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LA CRIMEA RAFFORZA LA SUA PRIMAVERA

A quattro anni dal Referendum che ha sancito la tanto agognata riunificazione con la Russia, per la Crimea è tempo di bilanci.

Gli enormi investimenti governativi nelle infrastrutture modificano velocemente il paesaggio nei centri di maggiore importanza della Regione autonoma.

In qualunque modo si decida di raggiungere la penisola,ci si accorge infatti di quanto a Mosca ritengano importante l’accessibilità e lo sviluppo di questo territorio: se si arriva via mare è incessante l’andirivieni dei traghetti carichi di merci e passeggeri, così come non può passare inosservato agli occhi del viaggiatore  il maestoso ponte di Kerch, capolavoro architettonico che vedrà entro la fine di quest’anno la sua inaugurazione.

Se invece si sceglie di arrivare in aereo, sarà impossibile non notare i cantieri dei terminali in costruzione nell’aeroporto di Simferopoli, capoluogo regionale dalle antiche origini greche, il cui nome,tradotto dalla lingua di Socrate, significa “città del bene comune”.

Già in tempi antichi la Crimea ricopriva un ruolo strategico importante,ed era conosciuta nel mondo greco e romano con il nome di ”Tauride”.

La traccia lasciata dalle antiche civiltà è ancora tangibile, soprattutto nei dintorni di Sebastopoli nel sito archeologico di Chersones, dove le rovine della città e del porto testimoniano il peso politico e commerciale del luogo.

Ma oltre a greci,romani e bizantini a lasciare il segno è stato sicuramente il Khanato di Crimea, nel quale venne designata come capitale Bakachkasarai, città dell’entroterra, dove si possono ancora oggi ammirare i palazzi del Khan e la cittadella fortificata costruiti nel sedicesimo secolo, custoditi dalla folta comunità tatara rimasta in questi luoghi che, in armonia con gli altri gruppi etnici e religiosi, pratica l’Islam e ne segue le tradizioni.

Ma non vi è alcun dubbio che la Crimea abbia un’identità profondamente russa e i suoi abitanti vedano nella Russia il proprio destino storico e politico.

Questo legame indissolubile lo si nota ad esempio nelle strade e nei monumenti di Sebastopoli, città

che si distinse nella difesa delle sue mura durante la guerra di Crimea del diciannovesimo secolo, narrata anche da Tolstoj nel suo libro “Racconti di Sebastopoli”.

Sebastopoli ebbe un ruolo fondamentale anche nel respingere le truppe naziste nella seconda guerra Mondiale, tanto da ricevere il titolo di “città Eroe” onore riservato a poche altre città, tra cui Stalingrado.

Ma le glorie passate di Sebastopoli non sono le sole a legarle alla Madrepatria,infatti qui è stanziata una delle più importanti basi marittime della Federazione Russa, in cui sono presenti sommergibili nucleari e cacciatorpedinieri pronti all’azione negli scenari del Mar nero e del Mediterraneo come la Siria.

I progetti portati avanti dal governo nella penisola sono molteplici,e come succede spesso in Russia mastodontici.

Pronostici alquanto realistici prevedono un aumento della popolazione della Crimea dai due milioni di abitanti attuali a sette milioni nell’arco di dieci anni,si prevede infatti che dal tutto il sud della Federazione specialisti e mano d’opera vadano a soddisfare la richiesta crescente in vari settori.

E i sentori di questi grandi cambiamenti sono palpabili nelle zone che si sviluppano maggiormente, 

dalla costiera di Yalta, ad esempio,si vedono nuovi edifici in costruzione a perdita d’occhio, e gli uffici delle società immobiliari sul lungomare della città sono affollati da pensionati e benestanti provenienti da tutto il paese, intenzionati ad accaparrarsi le offerte migliori di dacie ed appartamenti vista mare.

Ci sono anche degli italiani che si sono spinti per affari sino a queste latitudini,anche se per il momento non sono molti,ma le potenzialità per le nostre aziende qui sono molteplici.

Un settore che aspira ad essere primario per gli investitori italiani è quello della ristorazione qui più che altrove,e questo non solo per l’ottima fama che gode la cucina italiana tra i russi, ma anche per via della mancanza sul mercato di grandi competitori come le catene di fast food americane, le quali hanno deciso di lasciare questo mercato dopo gli eventi del 2014.

Ma i veri protagonisti del fiorente business crimeano, oltre ai russi ovviamente,sono le aziende e gli imprenditori cinesi.

Includendo la Crimea nel progetto ambizioso del “One belt one road”,altrimenti conosciuto come”Nuova via della seta” la Repubblica Popolare Cinese si conferma partner strategico della Federazione Russa,in un quadro di cambiamenti irreversibili degli equilibri della regione e sul piano internazionale.

Gli investimenti cinesi spaziano a 360 gradi,e vanno dal campo agroalimentare a quello edilizio, facilitati da un accesso ai codici SWIFT bancari degli istituti autoctoni negato ai grandi competitor occidentali.

In Crimea sono attive due banche russe le quali erogano solamente rubli a determinate condizioni, cosa che condiziona,insieme ad un pacchetto di contro sanzioni ad istituti creditizi americani ed europei,l’entrata di grandi monopoli d’occidente.

In questo scenario, l’assenza dei fondi d’investimento e delle grandi multinazionali con base in America,rende in parte più interessante l’investimento delle piccole e medie imprese europee decise ad entrare nel mercato della Crimea.

A rafforzare la fiducia degli investitori intenzionati a usufruire della congiuntura favorevole, è anche la ritrovata stabilità politica ed istituzionale integrata nel sistema russo,molto più affidabile rispetto a quello della corrotta e manipolata oligarchia ucraina.

 

Matteo Peggio

 

 

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