Walter Ricciardi, il non-virologo consulente del Ministero della Salute, tifoso sfegatato dei lockdown a
Qualche giorno fa, l’igienista più famoso della tivvù, ha ben pensato di siglare, insieme ad alcuni scienziati europei, un appello all’utilizzo del Nutriscore che piace tanto ai mangialumache d’oltralpe, ma di fatto bolla le eccellenze agroalimentari italiane come “cibi nocivi per la salute”, creando forti danni economici, oltre che d’immagine, e mettendo in pericolo le esportazioni dei prodotti tipici del belpaese.
Ciò che non è chiaro è se il tapino abbia effettivamente capito ciò che andava a firmare, e sarebbe molto grave, o se invece ne fosse stato all’oscuro, credendo magari di rilasciare un semplice autografo a qualche suo (improbabile) fan; e ciò sarebbe ancora peggio, visto il ruolo che occupa.
Il sistema informativo ideato dall’Università di Parigi avrebbe (ma non ha) lo scopo di tutelare il consumatore, aiutandolo a scegliere alimenti più salutari tramite bollini colorati stampati sulla confezione di ogni prodotto. In pratica l’etichetta a semaforo indica i singoli valori nutrizionali per 100 g di alimento, con una scala di cinque
Le associazioni di categoria sono insorte contro la “bravata” di Ricciardi, chiedendo al Governo Draghi la doverosa chiarezza sulla posizione assunta dall’Italia visto che il tema è particolarmente delicato, soprattutto in questo difficile periodo in cui le chiusure hanno purtroppo decretato la fine di molte attività.
Secondo Coldiretti questo sistema penalizza fortemente la dieta mediterranea e la maggior parte dei prodotti
Così si esprimono i rappresentanti dell’associazione: “È inaccettabile considerare per tutela del consumatore un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto che invece di informarlo cerca di orientarlo verso cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero, sfavorendo elisir di lunga vita da secoli presenti sulle nostre tavole. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza, estendendo l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti, e combattere così la concorrenza sleale alle produzioni d’eccellenza dei nostri territori“. Parole assolutamente condivisibili, tanto più che teoricamente la tanto esaltata Unione Europea dovrebbe tutelare senza indugi i prodotti della terra, ricchi di nutrienti naturali e sani, che il clima italiano permette di coltivare ed offrire al mondo intero.
Chiarita la posizione ufficiale del paese, alcuni parlamentari in Commissione Agricoltura alla Camera, hanno chiesto di fare immediatamente chiarezza sulla posizione di Ricciardi e in caso fosse confermata la sua firma sul documento francese, che fosse o meno nel pieno delle proprie facoltà mentali, le sue dimissioni. Nel malaugurato caso non fosse consapevole di ciò che fatto, ci permettiamo di aggiungere che sarebbe opportuno un suo lockdown personale a lungo termine, onde evitare che causi ulteriori complicazioni al paese.
Eva Bergamo