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FOOD & BEVERAGE: LE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS IN RUSSIA

Milano – L’agroalimentare italiano continua ad essere uno dei settori produttivi maggiormente gettonati dal mercato russo, nonostante la follia del regime sanzionatorio che presumibilmente dovrebbe essere prorogato. E’ quanto emerso da un interessante seminario che si è tenuto stamani, presso la sede del capoluogo lombardo della Camera di Commercio Italo-Russa (CCIR),  focalizzato sulle opportunità offerte dal mercato russo per le imprese del settore Food & Beverage.

“Le relazioni fra Italia e Russia – ha esordito Leonora Barbiani, Segretario Generale della CCIR – hanno sempre avuto lo status di privilegio, nonostante che nel 2015 ci sia stato un tonfo nella quota percentuale relativa all’interscambio. Lo scorso anno abbiamo registrato una ripresa anche se, a dispetto di quello che si pensa, non sono state solo le sanzioni e le controsanzioni ad influire. In realtà, anche fattori come la crisi economica, la svalutazione del rublo e la diminuzione del prezzo del petrolio si sono fatti sentire, eccome. I dati delle esportazioni italiane verso la Russia, aggiornati al 31/12/2017 e confrontati con quelli dell’anno precedente, ci dicono che siamo fortissimi nella meccanica (+35,1%, che bilancia la perdita del 21,8% intercorsa fra il 2015 ed il 2016), ma anche e soprattutto nell’agroalimentare e nelle bevande, in cui siamo passati ad una variazione percentuale del 23,9%. E questo, nonostante il regime sanzionatorio ancora in vigore. Il trend in crescita si è confermato anche nei primi mesi del 2018 e, rispetto agli altri paesi, a febbraio abbiamo registrato un differenziale positivo del 15,1% rispetto allo stesso mese del 2017 che ci colloca al terzo posto, dietro solo alla Germania (+15,3%) ed alla Francia (+24,3%). L’economia russa, dopo i periodi di crisi, ha reagito in maniera assai veloce, con una crescita stimata per quest’anno fra l’1,5% ed il 2%. Le autorità russe stanno puntando molto su una strategia di Import Substitution, con cui vogliono ridurre entro l’ormai imminente 2020 la loro dipendenza dalle esportazioni. In ogni caso, occorre sottolineare che negli ultimi anni sono state notevolmente migliorate le procedure, anche in termine di trasparenza, per la facilitazione degli investimenti. Si pensa sempre alla corruzione ed alla difficoltà a fare impresa, ma in realtà non è così perché paradossalmente è diventato anche più facile, soprattutto considerando i vincoli burocratici, che in Italia. Le parole d’ordine per avere successo in Russia sono pianificare, organizzare, conoscere il contesto operativo in cui ci si trova, ed imparare dai propri errori. Consiglio inoltre di monitorare attentamente questo mercato, valutando in maniera lucida se ci sono i presupposti per potervi accedere anche rimandando la scelta in un momento successivo. Da un punto di vista strategico – ha poi concluso – infatti si corre il rischio di ritrovarsi a dover far fronte a problematiche di carattere legale e fiscale, che possono rallentare enormemente il processo di internazionalizzazione nel mercato russo”.

L’incontro è poi entrato nel vivo con le relazioni di Luca Orselli, rappresentante in Italia della Schneider Group e della Legal Team Leader del gruppo tedesco Veronika Kochieva che hanno sviscerato gli aspetti commerciali e legali, con una particolare attenzione alla spinosa questione delle sanzioni, sulle quali si è provato a fare chiarezza.

“Il food & beverage – ha confermato Orselli, snocciolando una serie di interessanti dati relativi a diverse produzioni come la carne, il vino o le patate – ha fatto registrare dal 2016 in poi un forte calo e rappresenta un mercato che vale circa 15 miliardi di dollari. Con l’inizio della crisi, tutti i paesi hanno iniziato a diminuire le proprie vendite a valore e chi ne ha approfittato è stata la Bielorussia, anche in virtù della propria posizione geografica di ponte fra l’Europa e la Russia, che viceversa ha incrementato le proprie quote di esportazioni verso la Russia su diverse produzioni. Per quello che riguarda le bevande, l’Italia si è collocata sullo stesso livello della Francia ed è uno dei primi paesi per esportazioni verso il mercato russo. Da segnalare nel campo del food, la crescita fatta registrare dai formaggi e dal latte. La cosa più interessante è che la quota di esportazioni in valore, in questo settore, supera i 160 milioni di euro nel 2016, con un primato nella pasta alimentare grazie a marchi prestigiosi del nostro agroalimentare (25,3 milioni) e le posizioni che stiamo conquistando, rispetto ai nostri concorrenti internazionali, anche nella commercializzazione dei pomodori. In conclusione, possiamo dire che abbiamo avuto un forte apprezzamento dei nostri prodotti. Certo, è chiaro che esistono tantissimi prodotti con costi anche più bassi dei nostri. Ma, in compenso, tutto ciò che ha a che fare con la nostra qualità ed il nostro stile di vita ci sta dando enormi soddisfazioni. Anche quando si analizza un mercato lontano come quello russo, inevitabilmente ci sono problematiche di carattere globali come il posizionamento, la valorizzazione del “Made in Italy” e le strategie comunicative. La nostra attività è quella di verificare le potenzialità del mercato di riferimento, focalizzando la nostra attenzione sulla localizzazione e la valutazione della migliore strategia di ingresso. Trovando il migliore produttore locale che magari applica il prezzo franco fabbrica, con una consistente riduzione dei costi. Così come l’apertura dell’ufficio di rappresentanza ed il rispetto delle regole del mercato russo, soprattutto sulla certificazione, sono aspetti che non vanno assolutamente sottovalutati. Al di là della raccomandazione sul l’avere una strategia, è necessario avere un partner che sia in grado di indirizzarmi sul posizionamento del prodotto, il contatto con i buyer oltre che guidarmi sulla scelta dei prodotti che possono essere importati e certificati più facilmente di altri. Pensiamo, ad esempio, a come cambia la prospettiva se parliamo di sorbetti, piuttosto che di gelati”.

La qualità delle produzioni continua, in ogni caso, ad essere una delle caratteristiche maggiormente richiesta dagli esigenti consumatori russi che riconoscono, in particolare a quelle italiane, un alto valore percepito.

Veronika Kochieva, Legal Team Leader del Gruppo Schneider, ha poi esaminato gli aspetti legali relativi al regime sanzionatorio che, salvo variazioni dell’ultim’ora, dovrebbe essere riconfermato il prossimo 23 giugno. “Per l’immediato futuro – ha subito tagliato corto – ci aspettiamo una nuova ondata di controsanzioni, e dunque una situazione che a grandi linee ricalcherà quella attuale. Anzi, è probabile che l’Unione Europea le inasprirà ulteriormente, allargandole anche ad altre produzioni. Di conseguenza, come è facile intuire, le controsanzioni si adegueranno a questo trend. Con le autorità russe che rafforzeranno le proprie strategie di Import Substitution, se pensiamo che il “Made with Italy” ha ormai soppiantato il “Made in Italy”, e ci sono aziende come la Valio e la Arla che hanno investito anche budget considerevoli (5 miliardi di dollari) per l’introduzione di nuovi prodotti grazie a contratti di produzione nelle regioni di Mosca o Voronezh. Il tutto, in una strategia ben precisa che mira ad attrarre imprese ed investitori dall’estero. A conferma di ciò, esistono numerose zone nella Federazione Russa in cui la tassazione è bassissima come ad esempio a Dorogobuzh nella regione di Smolensk in cui le tasse sugli utili sono del 5%, l’IVA è azzerata, le tasse di proprietà non sono applicate ed infine i contributi previdenziali non superano il 7,6%. In merito alle produzioni, attualmente i problemi più grandi li riscontriamo per i prodotti caseari ed in particolare per i formaggi anche se per aggirare il problema si può delocalizzare parte o l’intera produzione, approfittando come già detto delle agevolazioni fiscali e burocratiche previste dal governo russo”.

Francesco Montanino





 

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