Migliaia di persone sono scese in piazza a Tel Aviv per protestare nel cuore della città contro il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, chiedendo lo scioglimento della Knesset e l’indizione di nuove elezioni “Chi divide non unirà, chi distrugge non costruirà, chi distrugge non creerà“, ha dichiarato Yonatan Shamriz, il cui fratello Alon, ostaggio a Gaza, era stato ucciso per errore dagli stessi soldati israeliani. Manifestazioni anche a Cesarea, nel nord del Paese, di fronte all’abitazione di Netanyahu.
Le proteste si pongono in un quadro di contrapposizione tra Israele e Usa: se Joe Biden aveva definito “non impossibile” la creazione di uno Stato palestinese con Netanyahu al governo dopo il colloquio telefonico di venerdì, il premier israeliano, evidentemente irritato per le indiscrezioni trapelate, ha replicato che nella Striscia non ci potrà mai essere una sovranità palestinese dell’Anp di Abu Mazen, perché striderebbe con le esigenze di sicurezza dello Stato ebraico.
Sul fronte internazionale il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres ha bollato come “inaccettabile il rifiuto della soluzione dei due Stati e la negazione del diritto ad uno Stato per il popolo palestinese“. “Ciò prolungherebbe indefinitamente il conflitto – ha aggiunto – che è diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globale, esacerberebbe la polarizzazione e incoraggerebbe gli estremisti ovunque“.
Stessi toni da parte dell’Alto rappresentante UE, Josep Borrell, che anzi è andato oltre accusando il governo Netanyahu di aver “finanziato Hamas nel tentativo di indebolire l’Autorità palestinese”.
I DATI SHOCK DELL’FBI SULL’ODIO ANTIEBRAICO
Ormai però nel mondo le immagini del genocidio perpretato da Netanyahu su civili e bambini a Gaza hanno fatto scattare una vera e propria “caccia all’ebreo” tanto che lo stesso governo di Israele ha capito di aver bisogno di una strategia per contrastare l’odio riversato su di loro che emerge in modo autoevidente non solo dalla cronaca delle ultime settimane (è di questi giorni la notizia che la Tunisia sta lavorando ad una legge che punirà fino all’ergastolo il cittadino che intrattiene rapporti di qualsiasi tipo con Israele), ma anche dalle nude cifre del direttore dell’FBI. In un’audizione sui crimini antisemiti tenutasi martedì scorso al Senato, il capo dell’intelligence americana Christopher Wray ha dichiarato testualmente: “La realtà è che la comunità ebraica è presa di mira in modo univoco e la minaccia sta raggiungendo livelli storici“.
La situazione in Medio Oriente rischia però di avere una sua influenza persino sulle prossime elezioni presidenziali americane. Alcuni leader politici islamici hanno già indirizzato una lettera-monito al presidente Biden e alla leadership del Partito Democratico USA, minacciando di negare il sostegno dei loro elettori a “qualsiasi candidato che non avesse sostenuto un cessate il fuoco a Gaza“. Un’ottica vagamente ricattatoria ma particolarmente attenta agli scenari politici dei singoli Stati americani.
RED