Si racconta che per lo zar Nicola I (in carica dal 1825 alla morte, avvenuta nel 1855) i gatti Blu di Russia fossero compagni inseparabili, a cui concedeva il raro privilegio di dormire con i suoi figli. Pare che la bambinaia dei figli dello zar avesse l’abitudine di far addormentare i mici rivolti verso i bambini in modo che con il loro sguardo potessero proteggerli dagli spiriti cattivi.
Questo è solo un esempio di come il legame fra la Russia e i gatti sia antico e solido, ben rappresentato da una realtà affascinante e a tratti sconosciuta: quella dei gatti dell’Ermitage.
Il museo dell’Ermitage, fondato dall’Imperatrice Caterina la Grande, è noto in tutto il mondo come una delle principali raccolte d’arte esistenti, scrigno inesauribile ed affascinante di tesori che spaziano da Caravaggio a
Il 28 marzo si festeggia una festa particolare per il museo – la festa dei suoi gatti.
A chi si trovi a visitare il Palazzo può capitare di scorgere, di tanto in tanto, soprattutto nella bella stagione, un piccolo felino adagiato al sole, ma non sempre sa che la storia dell’Ermitage si fonde con quella di numerosi gatti dal 1747, quando l’Imperatrice Elisabetta di Russia emise un proclama nel quale si disponeva che un autista portasse nel
L’Ermitage visse un momento molto difficile, a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre, fino alla seconda guerra mondiale. Con una popolazione stremata dalla fame, i gatti sparirono, e fu l’unico periodo in cui l’Ermitage ne fu privo.
Ma dopo la guerra nel museo i felini tornarono, sempre più numerosi. La fine dell’URSS ha lasciato l’Ermitage in pessime condizioni, e così i suoi gatti. Ma la situazione è pian piano
Oggi i gatti dell’Ermitage hanno un documento di identità, sono amati e vezzeggiati, e a volte adottati. Il museo ha un addetto stampa dedicato ai gatti e persone che si prendono cura di loro. Ci sono cucine per preparare i loro pasti e anche una piccola infermeria. Sembra che chi adotti un gatto abbia l’ingresso eterno gratuito nel museo.
Barbara Cassani