Il 18 novembre 2024, alle 20:00 ora di Mosca, la Federazione Russa ha depositato davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU elementi probatori del compimento di genocidio da parte dell’Ucraina in Donbass a partire dal 2014.
La presentazione delle prove è avvenuta nell’ambito dei procedimenti interstatali attivati dall’Ucraina nel febbraio del 2022 con l’intento di accusare la Federazione Russia della violazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio del 9 dicembre 1948 (UN Genocide Convention) e fermare la operazione militare speciale.
Il 25 febbraio 2022, l’Ucraina aveva richiesto alla Corte Internazionale di Giustizia l’adozione di quattro misure provvisorie: (1) la sospensione delle operazioni militari avviate dalla Federazione Russa allo scopo di prevenire e punire un presunto genocidio commesso nelle regioni ucraine di Luhansk e Donetsk; (2) l’impedimento della prosecuzione delle ostilità da parte di soggetti, organizzazioni o unità armate che agiscano sotto la direzione, il controllo o l’influenza della Federazione russa; (3) un provvedimento di non aggravamento della controversia; (4) la redazione e la presentazione ai giudici delle relazioni sull’adempimento delle misure richieste.
Il 16 marzo 2022, la Corte in via provvisoria stabiliva che gli atti lamentati dall’Ucraina sembravano rientrare nel campo di applicazione della Convezione sul genocidio e confermava l’esistenza, in quella fase di analisi, di una controversia tra Ucraina e Russia avente come oggetto l’interpretazione, applicazione o esecuzione della Convenzione sul genocidio, confermando anche la sussistenza, prima facie, della propria giurisdizione riguardo al caso ai sensi dell’art. IX della Convenzione sul genocidio.
Successivamente, il 2 febbraio 2024, la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto tutte le accuse relative alla presunta violazione della Convenzione sul genocidio da parte della Federazione Russa.
I 16 giudici della Corte, invece, hanno dichiarato che si pronunceranno in una fase successiva per stabilire se l’Ucraina abbia commesso o meno un genocidio nelle aree di Donetsk e Luhansk.
Nei termini stabiliti dalla Corte, la Federazione Russa ha presentato al riguardo in una contro memoria prove specifiche, unitamente a richieste aggiuntive contro il governo ucraino, relative ad altre violazioni della Convenzione: complicità in genocidio, incitazione al genocidio, mancata adozione di misure di prevenzione e repressione di genocidio.
La contro memoria della Federazione Russa presentata alla Corte, consta di 522 pagine testuali ed oltre 10.000 pagine di allegati, il cui contenuto verrà reso pubblico ad esito del procedimento avviato.
Il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa comunica che si tratta della documentazione relativa a più di 140 episodi di distruzione selettiva della popolazione civile del Donbass, sostenuta da prove processuali di circa 300 persone e vittime e dalle risultanze periziali ed altri materiali relativi a cause penali.
“Le azioni delle forze armate ucraine e dei battaglioni nazionalisti del regime di Kiev mostrano segni di intenzione genocida, cioè la intenzione con il pretesto di combattere il terrorismo e il separatismo, di eliminare la popolazione russa e russofona del Donbass, i cittadini della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Luhansk, i fedeli della Chiesa Ortodossa Ucraina e, in generale, gli abitanti della Regione come gruppo nazionale”, recita il comunicato stampa del Ministero Russo.
Vengono, inoltre, presentate prove della discriminazione generalizzata per motivi etnici e linguistici della popolazione russa e russofona, e l’intenzione di cancellare completamente la lingua e la cultura russe.
Una parte significativa della contro memoria è costituta da rapporti speciali di ricostruzione della storia del Donbass e della origine della sua popolazione, dei vincoli con la lingua e la cultura russa.
“Si traccia la storia del conflitto interno all’Ucraina, partendo dal colpo di Stato armato anticostituzionale a Kiev nel febbraio del 2014 e l’arrivo al potere del regime neonazista russofobo, il rifiuto della popolazione del Donbass di riconoscere questo regime ed il successivo attacco distruttivo contro il Donbass con il pretesto della tristemente celebre operazione antiterrorista. La falsità di questo pretesto e delle accuse di terrorismo in Donbass, sono state espresse precedentemente dalla Corte Internazionale di Giustizia con una sentenza relativa ad un altro caso russo-ucraino relativo alla Convenzione Internazionale per la Repressione ed il Finanziamento del Terrorismo”, si legge in un comunicato stampa del Ministero Russo.
A quest’ultimo riguardo, il 31 gennaio del 2024, la Corte Internazionale dei Giustizia respingeva le richieste dell’Ucraina sulla violazione da parte della Federazione Russa di due distinte Convenzioni Internazionali. Nel 2017, infatti, Kiev aveva denunciato Mosca per la violazione della Convenzione per la repressione del finanziamento del terrorismo e per quella sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.
L’accusa era di aver finanziato i ribelli separatisti nell’est del Paese, definendo le regioni separatiste di Donetsk e Lugansk “organizzazioni terroristiche finanziate dalla Russia“, e di aver discriminato la comunità multietnica della Crimea. Kiev argomentò le accuse sostenendo l’esistenza di una campagna mirata contro i tartari di Crimea e gli ucraini.
Con riferimento alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, l’Ucraina dovrà ora rispondere alla contro memoria russa.
La sentenza definitiva verrà emessa una volta completati tutti i procedimenti necessari al termine delle udienze previste a L’Aia.
Davide Della Penna