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INTRODUZIONE ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE

Parlare di internazionalizzazione non è facile perché finora quel vocabolo è stato spesso usato sia a proposito che a sproposito e senza fare veramente chiarezza sul suo significato. Come per tutti i neologismi non è sempre immediato decifrare correttamente il vero significato di questa parola che molti hanno interpretato non per ciò che è in realtà ma in funzione delle proprie idee preesistenti al riguardo.

Nel corso di millenni esportazione ed importazione sono state primarie attività per tutti i popoli: andando indietro di settecento anni, che per noi Italiani non sono certo un’enormità se paragonati alla nostra storia, ricordiamo Marco Polo anche se già nei secoli precedenti c’erano stati scambi commerciali fra zone lontanissime del mondo allora conosciuto. La figura di Marco Polo è così assurta a simbolo del Mercante che non esita ad affrontare viaggi rischiosi e lunghi anni ma che permettono di aprire nuove vie al commercio. In questo senso è diventato il prototipo di quegli imprenditori più intraprendenti che hanno compreso che solo l’operare su base mondiale può permettere alle imprese di crescere e mantenere il proprio ruolo nel mercato sempre più globalizzato.

Il punto è proprio questo: mentre in passato l’esportare era un plus che poteva essere aggiunto alla normale attività di un’impresa nel suo mercato nazionale, oggigiorno quelle stesse imprese non possono esimersi dall’attuare una politica di internazionalizzazione al fine di adeguarsi ad un mercato che, nel corso di pochi decenni, è diventato globale. Quindi non è solamente una questione di maggiori entrate grazie all’esportazione, ma di avere una presenza adatta al mercato e quindi globale, infatti una presenza allargata e diversificata nel mercato dà all’impresa una maggiore resistenza contro eventuali crisi economiche o politiche sia di paese che di area.

Possiamo quindi affermare che l’Internazionalizzazione può essere descritta come l’operare su base globale.

Questa può sembrare un’affermazione troppo breve per descrivere un qualcosa di molto complesso e sfaccettato, quindi consideriamola come il titolo di un argomento che andremo a sviluppare in alcune puntate partendo da questa che useremo per fare alcune considerazioni generali.

UN PO’ di STORIA RECENTE …partendo da quasi cent’anni fa.

Anche se l’attività di importazione ed esportazione c’è sempre stata, è nel XIX secolo che assume maggiore importanza grazie alla accresciuta facilità di comunicazione e di trasporto fra paesi e continenti. Un’ulteriore passo in avanti viene fatto nel secolo successivo, il XX, ma è soprattutto nel periodo fra le due Guerre Mondiali che si assiste all’avvio di una più sistematica penetrazione nei mercati del mondo da parte di aziende straniere.

A questo proposito lasciate che vi racconti una storia che pochi conoscono, una storia di reazione alle difficoltà economiche del primo dopoguerra.

E’ la storia di come pochi anni dopo la Grande Guerra molte imprese di un’Italia che stentava a trovare la strada della crescita economica dopo i paurosi danni del conflitto, riuscirono ad avviare importanti relazioni commerciali con l’America Latina, a quei tempi importantissimo e ricco mercato.

Da lì molti paesi iniziarono a puntare sull’esportazione, spesso favoriti in questo sforzo dai loro governi che credevano nel valore di quell’attività per i rispettivi paesi. Dunque, l’industria Italiana aveva bisogno di trovare sbocchi per i propri prodotti, cosa che le riusciva difficile a causa del ruolo dominante, come esportatori, di imprese Inglesi e Francesi. Sul continente europeo non c’era da contare troppo, quindi era necessario cercare opportunità altrove e fu probabilmente per via delle affinità culturali, oltre che per la grande presenza di emigranti Italiani in quel continente, che qualcuno pensò all’America Latina. Il tentativo di far conoscere laggiù i prodotti dell’industria italiana non doveva certo essere cosa facile in quanto occorrevano un paio di settimane di nave per raggiungere, ad esempio, il Brasile e ancor di più per l’Argentina o il Cile.

Le fiere dell’epoca che si tenevano in Italia non erano certamente in grado di attrarre visitatori da quel lontano eppur ricco continente ma ecco che l’ingegno Italiano riuscì a superare anche quel problema inventandosi una fiera galleggiante da portare direttamente a casa dei potenziali compratori. Fu così che il 18 Febbraio 1924 una nave Italiana, la Regia Nave Italia, con a bordo un’esposizione di prodotti delle imprese Italiane di allora fra le quali Fiat, Olivetti e molte altre, salpava dal porto de La Spezia per fare il periplo dell’America del Sud, fermarsi nei porti più importanti e presentare i prodotti della nostra industria al pubblico di un intero continente.

Oggi che viviamo nell’era di internet forse non riusciamo a capire appieno il valore di quell’idea quindi passiamo ad elencare un po’ di numeri. Quella crociera, infatti, oltre ad essere una novità assoluta per quei tempi fu un successo enorme! La Regia Nave Italia rientrò infatti a La Spezia il 20 Ottobre del 1924 dopo un viaggio di otto mesi nei quali aveva percorso oltre 23.000 miglia toccando trentuno porti di dodici nazioni. Il successo fu davvero enorme difatti le imprese partecipanti acquisirono ordini per oltre 120 milioni di Lire di allora e, naturalmente, si aprirono la strada per una ulteriore penetrazione in quei mercati. Circa due anni dopo veniva fondata la INE cioè l’ente antenato di quello che nel 1945 sarebbe stata ribattezzato ICE, acronimo di Istituto per il Commercio Estero. Ben presto l’ICE costituì una rete di uffici all’estero che fornivano servizi di supporto all’esportazione delle imprese italiane. Lo stesso fu fatto da altri paesi o affidando il compito di assistenza alle imprese ad uffici all’estero di Camere di Commercio ed associazioni di categoria, o presso ambasciate e consolati.

Chiaramente il secondo conflitto mondiale segnò una pressoché totale battuta d’arresto degli scambi commerciali ma, subito dopo la fine della guerra, quegli scambi ripresero anche se su basi diverse rispetto a prima perché le comunicazioni ed i trasporti erano ulteriormente migliorati rispetto a pochi anni prima, il ché facilitò la ripresa.

A partire da allora divenne sempre più comune il ricercare spazi di espansione commerciale all’estero per imprese di grandi e medie dimensioni e, in tempi più recenti, anche per piccole imprese grazie a forme di associazione come consorzi e, in Italia, le ATI, acronimo di Associazione Temporanea d’Impresa, che permettevano di progettare ed attuare politiche di esportazione dividendone i costi fra le imprese associate.

In tempi più recenti ci si è resi conto che la mera esportazione presenta limiti da non sottovalutare. In pratica si è compreso che non tutti i prodotti possono essere esportati da un paese verso qualsiasi mercato del mondo creando un profitto. Questo in quanto costi di trasporto ed eventuali dazi doganali possono mettere fuori mercati i prodotti a bassa redditività . Per ovviare a quelle difficoltà, invalse l’uso di cedere la licenza di costruzione ad imprese di paesi diversi da quello del produttore. Questo presentava molti vantaggi, non ultimo quello di poter facilmente adattare determinati prodotti alle leggi vigenti nei mercati di destinazione oltre che ai gusti ed alle necessità della clientela.

I mercati, però, sono in continua evoluzione. Questo fa sì che le tecniche di approccio commerciale e di gestione delle vendite così come le abbiamo attuate per molti decenni, non sono più adatte a svolgere la loro funzione. L’internazionalizzazione è la risposta alle mutate esigenze di produttori ed acquirenti in un mondo, inteso come somma dei mercati, che è sempre più fluido tanto da richiedere una grande e rapida adattabilità al mutare delle situazioni. Per questo abbiamo definito l’internazionalizzazione come l’operare su base globale e, aggiungiamo, nel modo più produttivo.

Vedremo successivamente cosa questo significhi.

Alberto Bertoni

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