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PER LA RUSSIA GLI USA CON L’ASSASSINIO DI QASEM SOLEIMANI HANNO SUPERATO LA LINEA ROSSA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI

La reazione russa al raid USA a Baghdad con l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani è stata netta, severa, dura. Vladimir Putin ha subito voluto consultarsi per telefono con Emmanuel Macron, divenuto ormai il suo partner principale in politica estera già dalla scorsa estate.

Secondo quanto riferisce il giornale moscovita Vedomosti (Ведомости) i due leader oltre a esprimere «preoccupazione per l’iniziativa americana» avrebbero concordato di porre insieme il veto all’Onu nel caso la Casa Bianca tentasse di legalizzare un ipotetico intervento militare in Iran. Nel comunicato diramato dal ministero degli Esteri russo si afferma che “l’assassinio di Qasem Soleimani è carico di gravi conseguenze per la pace e la stabilità regionale”. Per il dicastero russo “Washington avrebbe superato la linea rossa nelle relazioni internazionali” rischiando di far esplodere tutto il mondo mediorientale.

Ed è stato proprio Sergey Lavrov, ministro degli esteri della Federazione Russa, che ha voluto sentire un tutti gli attori della crisi. Lavrov ha telefonato a Teheran e dopo essersi dichiarato indignato con il proprio omologo iraniano Javad Zarif, per la “grave violazione del diritto internazionale degli Usa” ha voluto sondare le intenzioni del regime teocratico.

Secondo il Vzgljad, un portale sempre molto informato sulle mosse del Cremlino, Lavrov avrebbe «consigliato Teheran di limitarsi a una reazione dimostrativa e non simmetrica» e invitato il governo iraniano a non rilanciare il piano nucleare. Lavrov ha poi sentito con il ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu. Con Ankara in questi ultimi giorni i rapporti si sono raffreddati dopo la decisione di Erdogan di spedire delle truppe in Libia.

L’opinione di Moscow News è che in fondo i buoni rapporti turco-russi di questi ultimi anni si basino su una bilancia di potenza in cui l’Iran per Mosca abbia un ruolo di contrappeso alle ambizioni della Mezza luna.

Infine Lavrov ha sentito anche il Segretario di Stato degli Stati UnitiMike Pompeo. Al di là delle deplorazione di rito “della rozza violazione del diritto internazionale“, Lavrov era interessato a capire le intenzioni di Washington sullo scacchiere ucraino.

Morte all’America”: sono intanto le grida di vendetta che si sono alzate da Baghdad durante i funerali di Qasem Soleimani, al quale hanno partecipato non solo migliaia di miliziani e comuni sostenitori delle forze sciite fedeli all’Iran, ma anche il primo ministro, Adil Abdul-Mahdi e diversi deputati. Poche ore dopo, due attacchi simultanei hanno preso di mira gli americani: due razzi Katyusha hanno colpito la base di Balad, a nord della capitale, mentre due obici di mortaio si sono abbattuti sulla superprotetta Green Zone, che ospita diverse ambasciate, fra cui quella statunitense.

Fonti dei canali di Al-Arabiya e Al-Hadath riferiscono che una prima esplosione a Baghdad è avvenuta nella piazza della Celebrazione nel mezzo della Green ZoneBaghdad, mentre una seconda si è verificata vicino all’hotel Babylon sul lato opposto dell’ambasciata americana. Un terzo missile è caduto fuori dalla Green Zone, ferendo tre civili. Tre i razzi sulla base aerea di Balad, che ospita le forze americane a nord della capitale. Secondo il comando della base sono rimasti feriti tre soldati iracheni.

“Ho parlato con il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif e ho sottolineato la necessità di ridurre le tensioni, esercitare la moderazione ed evitare un’ulteriore escalation”. Lo scrive su Twitter l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell, secondo il quale nel colloquio si è anche discusso “dell’importanza di preservare l’accordo sul nucleare, che rimane cruciale per la sicurezza globale. Sono impegnato nel ruolo di coordinatore“.

Se l’Iran colpisce americani o asset americani, gli USA di contro colpiranno molto duramente l’Iran. E gli Stati Uniti hanno già individuato 52 siti iraniani che potranno essere attaccati molto rapidamente: è la minaccia twittata da Donald Trump, spiegando che il numero 52 corrisponde “agli ostaggi americani presi dall’Iran molti anni fa” nell’ambasciata Usa Teheran. Il presidente americano spiega che molti di questi obiettivi sono di “livello molto elevato e importanti per l’Iran e per la cultura iraniana“.

Ma al di là delle affermazioni pubbliche, e degli attacchi di matrice sconosciuta in cui non sono per ora segnalate vittime, la Repubblica islamica dà l’impressione di soppesare attentamente le prossime mosse, per evitare errori di calcolo che potrebbero portare ad una guerra aperta. Visitando a Kerman, nel sud-est dell’Iran, la famiglia di Soleimani, il presidente Hassan Rohani ha assicurato alla figlia che «tutti» vogliono vendicare la morte di suo padre e ha promesso che gli USA “pagheranno le conseguenze non solo oggi, ma anche negli anni a venire” per il blitz in cui giovedì sera hanno ucciso a Baghdad il capo della Forza Qods dei Pasdaran.

L’Iran metterà in atto una vendetta contro gli americani per l’uccisione del generale Qasem Soleimani al punto che «metterà fine alla presenza degli Usa nella regione». Lo ha detto questa sera il comandante delle Guardie della rivoluzione, Hossein Salami, citato dall’agenzia Fars. Nel frattempo il capo del Centro per gli studi strategici dell’esercito, generale Ahmad Reza Purdastan, ha detto che gli Usa “hanno chiesto a 16 Paesi di mediare per indurre l’Iran a non compiere una rappresaglia”.

Il rappresentante iraniano presso l’Onu, Majid Takht Ravanchi, in una lettera al segretario generale Antonio Guterres ha scritto che il suo Paese reagirà con “un’azione militare all’azione militare” degli Stati Uniti, riservandosi di decidere “dove e quando“. Ma allo stesso tempo l’Iran non respinge gli approcci diplomatici. Venerdì l’ambasciata svizzera a Teheran, che rappresenta gli interessi statunitensi, ha consegnato un messaggio degli americani alle autorità della Repubblica islamica, che hanno dato solo diverse ore dopo la loro risposta, maturata in seguito ad un’intensa giornata di consultazioni.

Il comandante aggiunto delle Guardie della rivoluzione, contrammiraglio Ali Fadavi, ha detto che gli USA hanno chiesto all’Iran di contenere la rappresaglia – inevitabile se Teheran vuole salvare la faccia – in misura proporzionata rispetto al danno subito. Il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, non è entrato in dettagli, limitandosi a definire «ridicolo» il messaggio americano.

RED

 

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