DALL’AZERBAIJAN ARRIVA UN “SI” ALLA RUSSIA SUL CONGELAMENTO DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO
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Baku – Se nell’Opec si continua a litigare, Mosca ha fatto appello a Kazakhstan e Azerbaijan perchè mantengano l’output invariato, una proposta già fatta propria dalle principali compagnie petrolifere russe lo scorso 1 marzo. E da Baku oggi è arrivato un “si”‘ da Rovnag Abdullayev, presidente del colosso energetico statale azero Socar, il quale si e’ impegnato a “mantenere la produzione di greggio allo stesso livello del 2015 e fermare i progetti per aumentarla“. Lo scorso anno l’Azerbaijan aveva prodotto 41,6 milioni di tonnellate di greggio e aveva subito, come tutti i produttori, l’erosione dei ricavi successiva al tonfo dei prezzi, soffrendo un’acuta crisi valutaria, amplificata dai forti legami economici con la Russia. Si può dire però che resta ancora in una fase di stallo anche la partita del cosiddetto “accordo di Doha” del 16 febbraio, con il quale Russia, Arabia Saudita, Venezuela e Qatar si erano impegnati a congelare la produzione di greggio ai livelli (già record) di gennaio a condizione che altri produttori aderissero all’iniziativa, che aveva l’obiettivo di frenare il tracollo dei prezzi. Il cartello con sede a Vienna, invece, appare sempre piu’ lacerato. L’Iran, tornato sul mercato a pieno titolo in seguito al ritiro delle sanzioni, punta a un forte aumento delle esportazioni e non intende cedere quote di mercato in partenza ai concorrenti. Se alcuni membri dell’Opec sono apparsi disposti a concedere una deroga a Teheran, c’e’ pero’ chi non ne vuole sapere, come il Kuwait, per il quale l’accordo di Doha restera’ lettera morta a meno che non partecipino tutti, Iran incluso. “Andro’ alla massima potenza se non ci sara’ un’intesa“, ha dichiarato oggi il ministro del Petrolio di Kuwait City, Anas al-Saleh, “ogni barile che produrrò, lo vendero‘”.
A oscurare ulteriormente il quadro e’ arrivato nella notte un rapporto di Goldman Sachsche definisce“non sostenibile” l’attuale recupero del prezzo del petrolio sui mercati. “Sebbene queste dinamiche potrebbero proseguire, non sono semplicemente sostenibili nel contesto attuale“, avverte la banca d’affari americana, “l’energia ha bisogno di prezzi piu’ bassi per conservare lo stress finanziario necessario al processo di riequilibrio, altrimenti un rally del greggio si dimostrera’ controproducente, come avvenne la scorsa primavera“.