bianca tentasse di legalizzare un ipotetico intervento militare in Iran. Nel comunicato diramato dal ministero degli Esteri russo si afferma che “l’assassinio di Qasem Soleimani è carico di gravi conseguenze per la pace e la stabilità regionale”. Per il dicastero russo “Washington avrebbe superato la linea rossa nelle relazioni internazionali” rischiando di far esplodere tutto il mondo mediorientale.
Ed è stato proprio Sergey Lavrov, ministro degli esteri della Federazione Russa, che ha voluto sentire un tutti gli attori della crisi. Lavrov ha telefonato a Teheran e dopo essersi dichiarato indignato con il proprio omologo iraniano Javad Zarif, per la “grave violazione del diritto internazionale degli Usa” ha voluto sondare le intenzioni del regime teocratico.
Secondo il Vzgljad, un portale sempre molto informato sulle mosse del Cremlino, Lavrov avrebbe «consigliato Teheran di limitarsi a una reazione dimostrativa e non simmetrica» e invitato il governo iraniano a non rilanciare il piano nucleare. Lavrov ha poi sentito con il ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu. Con Ankara in questi ultimi giorni i rapporti si sono raffreddati dopo la decisione di Erdogan di spedire delle truppe in Libia.
Infine Lavrov ha sentito anche il Segretario di Stato degli Stati Uniti , Mike Pompeo. Al di là delle deplorazione di rito “della rozza violazione del diritto internazionale“, Lavrov era interessato a capire le intenzioni di Washington sullo scacchiere ucraino.
“Morte all’America”: sono intanto le grida di vendetta che si sono alzate da Baghdad durante i funerali di
Fonti dei canali di Al-Arabiya e Al-Hadath riferiscono che una prima esplosione a Baghdad è avvenuta nella piazza della Celebrazione nel mezzo della Green Zone a Baghdad, mentre una seconda si è verificata vicino all’hotel Babylon sul lato opposto dell’ambasciata americana. Un terzo missile è caduto fuori dalla Green Zone, ferendo tre civili. Tre i razzi sulla base aerea di Balad, che ospita le forze americane a nord della capitale. Secondo il comando della base sono rimasti feriti tre soldati iracheni.
Se l’Iran colpisce americani o asset americani, gli USA di contro colpiranno molto duramente l’Iran. E gli Stati Uniti hanno già individuato 52 siti iraniani che potranno essere attaccati molto rapidamente: è la minaccia twittata da Donald Trump, spiegando che il numero 52 corrisponde “agli ostaggi americani presi dall’Iran molti anni fa” nell’ambasciata Usa a Teheran. Il presidente americano spiega che molti di questi obiettivi sono di “livello molto elevato e importanti per l’Iran e per la cultura iraniana“.
Ma al di là delle affermazioni pubbliche, e degli attacchi di matrice sconosciuta in cui non sono per ora segnalate
L’Iran metterà in atto una vendetta contro gli americani per l’uccisione del generale Qasem Soleimani al punto che «metterà fine alla presenza degli Usa nella regione». Lo ha detto questa sera il comandante delle Guardie della rivoluzione, Hossein Salami, citato dall’agenzia Fars. Nel frattempo il capo del Centro per gli studi strategici dell’esercito, generale Ahmad Reza Purdastan, ha detto che gli Usa “hanno chiesto a 16 Paesi di mediare per indurre l’Iran a non compiere una rappresaglia”.
Il comandante aggiunto delle Guardie della rivoluzione, contrammiraglio Ali Fadavi, ha detto che gli USA hanno chiesto all’Iran di contenere la rappresaglia – inevitabile se Teheran vuole salvare la faccia – in misura proporzionata rispetto al danno subito. Il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, non è entrato in dettagli, limitandosi a definire «ridicolo» il messaggio americano.
RED