Pubblicato il Giugno 3rd, 2014 | Da admin
0Convegno a Roma: L’Azerbaigian e le religioni che lo hanno attraversato. La chiesa Apostolica Albana. Le radici di un simbolo dell’Azerbaigian.
Un panel d’eccezione e’ stato protagonista il 3 giugno a Roma, presso la Biblioteca Giovanni Spadolini del Senato, del Convegno “L’Azerbaigian e le religioni che lo hanno attraversato. La chiesa Apostolica Albana. Le radici di un simbolo dell’Azerbaigian“, che ha visto la collaborazione del Centro Studi Politici Criticalia, dell’Associazione Interparlamentare di Amicizia Italia-Azerbaigian, del think tank ”Il Nodo di Gordio” e del Centro Studi ‘‘Vox Populi”. A moderare, Giorgio Stamatopoulos, giornalista di ”Radio Citta’ Futura”.
A dare il benvenuto il Senatore Sergio Divina che ha espresso il suo apprezzamento personale per l’Azerbaigian, per la sua storia, che non ha mai imposto modelli culturali ma ha manifestato piena apertura verso culture e religioni diverse. Ha poi presentato i suoi saluti l’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian, S. E. Sadiqov, che ha evidenziato nelle sue parole come in base alla costituzione dell’Azerbaigian tutte le religioni siano uguali davanti alla legge. Ha anche sottolineato gli ottimi rapporti tra Azerbaigian ed Italia e i molti eventi che negli anni hanno scandito la collaborazione tra i due stati. Come sia importante riconoscere le proprie identità, per un dialogo sereno, e’ stato poi ribadito nei saluti di Daniele Lazzari.
Il prof. Marcigliano ha poi avviato la prima parte del Convegno, sottolineando l’importanza del Caucaso nella storia europea, sua parte integrante. Area in cui le diverse religioni hanno sempre avuto una buona convivenza. E’ poi toccato a Diego Flores, che ha richiamato il concetto di estraneità, integrazione, prima di soffermarsi sulla chiesa cattolica, nel suo rapporto verso la povertà. L’antropologo Bertirotti ha avviato il suo intervento dal concetto di inizio della vita, che nessuno conosce, citando C. G. Jung. Il dialogo interreligioso lega in orizzontale e in verticale le persone in una dimensione spaziale e temporale. E’ poi intervenuto Imam Yahya Pallavicini, musulmano di origine, che ha ricordato che nel 2008 il Consiglio d’Europa ha organizzato la riunione dei ministri della cultura proprio a Baku. Ministri della cultura europei e dei paesi islamici. La’ dove in occidente si tende a credere ad un eurocentrismo, Pallavicini ha lodato il modello azerbaigiano, un modello di convivenza e dialogo. Un modello, quello dell’Azerbaigian, che può essere utile perché si ha oggi l’occasione di configurare le relazioni internazionali, traendo valore aggiunto dai valori spirituali.
Ad intervenire poi Moni Ovadia, che si e’ soffermato sul mondo ebraico, e sul concetto di tempo sabbatico.
Il prof. Bernardini si e’ poi concentrato nel suo intervento sulla sperimentazione effettuata dall’Azerbaigian, grande modello di dialogo interreligioso. Sono infatti nuovi i tipi di rapporti che l’Azerbaigian sta tessendo, cercando non di far propaganda, ma di far conoscere in Italia un paese ricco di stratificazioni. Ha citato a tal fine il finanziamento da parte dell’Azerbaigian del rifacimento delle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, a Roma.
Victor Magiar ha evidenziato come molti considerino l’Azerbaigian come il confine dell’Europa. Ma più che confine, andrebbe interpretato come punto di incontro. La tolleranza e la laicità dell’Azerbaigian hanno radici sia antiche che moderne. L’Azerbaigian può essere utilizzato per smantellare i miti eurocentrici. La tolleranza in Azerbaigian e’ una tolleranza ben digerita, ragionata.
Con Nikonorov si e’ tornati al tema della storia del cristianesimo nell’Albania Caucasica.
Il prof. Iacovella ha evidenziato come l’Azarbaigian abbia inglobato in se’ molte suggestioni e ha effettuato una riflessione sulla vicenda della chiesa apostolica albana.
Di grande interesse l’intervento di Giovanni Bensi, autore del libro: Le Religioni dell’Azerbaigian. La grande importanza dell’Azerbaigian, ha sottolineato, sta nell’essere parte dell’ex unione sovietica. L’Azerbaigian rappresenta infatti, per il relatore, un paese laico, pur essendo un paese a tradizione musulmana. E’ l’unico paese con una maggioranza sciita nell’ex URSS. Ha una vocazione di mediatore, perché unito linguisticamente alla Turchia e religiosamente all’Iran. Ciò avviene grazie alla fertilità della regione in cui l’Azerbaigian si colloca. In Azerbaigian nacque lo zoroastrismo.
Nella seconda parte dell’incontro e’ stato presentato il testo “La Chiesa Apostolica Albana“, con gli interventi dell’amb. Prigioni, del Prof. Mecca, del Prof. Visintainer, dell’amb. Lenzi e del Prof. Zammateo.
Prigioni ha sottolineato come l’Azerbaigian sia una potenza nella regione. Non solo per posizione geografica e risorse. Ma per il privilegio dato al contesto culturale nelle sue relazioni. Spinto verso arte e cultura. Ha superato così il suo essere al confine, riuscendo ad andare oltre la grammatica ideologica sovietica e oltre la sintassi imperiale russa voluta da Putin. Mecca ha evidenziato come la forza del testo presentato sia l’aver indagato anche sulla tipologia del cristianesimo presente. Visintainer ha ribadito la necessità di non confondere l’Albania balcanica con l’ Albania caucasica.
Nel suo bell’intervento l’Amb. Lenzi ha definito l’Azerbaigian un luogo europeo. Medesimo spazio storico, culturale, economico e religioso con l’Europa. Pluralità significa fecondità. E l’Azerbaigian e’ caratterizzato da pluralità.
Zammatteo, infine, ha richiamato l’arte cristiana dell’Albania Caucasica, presentando visivamente la bellezza di alcuni edifici estremamente simbolici. Tra gli edifici citati: la Chiesa di Sheki del VI secolo, la Basilica con pseudo cupola del V secolo e la Basilica di Sant’Eliseo, Kish del VII secolo nel distretto di Sheki.
Un evento dunque di grande interesse, che ha evidenziato, in ogni suo momento, l’importanza del dialogo inter-religioso nella geopolitica.
Barbara Cassani