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KUNSTKAMERA: LA STANZA DELLE MERAVIGLIE IN RUSSIA

Era il 31 Gennaio 1714 quando Pietro il Grande, ancora impressionato dai viaggi che aveva compiuto in Olanda e in Inghilterra, proprio ispirandosi all’Occidente, decise di inaugurare un suo personale kabinet redkostej (gabinetto delle curiosità). La stanza, inizialmente ospitata nel Palazzo d’Estate a San Pietroburgo, si rese ben presto di troppo piccole dimensioni per contenere la sempre più nutrita collezione di rarità e stranezze che lo Zar acquistava via via in Russia e in Europa.

Basti pensare che tra il 1716 e il 1717 Pietro il Grande acquistò l’intero gabinetto del dottor Ruysch, gli esemplari zoologici del farmacista Albert Seba e la collezione del medico Gottwald di Danzica.

Nel 1719, sulle rive del fiume Neva, fu allora posta la prima pietra di quella che sarebbe divenuta la Kunstkamera,  un edificio in stile barocco petrino, ovvero un’unione di stile olandese, danese e svedese, e che fu completato solo nel 1727. L’edificio con la facciata blu e le colonne bianche è dominato da una torre circolare che all’epoca ospitava l’osservatorio dello scienziato e linguista Michail Lomonosov.

Ma l’idea che aveva spinto Pietro a fondare la Kunstkamera era incredibilmente moderna. Egli aveva infatti immaginato un museo aperto al pubblico e che i Russi avrebbero potuto visitare a scopo didattico, richiamati dal caffè e dalla vodka che venivano offerti gratuitamente.

Sulla scia di una curiosità tipica dell’epoca barocca, anche Pietro il Grande era particolarmente incuriosito dai cosiddetti urody o monstry ovvero esseri deformi che, secondo un decreto del 13 Febbraio 1718, non erano da considerarsi, come spesso accadeva, quali opere del demonio, ma come prodotti della natura. Nello stesso decreto Pietro ordinava alla popolazione di consegnare gli “esemplari”, vivi o morti, ai comandanti delle città dietro lauta ricompensa.

Nella Kunstkamera Pietro riuscì ad esibire quanto di più meraviglioso, strano e incredibile: un agnello a otto zampe, un bambino a tre gambe, gemelli siamesi, ma anche una collezione di oltre 1000 minerali, conchiglie e pietre rare.

Come ricorda Lindsey Hughes: «l’ironia volle che, lo stesso Pietro, con la sua enorme statura e i tic facciali, fosse una persona fisicamente strana, la cui statua di cera, assieme agli oggetti personali, entrò a far parte della collezione della stanza delle curiosità dopo la sua morte» [Lindsey Hughes, 2003, Pietro il Grande, Einaudi, p.160].

La Kunstkamera, conosciuta dal 1903 come Museo Pietro il Grande, vanta oggi una collezione di circa due milioni di pezzi e costituisce un documento fondamentale della storia della Russia moderna, ovvero, il Paese che per la prima volta con Pietro il Grande si aprì all’Europa.

 

Francesca Brienza

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