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GIANFRANCO FERRE’: LA CAMICIA BIANCA SECONDO ME

La camicia bianca secondo Ferrè Milano marzo 2015Un segno – forse “il” segno – del mio stile, che rivela una costante ricerca di novità ed un non meno costante amore per la tradizione”; questa è la citazione dello stilista Gianfranco Ferrè che sta alla base della mostra “La camicia bianca secondo me” inaugurata, Lunedì 9 marzo, nella prestigiosa Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano.

Come ci rammenta la Direttrice della fondazione Gianfranco Ferrè, Rita Airaghi, questa è una mostra che vive una sua seconda vita, la prima è stata a Prato, legata più ad un concetto di architettura industriale, e che sicuramente, avrà nuove vite ancora.
Quando ci si appresta a visitare questa mostra bisogna partire dal concetto che, come diceva Ferrè: “la moda è anche sogno” e qui sogno e realtà sono legate da una perfetta sinergia, che riesce a fare emergere un Gianfranco Ferrè capace di grande progettualità, profonda cultura sia artistica che estetica e rivolto sempre al futuro e quindi all’innovazione.

La camicia bianca, elemento di continuità stilistica che accompagna il vissuto artistico e di vita di Ferrè è il capo a lui più congeniale, ciò che permette di rileggere i canoni dell’eleganza, un vero e proprio esercizio progettuale che mira a destrutturare e ricomporre le infinite identità di questo capo, la camicia.
L’apertura della mostra si presenta ai nostri occhi con una serie di vibranti teli sui quali vengono proiettate immagini di bozzetti e schizzi autografati da Ferrè; nella prima sala attraverso delle macro-installazioni fotografiche, che danno quasi l’idea di vedere a raggi X i capi, si cerca di far emergere i valori strutturali della camicia.
Nella seconda sala regine incontrastate sono le ventisette camicie bianche, in taffettà , crepe de chine, seta, raso, tulle, piquet, merletti, ricami, impunture e la luce che su di essere viene irradiata; questa permette grazie anche ai giochi di luci ed ombre che vengono a crearsi di ottenere degli effetti plastici. Ai lati della sala delle teche contenenti bozzetti, schizzi, appunti, giornali di moda e fotografie d’archivio.
Il lavoro di annientamento e ricomposizione del concetto di camicia si manifesta quando Ferrè inverte la posizione dei classici elementi, facendo diventare il collo una mini cintura da mettere in vita, sino ad arrivare alla camicia proposta nel 2000 creata magistralmente dal geniale intreccio di un “maxicollo”.

In questa mostra l’intera filosofia di Ferrè si dipana e nella camicia sembra di rivedere la punta di un iceberg al di sotto del quale si cela tutto il mondo Gianfranco Ferrè, che trasformando il famoso verso di Quinto Orazio Flacco potremmo dire “ut camicia poesis” ovvero la camicia è come la poesia e la poesia è come le camicia, per indicare come la moda non è solo paillettes e lustrini ma in primis una forma d’arte.

Francesca Brienza

 

 

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