Pubblicato il Febbraio 27th, 2020 | Da Redazione Russia News
0Dall’erba di Wimbledon alla terra di Parigi: dopo una carriera di successi, Maria Sharapova lascia il tennis
“Ti prego di perdonarmi, tennis: ti dico addio”. Con queste parole, scritte in una lettera inviata alle riviste “Vogue” e “Vanity Fair”, Maria Sharapova ha annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica. Una scelta difficile, sofferta, meditata. Nonostante il problema alla spalla (comunque mai utilizzato come alibi) con cui ha convissuto negli ultimi anni e che ne ha fortemente condizionato il livello di competitività, Masha, da lottatrice indomita quale è sempre stata, ce l’ha messa tutta per provare a regalarsi un altro titolo dello slam. Dallo scorso luglio aveva scelto l’esperienza di Riccardo Piatti per provare a risalire la china. La tennista siberiana ha lavorato duramente a Bordighera con il coach italiano per presentarsi a Melbourne nelle migliori condizioni ma, dopo l’eliminazione al primo turno degli Australian Open per mano della croata Donna Vekic lo scorso 21 gennaio, quando dopo essere stata avanti 4 a 1 nel secondo set aveva perso cinque game di fila, ha capito che era venuto il momento di dire basta. Come raccontato dello stesso Piatti al Corriere della Sera, Masha ha chiamato l’allenatore italiano nella sua stanza d’albergo e gli ha annunciato la sua volontà di smettere.
Ha detto basta dopo 28 anni di tennis, coronati da ben 36 titoli ottenuti in singolare, di cui 5 prove del grande slam e le WTA Finals del 2004, la prima posizione del ranking mondiale agguantata nel 2005, l’argento olimpico conquistato a Londra nel 2012 (quando fu portabandiera della Russia), le 645 vittorie ottenute nel circuito (il 79% dei match disputati). Numeri di una campionessa che è salita in cima al mondo grazie ad una determinazione e dedizione al lavoro che raramente si riscontrano nello sport, se non nell’esempio dei più grandi, di quelli che lasciano il segno. Nata in Siberia il 19 aprile del 1987, Maria Sharapova inizia a giocare a tennis all’età di 4 anni. Nel 1993 ne ha appena sei quando incontra la campionessa ceca Martina Navratilova che, notandone le grandi potenzialità, suggerisce al padre di trasferirsi negli Stati Uniti, dove approderà in una delle Accademie più prestigiose, quella di Nick Bollettieri. La lontananza dalla Madre Russia non fa comunque dimenticare a Masha le sue radici, come dimostra la generosa attività di beneficenza svolta negli anni, a partire dalle donazioni per le borse di studio in favore degli studenti dell’area di Chernobyl e per le vittime dell’attacco terroristico nella scuola di Beslan.
Indimenticabile, impressa nella storia del tennis, resterà l’immagine della sua gioia sul Centre Court nella finale di Wimbledon disputata il 3 luglio 2004 quando, appena diciassettenne, supera Serena Williams e si aggiudica il primo major della sua carriera. Poi arriveranno anche New York (nel 2006), Melbourne (2008) e due volte Parigi (2012, 2014), con cui completerà il Career Grand Slam, diventando membro di quel ristretto club di giocatrici ad essersi aggiudicate almeno una volta tutti i major. Per non parlare poi di Roma, che l’ha vista trionfare sul Campo Centrale del Foro Italico in ben tre edizioni degli Internazionali d’Italia (2011, 2012, 2015). Ma non sono stati solo i successi in campo a fare della Sharapova un’icona globale. Imprenditrice di sè stessa, Masha ha dimostrato anche straordinarie qualità manageriali che le hanno consentito di fare della sua immagine un brand internazionale (per fare un esempio, il marchio di dolciumi Sugarpova lanciato nel 2012), destinato a non esauririsi con l’epilogo della sua carriera sportiva.
Dolcissima la foto postata su Instagram che la ritrae all’età di sei anni: “Il tennis mi ha mostrato il mondo – e mi ha mostrato di cosa sono fatta. E come mi sono messa alla prova e come ho misurato la mia crescita. E così, in qualunque ambito io possa scegliere il capitolo successivo, la mia prossima montagna, continuerò a spingere. Mi arrampicherò ancora. Continuerò a crescere”. E noi non abbiamo dubbi perché, come recita il titolo della sua autobiografia, Maria è “Unstoppable”.
Stefano Tardi