Roma – Il 20 gennaio in Azerbaigian si è commemorata la giornata di lutto nazionale che rappresenta una data impressa nelle memorie, simbolo di tragedia e di eroismo.
Nella tarda notte del 19 Gennaio del 1990, senza dichiarare lo stato d’emergenza nella capitale dell’Azerbaigian, per ordine di Mikhail Gorbachev, allora presidente dell’Unione Sovietica, circa 30 mila soldati dell’esercito sovietico si avviarono verso Baku. Un’operazione militare di vasta scala, mirata a colpire gli abitanti disarmati, progettata dalle forze speciali del Ministero della Difesa, del Ministero dell’Interno e del Comitato della Sicurezza Statale dell’Unione Sovietica. Scopo principale dell’ingresso delle truppe a Baku ed in altre città del paese, era di imporre alla popolazione il silenzio, per mezzo del soffocamento delle manifestazioni pacifiche iniziate come lotta per l’indipendenza e anche contro la politica unilaterale, parziale e prevenuta sul conflitto armato armeno-azerbaigiano del Nagorno Karabakh, condotta dal governo sovietico.
Come risultato dell’operazione contro una popolazione disarmata e pacifica, solo a Baku furono uccise 134 persone e più di 600 vennero ferite, per un totale di 147 morti e 744 feriti. Il destino di molti scomparsi rimane ancora ignoto.
L’Azerbaigian ricorda i suoi martiri, in questa giornata che, 26 anni fa, ha contribuito a scrivere una nuova pagina nella storia della lotta nazionale per l’indipendenza, accelerando il crollo dell’URSS.
A Baku il giorno dell’anniversario, funzionari governativi, diplomatici stranieri e comuni cittadini visitano la Strada dei Martiri, dove sono sepolte le vittime della tragedia del 20 gennaio.
Una serie di eventi – convegni, tavole rotonde, mostre fotografiche e proiezioni di documentari, si svolgono in tutto il mondo a ricordo di come la perdita di vite abbia rafforzato il desiderio dell’indipendenza dell’Azerbaigian.
COMMEMORATA IN AZERBAIGIAN E IN TUTTO IL MONDO LA GIORNATA DEL 20 GENNAIO 1990
Un evento ha avuto luogo anche a Roma: http://rome.mfa.gov.az/news/90/3023.
Barbara Cassani
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