Era stato annunciato su un noto quotidiano italiano, ed è stato confermato dall’Osservatorio Gender. L’Agenzia
Il principio attivo è già noto agli operatori sanitari, in quanto utilizzato nel trattamento di patologie a carico dell’apparato riproduttivo, in particolare alcuni tipi di carcinomi.
In pratica, la pubertà viene messa in quiescenza, nell’attesa che il ragazzo/la ragazza possa decidere in tutta consapevolezza se diventare uomo o donna.
Se a 16 anni il soggetto decide di seguire l’identità sessuale naturale è sufficiente sospendere il farmaco per rimettere in moto gli ormoni e far proseguire il loro compito; mentre chi decide di cambiare genere può accedere alle cure per la transizione con meno problemi fisici, in quanto sono assenti i caratteri sessuali secondari, come i peli corporei, il seno o il particolare timbro di voce .
Tuttavia, gli effetti a lungo termine di questi trattamenti sullo sviluppo psicologico, sulla crescita dell’encefalo e sulla densità minerale ossea non sono al momento noti alla comunità scientifica.
Va ovviamente specificato che per accedere alle cure con Triptorelina, che possono durare massimo due anni, è
Su questo delicatissimo argomento i pareri si sprecano, sia da una parte che dall’altra.
Chi definisce la decisione del Comitato Scientifico dell’AIFA un passo in avanti contro la discriminazione dei ragazzi che vivono il momento della maturazione sessuale come un impedimento alla loro reale natura, e ne preverrebbe anche la bullizzazione da parte di chi non è in grado di capirne il disagio. Dall’altro canto abbiamo invece chi bolla tale decisione come un modo, assolutamente immorale, per confondere ulteriormente gli adolescenti e assecondare chi mira ad un futuro “gender free”, allo scopo non di tutelare la libera espressione sessuale di ogni persona, bensì di voler creare una serie di individui uguali ed omologati tra loro, assai meglio controllabili e influenzabili. Lo scopo? Ovviamente economico.
Eva Bergamo